Inizio 5 Discussione 5 MADE IN ITALY

MADE IN ITALY

da | 29 Dic 2023 | Discussione, News

di AA.VV
ll LIceo Made in Italy è stata approvato in tempo il 20 dicembre, giusto prima che inizino le iscrizioni al prossimo anno scolastico (cominceranno il 18 gennaio) nel quale, pur con alcune restrizioni, potranno partire le prime classi Made in Italy: poche tuttavia perché mancano i regolamenti e dunque si dovrà fare a risorse invariate e a personale invariato. Per il prossimo anno funzionerà così: i Licei economico sociali potranno offrire una o più classi prime di Made in Italy se hanno i professori già nel loro organico e senza chiedere ulteriori risorse, il che significa che dovranno essere classi che sostituiscono il percorso tradizionale, non aggiuntive. E dovranno essere piene, cioè almeno 27 studenti.

Che cosa cambia rispetto al percorso economico-sociale tradizionale?

Una manciata di ore alla settimana, quattro per l’esattezza: le tre ore di sociologia, psicologia e antropologia saranno sostituite da tre ore di economia (altrimenti compresa nelle ore di diritto). Per introdurre un’ora alla settimana di storia dell’arte, la seconda lingua scende da tre a due ore. A regime è possibile che ci siano ulteriori novità, ma non prima dek 2025, anche perché l’idea del liceo del Made in Italy prevede che i diplomati siano poi indirizzati per lo più verso i percorsi degli Its che nel frattempo andranno creati con i fondi del Pnrr. Non un gran numero di studenti in verità: finora l’opzione economico-sociale è stata scelta dal 3,4 per cento dei ragazzi, una cifra molto bassa se si pensa che si sta parlando di crisi del liceo classico perché è scesa al 5,9 la percentuale di chi lo sceglie. E’ vero però che da qualche anno il liceo economico piace un po’ di più: nel 2017 a prendere questo percorso era soltanto il 2,1 per cento degli studenti. E’ possibile che il nuovo nome e la campagna sulle opportunità di lavoro anche per chi non farà poi l’università, convincano più famiglie verso questa opzione.

 

Il percorso di quattro anni

Ma intanto a Viale Trastevere non sono rimasti con le mani in mano. La legge per introdurre la filiera tecnica che costituirà la prima riforma firmata Valditara, è ancora in Parlamento: ha appena superato la prima lettura in commissione al Senato. Ma il ministro ha comunque accelerato. La riforma non partirà il prossimo settembre, ma usando la possibilità di sperimentare il percorso quadriennale per gli istituti tecnici partita in sordina nel 2022, Valditara ha deciso di imprimere una svolta a questa opzione: intanto partono le classi prime e quando gli studenti avranno finito il percorso tutta la filiera dovrà essere pronta. Il 7 dicembre ha chiesto ai presidi degli istituti tecnici di tutta Italia di formare 400 classi di percorso quadriennale. Le classi alla fine – secondo le prime indiscrezioni – saranno circa 200. Per permettere ai presidi di preparare in corsa il percorso abbreviato è stato anche spostato l’inizio delle iscrizioni al 18 gennaio 2024.

 

Percorso alternativo all’università

D’ora in poi i corsi degli Its dureranno quattro o sei semestri. Nel caso dei percorsi triennali – è questa una delle novità principali della riforma – il titolo di studio verrà equiparato a una laurea di primo livello. Nonostante la riforma preveda la possibilità di una specie di «passerella» per i diplomati ITS che volessero continuare gli studi in università con il riconoscimento di un certo numero di crediti, il percorso delle Academy sarà completamente diverso da quello delle università in quanto incentrato soprattutto sulla pratica, con rispettivamente 1.800 e 3.000 ore di tirocinio. Anche gli insegnanti saranno prevalentemente espressione del mondo dell’impresa (minimo 60 per cento dell’orario complessivo).

 

Come in Germania e per rispondere alle richieste di Confindustria

Nonostante la riforma degli ITS sia una delle poche a trovare la maggioranza del governo compatta, rispetto alle ambizioni di partenza il punto di atterraggio finale è, almeno per il momento, relativamente modesto soprattutto nel confronto con altre realtà internazionali come le Fachhochschule tedesche, che esistono ormai da più di 50 anni e che fin dal nome (oggi si chiamano UAS, Università delle scienze applicate) sono diventate la seconda gamba del sistema universitario tedesco, tanto da assorbire il 40 per cento degli iscritti totali (più di un milione di giovani, di cui 75 mila studenti stranieri).

 
 

Redazione

Pubblicato da: Redazione

Categorie

Archivi

Shares
Share This