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CONTRO I POVERI

da | 3 Feb 2023 | Cobas Scuola, Discussione, Materiali

Riportiamo qui uno stralcio da un corposo articolo attorno alla crisi che stiamo attraversando, una rubrica presente sul sito : effimera.org: E’ il 3° articolo sull’argomento: vi proponiamo questo perchè, ci sembra, meglio degli altri (più settoriali) descriva e analizzi il nostro quotidiano, la vita vssuta. G.Z.

CONTRO I POVERI

Per tali motivi riteniamo che l’epoca di fronte alla quale ci troviamo si stia dotando di un apparato, non solo normativo e materiale ma anche culturale e simbolico, che di nuovo si articola intorno alla repressione politica della devianza dalle norme dell’apparato di potere ma sopra ogni cosa si centra sulla repressione economica rispetto al disadattamento dall’utilità capitalista.

Ricordiamo che mentre il lavoro è diventato oggettivamente merce scarsa, i termini dell’offerta di lavoro sono spesso miserabili: secondo l’Inps, sono 4,5 milioni i lavoratori (23%) che guadagnano una cifra inferiore a quanto assicurato dal reddito di cittadinanza (780 euro il mese)[5]. Nell’assenza totale di alternative, anche i lavori e le retribuzioni più indecenti non saranno rigettabili: ci troveremo ad affrontare il problema della diffusione capillare di situazioni sempre più schiavizzanti.

Anche il fenomeno delle «grandi dimissioni», spesso paragonato alla Great Resignation negli Usa, può essere analizzato in Italia tenendo conto della presenza del, pur manchevole, strumento del Reddito di Cittadinanza. Ci pare di poter sostenere, osservando i dati[6], che l’evoluzione del numero di coloro che nel 2021 hanno lasciato il lavoro (un aumento di 40.000 dimissioni rispetto a due anni prima) sia soprattutto legata alla prospettiva di un nuovo impiego, dunque a un desiderio di migliorare la propria condizione lavorativa. L’esistenza di ammortizzatori che sostengono possibilità diverse è presupposto determinante per la libera decisione delle persone e stimola a perseguire nuove opportunità, costringendo anche il mercato del lavoro a rendersi più attraente (con retribuzioni più alte e tempi più umani). Viceversa avremo solo coazione al lavoro, in una situazione paradossale di sempre più vistosa carenza di lavoro.

Tale circostanza, estremamente passivizzante per i soggetti, rende assai più complesse le possibilità di reazione poiché gioca sulle possibilità stesse della sopravvivenza. La repressione economica previene così, naturalmente, la repressione politica. Rischia infatti di far dilagare un senso d’impotenza e rassegnazione. Il processo viene innescato al fine di ostacolare il nostro desiderio e bisogno di riprenderci la vita e le possibilità di conflitto.

da “Repressione economica e ortopedie della povertà”
di Andrea Fumagalli e Cristina Morini

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Pubblicato da: Cobas Veneto

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