Riportiamo qui di seguito alcuni stralci del resoconto del Seminario estivo dei cobas scuola della Sicilia tenutosi a Porto Palo da 9 all’11 luglio:
Durante la prima giornata Michele Lucivero [Cobas Scuola Bari] ha illustrato il lavoro condotto dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, nato da una efficace intuizione di una parte dei Cobas Scuola e portato avanti con successo insieme al prezioso coinvolgimento di altri sindacati di base, associazioni e ampi settori della società civile, testimoniando di saper leggere adeguatamente la transizione in atto. La militarizzazione della scuola e della società, tuttavia, non è che l’epifenomeno della disastrosa svendita della scuola pubblica al capitalismo e al neoliberismo, che, oltre all’indotto militare, entra nel segmento della formazione e dell’istruzione con gli altri suoi settori strategici, vale a dire quello farmaceutico/chimico, quello energetico e quello digitale. Questa trasformazione della scuola, che un tempo era pubblica e adesso diventa Scuola 4.0, sarebbe impossibile senza un adeguato quadro normativo, quadro che il governo ha approvato con l’Autonomia differenziata e che ora diventa il principale obiettivo da focalizzare per le future campagne dei Cobas Scuola nelle modalità che l’Assemblea riterrà più opportune.
I lavori del seminario sono proseguiti con la relazione di Adriana Di Gregorio [Cobas Scuola Palermo] sulla digitalizzazione della scuola italiana. Dal Piano Nazionale Scuola Digitale alla Scuola 4.0 si coglie chiaramente quello che è l’orizzonte all’interno del quale s’intende collocare l’istruzione e la formazione nel nostro Paese. Non si tratta semplicemente di adottare metodologie per l’inclusione e strumenti compensativi per rendere fruibile la scuola a persone con disabilità, circostanza sulla quale i Cobas Scuola sono i prima fila al fine di rimuovere ogni forma di ostacolo all’istruzione, ma di un deliberato processo, culturale ed economico, di svendita acritica della scuola pubblica ad aziende che detengono il monopolio di strumenti digitali che poi diventano, essi stessi, strumenti di controllo delle soggettività.