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Lo studio della letteratura insomma è anche educazione civile

da | 11 Feb 2023 | Cesp, Discussione, Materiali

Quando il ministro Sangiuliano ha avocato Dante quale padre della ‘cultura di destra’ mi è salito un moto di stizza. Non tanto per amore di Dante e delle sue opere: in verità l’ho sempre studiato e letto con sospetto, di malumore, anche con un quid di fastidio. Al liceo mi sono sciroppato la Divina con il commentario e le note di Natalino Sapegno e debbo dire che mi ha aperto degli squarci indubbiamente interessanti sulla vita sociale e politica di quell’epoca. Non riesco proprio ad immaginare il Dante come un conservatore dei costumi fondati su dio, patria e famiglia.
Questa offensiva cultural-reazionaria in atto da tempo, che possiamo approssimare abbia avuto lnizio all’alba di questo secolo quando gli insegnanti sono stati additati come fancazzisti, ignoranti, e per di più ex sessantottini o peggio settantasettini, ha quale alfiere in Veneto, lancia in resta, l’assessore Donazzan. Questi ha spaziato dall’eliminazione dei libri di genere dalle biblioteche infantili, alla rivalutazione del ventennio fascista, fino alla criminalizzazione delle formazioni partigiane e all’equiparazione delle foibe allo sterminio degli ebrei. Ma la levata di scudi che ci saremmo aspettati non c’è proprio stata. L’intellighentia sinistrosa italiota è troppo attenta a misurare crediti e debiti nelle scuole e nelle università per prestare la dovuta attenzione a questi menteccati destrossi. Ben vengano, dunque, le sollecitazioni di Romano Luperini, scrittore, critico, docente di letteratura italiana a Siena. G.Z.

Cari insegnanti,
mi rivolgo a voi in un momento difficile per la società italiana e per la scuola. È in corso un tentativo di imporre contenuti assurdi e impropri (Dante come fondatore della cultura di destra nel nostro paese), di subordinare sempre più la scuola alle leggi del mercato e ai bisogni della economia e anche di dividere gli insegnanti attraverso gabbie salariali che porterebbero a un conflitto fra docenti meridionali e settentrionali. Divide et impera. Si sta assistendo insomma a un vero a proprio attacco alla scuola pubblica e alla sua funzione formativa.

Cari insegnanti, la Costituzione vi chiede di formare dei cittadini, non dei consumatori o dei produttori. Voi entrate ogni giorno in aula per insegnare la letteratura e insieme la democrazia. Dovete preparare i giovani a leggere e a commentare un testo letterario; e ciò comporta anzitutto studiarlo oggettivamente nella sua autonomia rispetto al lettore, considerarlo nelle sue componenti storicoculturali e letterarie, linguistiche e stilistiche; ma poi dovete anche sollecitarne la interpretazione, che comporta invece la partecipazione del lettore, chiamato a esprimere il significato per noi di un testo. Non solo e non tanto il significato per me, ma potenzialmente un significato per la intera comunità dei lettori. Lo studio della letteratura insomma è anche educazione civile, insegnamento di democrazia: a tutti è data la possibilità di parlare liberamente e di interpretare un testo, ma prima ognuno deve sapere ciò di cui si parla, conoscere l’argomento su cui prende la parola. La classe come “comunità ermeneutica” presuppone questa partecipazione collettiva interpretante e questa scuola democratica.

Per annullare o ridurre questa funzione democratica sempre più si tende a trasformarvi in tecnici dell’insegnamento, in impiegati che hanno smarrito o devono comunque smarrire la funzione intellettuale di interpreti di testi e di mediatori culturali. È un vero e proprio declassamento non solo del vostro ruolo, ma della cultura e della stessa letteratura.

Cari insegnanti, ho dedicato la mia vita in gran parte alla scuola. E se mi rivolgo a voi, è anche per un impegno con voi condiviso e durato alcuni decenni e in nome di questa lunga lotta comune. Esistono ancora degli spazi di libertà, sempre più marginali, è vero, ma esistono. Cerchiamo di riempirli di contenuti di senso. Facciamo in modo che ogni lettura in classe di un testo letterario divenga una occasione per restare fedeli al compito che la Costituzione repubblicana ci assegna.

qui –> Romano Luperini

Cobas Veneto

Pubblicato da: Cobas Veneto

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