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LA SCUOLA IN MOVIMENTO

da | 18 Giu 2015 | News

LA SCUOLA IN MOVIMENTO

Ieri come Cobas del Veneto abbiamo fatto un presidio sotto l’Ufficio Scolastico del Veneto per riaffermare la nostra contrarietà al ddl sulla scuola, confermata dall’adesione massiccia allo sciopero generale della scuola del 5 maggio, dallo sciopero degli scrutini che anche qui nel Veneto ha avuto sorprendenti risultati, nonostante da parte di molti dirigenti si sia tentato in mille modi di mettere i bastoni trale ruote. In particolare il ds Finotto del LS Galilei di S. Donà di Piave che ha inviato un esposto alla Procura veneziana per verificare ipotesi di reato per lo sciopero messo in atto dai docenti, un caso su cui si sono mossi, oltre che i Cobas anche la CGIL e lo Snals.
Una delegazione composta da Stefano Micheletti e Giuseppe Zambon è stata ricevuta dal sovraintendente Daniela Beltrame, a cui sono state riassunte riassunte le motivazioni della lotta in corso, consegnato un comunicato da trasmettere con la richiesta dell’emanazione di un decreto stralcio per l’assunzione dei precari, rappresentato le tensioni con alcuni ds, nonche i contenziosi in corso sui permessi personali e le ferie dei precari.

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Scio­peri della fame a staf­fetta da Bolo­gna a Fer­rara, Modena e Lame­zia Terme. Oggi in serata flash mob a valanga in tutto il paese. Ieri un nuovo e popo­lato pre­si­dio al Pan­theon a Roma. E ancora sit-in con docenti inca­te­nati ai can­celli dell’istituto Det­tori a Cagliari, un treno da Cata­nia a Ran­dazzo che lan­cia l’appello ai sena­tori: «Fer­ma­tevi!». E infine accam­pa­menti per dor­mire nelle piazze.

Il movi­mento con­tro la riforma della scuola non cono­sce soste. Anche dopo il ter­mine dell’anno sco­la­stico si rin­nova, inventa nuove forme di pro­te­sta, anche estreme, rivela una crea­ti­vità ine­sau­ri­bile. La scuola è al cen­tro di una resi­stenza civile che va ben oltre la ritro­vata unità sin­da­cale e aumenta la sua forza man mano che il governo tar­gato Pd spro­fonda nelle sue con­trad­di­zioni. «È la parte più viva di una società civile putre­scente — ha detto Marina Boscaino, docente e atti­vi­sta della Legge popo­lare «Lip» sulla scuola in un inter­vento tra­vol­gente al pre­si­dio del Pan­theon — La sua oppo­si­zione con­tro una riforma anti­de­mo­cra­tica, mer­can­ti­li­sta, oltran­zi­sta e auto­ri­ta­ria oggi svolge una fun­zione sto­rica in Ita­lia. La mobi­li­ta­zione deve continuare».

Il vol­gare ricatto di un Renzi dispe­rato — «avete tre giorni per riti­rare gli emen­da­menti al Senato, altri­menti i 100 mila pre­cari non saranno assunti — ieri è stato rifiu­tato. «Il ricatto sui pre­cari — ha detto Piero Ber­noc­chi (Cobas) — è un’infantile ripicca che non ha senso. Si parla di sta­bi­liz­za­zione, non ha a che fare con il decreto, è una cosa che va fatta comun­que. Baste­rebbe ini­ziare subito con i primi 100 mila e gli altri entro 3–4 anni». Ber­noc­chi ha riba­dito che la pro­te­sta non si ferma: «Noi non mol­liamo. Domani ci saranno ancora mani­fe­sta­zioni in 7–8 città e anche dopo­do­mani. Poi dal 23 al 25 giu­gno saremo pre­si­dio a pochi metri dal Senato».

«Renzi non può cavar­sela ricat­tando la scuola e fer­mando il ddl per i troppi emen­da­menti– com­menta Dome­nico Pan­ta­leo (Flc-Cgil) in un angolo della piazza del Pan­theon — Noi avan­ziamo una pro­po­sta chiara: stral­ciare il piano assun­zioni e rin­viare la discus­sione sui punti più con­tro­versi. Se il ddl si ferma non è per gli emen­da­menti». Nel frat­tempo tutte le oppo­si­zioni hanno rifiu­tato il ricatto di Renzi e non riti­re­ranno gli emen­da­menti. In piazza ieri a Roma c’erano anche la sena­trice Lore­dana De Petris di Sel e Ste­fano Fas­sina del Pd. «Quello di Renzi è un ricatto da quat­tro soldi sulla pelle delle per­sone — ha detto De Petris — Chie­diamo di votare subito lo stral­cio e con­cen­trarci sul piano plu­rien­nale di assun­zioni. L’ostruzionismo lo sta facendo la mag­gio­ranza pren­dendo tempo». Per la cro­naca, que­sta ipo­tesi è stata respinta, ancora una volta, ieri dal governo e dal Pd. È un muro con­tro muro.

Il rin­vio del Ddl a mar­tedì in com­mis­sione Istru­zione al Senato è stata giu­di­cata dai par­la­men­tari del Movi­mento 5 Stelle «una deci­sione assurda, figlia del caos in cui versa la mag­gio­ranza al Senato e di un pre­mier sem­pre più debole». Un atto che lascia spa­zio anche all’ipotesi di un nuovo colpo di mano di Renzi. Alla sua impo­tenza, dovuta alla man­canza di numeri al Senato e all’incapacità di rea­gire all’offensiva della scuola, Renzi potrebbe pen­sare di togliere il Ddl dalla com­mis­sione, pre­sen­tare come governo un maxie­men­da­mento e met­tere la fidu­cia. E poi pun­tare sulla rou­lette russa del Senato, magari pescando i voti dai ver­di­niani o da qual­che altro mani­polo di tran­su­manti, pro­prio come fece Ber­lu­sconi nel 2010 per tenere in vita arti­fi­ciale un governo spac­ciato. Si vedrà: un governo che ricatta può anche essere vit­tima della sua stessa disperazione.

A smon­tare la «men­zo­gna», così è stata defi­nita da molti inter­venti ieri al Pan­theon, sull’impossibilità di stral­ciare le nuove assun­zioni dal Ddl che isti­tui­sce il «preside-manager» ha col­la­bo­rato Wal­ter Tocci, depu­tato Pd «dis­si­dente» in com­mis­sione Istru­zione al Senato, che è inter­ve­nuto dal palco. «Secondo l’ultima ver­sione pro­po­sta dai rela­tori, gli ambiti ter­ri­to­riali e il potere di nomina dei pre­sidi sareb­bero rin­viate all’anno sco­la­stico suc­ces­sivo 2016–17 — ha detto Tocci — Ciò signi­fica che se fosse appro­vata l’attuale pro­po­sta i cen­to­mila ver­reb­bero assunti nel 2015 con le regole tra­di­zio­nali. Quindi non sono neces­sa­rie le norme della buona scuola per chia­mare i nuovi docenti al primo set­tem­bre. Non ci sono moti­va­zioni tec­ni­che che impe­di­scono la nostra pro­po­sta: prima le assun­zioni e poi le altre norme». Da qui la richie­sta di esten­dere le assun­zioni fino a 130 mila per­sone. Se anche que­sta pro­po­sta sarà rifiu­tata, «sarà per un pun­ti­glio ideo­lo­gico che mette a rischio il pros­simo anno sco­la­stico». Allo stato delle cose, il governo in com­pleta con­fu­sione sem­bra avviato a fare pro­prio questo.

La posi­zione pre­va­lente resta quella del ritiro del Ddl. Sta­sera verrà riba­dita in 20 città dove andrà in scena un flash­mob not­turno. A Roma sarà al Colos­seo. «Vogliamo illu­mi­nare l’Italia e i suoi monu­menti con­tro le dele­ghe in bianco pre­vi­ste dalla riforma e con­tro il rifiuto, da parte del governo, di dia­lo­gare con chi lavora a scuola tutti i giorni» spie­gano i docenti.

Pubblicato da: Cobas Veneto

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I comitati di base della scuola sono un sindacato di base nato negli anni ’80 e che da allora opera nel nostro territorio e nel territorio nazionale, con docenti e A.T.A. volontari – precari e non – disposti a mettersi in gioco.

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