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CONTRATTI e INFLAZIONE

da | 6 Feb 2024 | Autodifesa, Discussione, Webpress

di Chiara Brusini dal FQ

Dopo gli aumenti contrattuali burla, dopo il regalo natalizio che ha anticipato il dovuto sul ritardo nella contrattazione nel a Scuola e nel Pubblico Impiego, pubblichiamo qui uno stralcio dal Fatto Quotidiano che ci offre un quadro della situazione stipendiale in UE, delle ricadute del salario minimo orario sulla contrattazione, su come si siano mossi i Governi e i Sindacati nella realtà economica e lavorativa di proprio interesse. Lasciamo a ciascuno le considerazioni sul da farsi.G.Z.

L’Italia è il Paese Ue in cui, anche quest’anno, gli stipendi dei lavoratori deboli sono destinati a languire di più. Mentre nel resto dell’Unione gli occupati meno pagati otterranno aumenti corposi, nella Penisola chi fatica ad arrivare a fine mese non riuscirà nemmeno recuperare il potere d’acquisto perso a causa della fiammata dell’inflazione. A dirlo è un’analisi di Eurofound, l’agenzia dell’Unione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, che a fine gennaio ha fatto il punto sull’aggiornamento dei salari minimi nei 22 Stati che li hanno adottati e sui risultati della contrattazione collettiva negli altri.

Salari minimi in forte aumento – Il risultato è che nell’Est Europa e nei Paesi baltici sono stati decisi in molti casi aumenti a doppia cifra (+20% in Croazia, +19,6% in Bulgaria, +15% in Ungheria, +13,1% in Estonia, +10% in Romania, vedi tabella sotto), fino a quattro volte l’inflazione. In Polonia, dove a fissare il salario legale è il governo, il minimo mensile scattato dall’1 gennaio è più alto del 21,5% rispetto a quello in vigore un anno prima, a fronte di un’inflazione annua del 6,2%. In governo sloveno si è invece limitato a concedere un +4,2%, comunque pari all’evoluzione dei prezzi al consumo. La Low pay commission irlandese ha optato per un +12,4% ed entro il 2026, su raccomandazione del governo, dovrà far salire il minimo al 60% del salario mediano. In Belgio, Francia e Lussemburgo, dove le rivalutazioni scattano in automatico sulla base dell’andamento dei prezzi, i ritocchi sono stati più contenuti ma nel primo e nel terzo caso comunque superiori all’inflazione e in quello francese solo lievemente inferiori. In una Germania finita in recessione, la Commissione sul salario minimo si è spaccata perché i sindacati hanno giudicato insufficiente il 3,4% di incremento, 0,4 punti sotto l’inflazione. In Spagna è successo il contrario, con il governo che ha dato via libera a un +5% ascoltando le richieste dei rappresentanti dei lavoratori, nonostante le resistenze delle imprese.

Nei Paesi nordici contrattazione forte… – Poi ci sono i Paesi senza salario minimo: Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria. E Italia. La contrattazione collettiva nel 2023 “non è stata facile”, riassume Aumayr-Pintar, ma nei Paesi nordici “sono stati alla fine raggiunti accordi che spesso includevano aumenti più elevati per i lavoratori a basso reddito rispetto a quelli più in alto nella scala salariale”. Per esempio, la Banca Nazionale Danese prevede che tra 2023 e 2024 si registrerà un +9,9% e in Svezia i sindacati dell’industria hanno concordato con le imprese aumenti del 4,1% il primo anno e 3,3% il secondo. Mentre in Finlandia sono arrivate indennità una tantum a partire da 400 euro l’anno.

…in Italia no – E in Italia? “La situazione è diversa, poiché l’alto tasso di inflazione non si è riflesso nei risultati della contrattazione collettiva”. Nel 2022, con l’indice Ipca dei prezzi al consumo salito dell’8,7%, “i salari sono cresciuti solo del 2%“. Del resto “i contratti di 7,7 milioni di lavoratori nel settore privato sono scaduti, portando a riduzioni dei salari reali”. Nel 2023 gli stipendi, in termini reali, sono scesi del 2,8%. Ci sono eccezioni: metalmeccanici hanno ottenuto un incremento retributivo del 6,6% grazie alla clausola di garanzia prevista dal rinnovo del 2021 e i bancari hanno firmato un nuovo contratto con aumenti medi mensili importanti (435 euro). Ma per milioni di lavoratori dei servizi e del terziario, più soggetti al part time involontario, al precariato e alla povertà lavorativa, poco è cambiato.

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Pubblicato da: Cobas Veneto

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