E’ dalla proposta di riforma di Luigi Berlinguer, cugino del più noto Enrico, ora santificato nelle sale cinematografiche, che ci battiamo con tutte le nostre piccole forze contro la privatizzazione della Scuola Pubblica, contro la sua aziendalizzazione.
Sulla aziendalizzazione dell’educazione, ad ora, abbiamo perso la nostra battaglia su almeno il 70% del processo di trasformazione strutturale dell’istruzione pubblica ipotizzazato/pianificato già nel Quaderno Bianco di Jaques Delors, uno degli architetti dell’Unione Europea.
Sulla privatizzazione la strada la sta spianando l’attuale Governo. Non che il cammino della privatizzazione non sia presente nella storia-processo dell’istruzione in Italia. Si pensi solamente al ruolo degli asili e della scuola d’infanzia confessionale che coprono oltre il 60% del fabbisogno sociale. Qui nel Veneto lo sappiamo bene, ma l’espansione dell’offerta privata di educazione e formazione si sta dilatando a macchia d’olio, trainata dal ‘successo’ e dalla legittimazione istituzionale delle Università private, tanto che sono un supporto della funzione pubblica dell’Università.
Alla domanda mercantilistica si aggiunga una continua e crescente incentivazione, con denari pubblici, di tutto il percorso educativo, istruttivo e formativo in mano al privato, confessionale, imprenditorial-clietelare, ed ora anche finanziario. Per no parlare del ruolo delle Regioni. Qui nel Veneto ci abbiamo sbattuto contro una prima volta nel 2002, tentando di stoppare la deriva regionalista prodicga di incentivi e prebende con un referendum abrogativo: lo abbiamo perso alla grande.
L’anno passato abbiamo sondato la possibilità di ricorso giudiziario a verifica della leggittimità costituzionale del versamento diretto alle scuole private di un sostazioso obolo per ciascun studente iscrittosi, giacchè un conto è il discutibile sostegno alle famiglie che si avvalgono dell’accesso alla scuola privata, un altra cosa è finanziare l’impresa ‘scuola privata’ tout court. Almeno secondo la nostra lettura della Costituzione.
Anche questa volta ci è andata male, ovvero tutti, anche la nostra OS, hanno ritenuto che non ci fossero i presupposti necessari.
Ora leggiamo dell’emendamento di Fratelli d’Italia alla legge di bilancio per erogare 1500 euro a tutte le famiglie sotto una soglia Isee di 40. 000 euro l’anno che volessero iscrivere un figlio a un istituto paritario, di un altro parlamentare della maggioranza, Cesa, che propone un incentivo ancora più generoso: 2000 euro a famiglia. E la Lega propone di esentare quelle scuole (azienda) dall’Imu. L’opposizione parlamentare fa scena muta, forse per non indispettire il mondo cattolico, fingendo di non capire che si sta massacrando la scuola pubblica, soggetta a tagli continui, a stipendi indecorosi, a un precariato (200.000p) sanzionato dalla stessa UE, senza che nessuno alzi un dito.
Eppure la Costituzione, su cui questi governanti e questi voltagabbana gira fedeltà, parla chiarissimo (art. 33) “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.
Invece la scelta tutta politica è proprio questa: accollare allo Stato quegli “oneri”, impoverendo scientificamente quella pubblica per poi gridare allo sfacelo. La scelta politica verso l’istruzione privata va a strutturare una società sempre più diseguale, dove i ceti più elevati mirano a una crescente separazione, anche dei loro figli, dal resto della società, e i ceti meno abbienti provano a imitarli, abbacinati dal caleidoscopio delle messeinscena massmedatiche.
Questo segno portano le enfatiche sottolineature che vediamo o leggiamo su comportamenti, guai e storture che avvengono nella scuola pubblica come in ogni altro ambito sociale attraversato da 8 milioni di scolari piccoli e grandi, 8 milioni di famiglie e 1 milione di lavoratori.