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Digita et impera: la critica dei COBAS a PNRR e Tutor nella scuola

da | 7 Mag 2023 | Cobas Scuola, Discussione, Materiali

Digita et impera: la critica dei COBAS a PNRR e Tutor nella scuola

Entro fine maggio le scuole dovranno individuare docenti tutor per l’orientamento: è un nuovo atto del Ministero dell’Istruzione (e della Merito-crazia!) per destrutturare il sistema dell’istruzione pubblica. Nonostante le devastanti controriforme subite dai governi di centrosinistra – con l’autonomia finanziaria – e da quelli di centrodestra – con i tagli di orario, classi, laboratori, e conseguentemente di organico – il mondo della scuola pubblica ha resistito all’aziendalizzazione e alla mercificazione del sapere, dimostrando una virtuosa miscela di resistenza e resilienza.  La crisi pandemica ha consentito ai governi (Conte II, Draghi e ora Meloni) di introdurre metodologie e strumenti digitali per avviare un processo di digitalizzazione, esistente da anni a livello europeo, ma rimasto in superficie nel sistema pedagogico-didattico italiano: la didattica a distanza, poi didattica integrata, ha colto impreparate le scuole sul piano digitale, ma soprattutto ha evidenziato le diseguaglianze economico-sociali di alunn* e famiglie; anche perciò una parte significativa del corpo docente si è opposta alla didattica digitale con motivazioni didattico-pedagogiche.

Non a caso la gran parte degli investimenti sulla scuola delle ultime Leggi di Bilancio e delle risorse del PNRR sono destinate a potenziare la didattica digitale.Anche la personalizzazione dell’insegnamento, più che valorizzare le caratteristiche di ogni alunn*, mira ad un insegnamento “a domanda”, in un’ottica di “mercato delle conoscenze e delle competenze” e di mercificazione del sapere (già operante con il Piano dell’Offerta Formativa). La riforma dell’orientamento ha quindi l’obiettivo di trasformare il sistema dell’istruzione e della formazione scolastica, che dai detrattori viene definito “rigido e obsoleto”, in un sistema “flessibile e moderno”, cioè adattabile alle esigenze del ‘mercato del lavoro’ e delle aziende. L’impianto del Next Generation EU, da cui derivano i fondi per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, impone infatti profonde riforme in molteplici campi di intervento, tra cui quello della formazione, che integra e dà seguito al Trattato di Lisbona del 2000 e la Comunicazione del 2020, che indica la dimensione europea dell’istruzione e della formazione in: qualità, inclusione, transizione verde e digitale, aggiornamento e formazione dei docenti,  istruzione superiore.

Con il DM 328/2023, sono state adottate le Linee guida per l’orientamento, come richiesto dal PNRR sulla base degli obiettivi europei, in cui risaltano “la riforma del reclutamento dei docenti, l’istituzione della Scuola di alta formazione per il personale scolastico, la riforma dell’istruzione tecnico-professionale connessa al sistema di formazione professionale terziaria (ITS Academy), la valorizzazione delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche, matematiche (STEM), delle competenze digitali, i nuovi principi del dimensionamento scolastico”. Perciò, l’istruzione scolastica secondaria deve ristrutturarsi in funzione di “un più forte accento sullo sviluppo delle competenze di base e di quelle trasversali; (…) l’innalzamento dei livelli di apprendimento in ambito lavorativo (…); la permeabilità delle qualifiche e il riconoscimento delle competenze acquisite al di fuori dei percorsi dell’istruzione e formazione professionale; un crescente utilizzo delle tecnologie digitali; la presenza di docenti formati e motivati; (…) una più stretta integrazione fra l’istruzione, la formazione professionale, l’istruzione superiore, l’università e le imprese”. L’integrazione tra sistema pubblico di formazione culturale e professionale e interessi aziendalistici privati è più che evidente.

La riforma dell’orientamento, centrata sulle figure del tutor e del docente formatore, sta nella perdita di centralità dei docenti disciplinari e nella disgregazione dell’organizzazione dei gruppi-classe. Il processo didattico-educativo non si fonderà più su formazione culturale e coscienza critica, per consentire una scelta consapevole del percorso post-scolastico, ma su “apprendimenti personalizzati, evidenziati dalla compilazione, in forma sintetica e nel dialogo con ogni studente, di un portfolio digitale (E-Portfolio)” che valorizzerebbero “le competenze acquisite” e le “relazioni con la cultura, il sociale, gli altri e il mondo esterno, a partire dal mondo del lavoro e del terzo settore.” Sicuramente, la qualità delle indicazioni che potranno fornire tali figure rispetto a docenti di classe è assai discutibile, ma il rischio più concreto è che si introducano nuove divisioni della categoria e la gerarchizzazione dei docenti. È dunque una riforma che dovrà essere discussa a fondo, a partire dai Collegi Docenti e nelle assemblee sindacali, prima di diventare l’ennesimo attacco al diritto allo studio costituzionalmente garantito.

Giovanni Bruno             RSU Cobas Scuola Pisa

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