Ci eravamo astenuti dall’intervenire o postare su quanto si è dato (e polemizzato) nella scuola scuola di Pioltello “Iqbal Masih”. Ci era sembrata forte, tempestiva e risolutiva la lettera del PdR Matarella inviata alla dirigente ma ci siamo illusi da inossidabili ottimisti. Salvini e una pletora di omuncoli di potere hanno imperversato, il pretoriano ministro Valditara promette di agire nella illegalità per porre fine a tali episodi. Ora volentieri postiamo una parte dell’articolo che Mackda Ghebremariam Tesfaù ha scritto per il DOMANI che più di altri – ci sembra – centri il vulnus che si va producendo. G.Z.
Il segreto del razzismo
Da più di un mese la politica e l’opinione pubblica discutono della decisione della scuola di Pioltello “Iqbal Masih” di tenere le porte chiuse per l’Īd al-fiṭr, la festa di fine Ramadan. La celebrazione, caduta quest’anno il 10 aprile, è forse il momento più sentito del calendario religioso musulmano, e all’Iqbal Masih più del 40% delle e degli studenti professa l’Islam.
Il “caso Pioltello” è divenuto velocemente il paradigma di un cambiamento sociale che spaventa, tanto che il 17 aprile, durante un question time alla Camera, il ministro dell’Istruzione e del Merito, il leghista Giuseppe Valditara, sollecitato prima dal Pd e poi da Rossano Sasso (Lega), ha ribadito che «non sarà più possibile chiudere una scuola in occasione di una festività non riconosciuta dallo Stato».
Il consiglio dell’istituto Iqbal Masih ha concordato all’unanimità la chiusura per l’Īd al-fiṭr nel 2023. L’istituto ha potuto farlo perché secondo il testo unico in materia di istruzione e la Legge n. 59 del 1997, alle scuole è garantito uno spazio di autonomia nell’adattare il calendario alle proprie esigenze specifiche. In Lombardia sono tre quest’anno i giorni di chiusura che possono essere stabiliti direttamente dagli istituti. A Pioltello è stato scelto di dedicarne uno alla celebrazione di una festività che coinvolge quasi la metà delle e degli studenti.
Ora Valditara minaccia di introdurre una disposizione che impedisca agli istituti di far coincidere i giorni di chiusura assegnati in autonomia con feste religiose e nazionali non riconosciute dallo Stato. E se la natura razzista di questa presa di posizione – e di tutto quello che è stato detto sul caso Iqbal Masih – è autoevidente, è importante far emergere anche come questo razzismo vada a detrimento dei diritti di tutte e tutti. In questo caso del diritto all’autonomia scolastica, che permette agli istituti di entrare in sinergia con un territorio, adattandosi ai bisogni reali delle persone che lo abitano.
E del resto uno dei segreti meglio custoditi del razzismo è proprio questo. Siamo portate a pensare che le discriminazioni, i rapporti di potere e la violenza si consumino solo all’interno di determinate relazioni e identità. La verità è che il razzismo non riguarda unicamente le vite delle persone razzializzate. Basti pensare a quanto il tema delle migrazioni è determinante da anni nei risultati elettorali, o a come la deriva nazionalista delle forze conservatrici abbia guidato uno slittamento a destra dell’intero spettro politico. Il caso Pioltello è la perfetta manifestazione di questo fenomeno. Il razzismo anti-islamico perpetrato dalle istituzioni politiche agisce limitando gli spazi di autonomia collettivi, ledendo in ultima istanza lo stesso principio costituzionale del diritto allo studio.
Centro studi per la Scuola Pubblica
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Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.