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REGIONALIZZAZIONE: Lettera Aperta al Presidente della Repubblica

da | 16 Apr 2019 | News

Conferenza Nazionale per il ritiro di qualunque progetto di regionalizzazione dell’istruzione

Verona, 6 aprile 2019

Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Egregio Presidente, ci rivolgiamo a lei quale garante dell’unità della Repubblica e dei diritti sanciti nella Costituzione. Questa unità è oggi in pericolo, rimessa in causa dalle richieste di “autonomia differenziata” che alcune Regioni hanno presentato. Non è la prima volta, negli ultimi vent’anni, che ci troviamo di fronte a proposte che vanno nel senso della “devolution”, dell’ “autonomia”, del “decentramento”. Tuttavia, specialmente grazie alla reazione della popolazione, in particolare con il referendum sulla “devolution” del giugno 2006, queste proposte non si sono mai realizzate pienamente. Oggi invece ci troviamo di fronte ad un pericolo concreto, imminente: le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna pretendono di applicare la riforma del Titolo V della Costituzione per andare verso una vera e propria regionalizzazione, che di fatto si configura come l’attacco più insidioso e indiretto all’unità del Paese finora perseguito. Esso infatti, sottraendo al Parlamento potestà legislative fondamentali e trasferendole ai governi regionali, cancella i principi di solidarietà, perequazione e uguaglianza di diritti primari – istruzione, sanità, sicurezza sul lavoro – subordinandoli agli indirizzi e ai privilegi fiscali di singoli territori e rendendoli dunque per norma non più uniformi su tutto il territorio nazionale. Le conseguenze di un simile passo sarebbero gravissime nell’immediato e potrebbero aprire la strada a scenari drammatici e tendenzialmente irreversibili. Secondo le bozze di Intese Stato-Regioni circolate nelle scorse settimane, infatti, su tutta una serie di materie che vanno dall’ambiente alla salute, dal lavoro ai contratti, dai servizi alle tasse, fino addirittura ai rapporti internazionali e con l’UE, verrebbe concessa ampia autonomia alle Regioni. Il pericolo per l’unità della Repubblica è evidente. Essa non è infatti un concetto astratto, né un’acquisizione storica al riparo da ogni pericolo. Al contrario, l’unità del Paese e della Repubblica si fonda sulle leggi uguali per tutti i cittadini, sui contratti nazionali, su infrastrutture nazionali, sul sistema di tassazione nazionale, sull’uguaglianza dell’accesso ai servizi pubblici, alla sanità, alle pensioni, alla sicurezza sul lavoro. Tra gli elementi che fondano l’unità della nazione, un posto particolare è occupato dalla scuola e dalla cultura. Difendere la scuola nazionale, unita dal nord al sud, con i suoi programmi, i suoi diplomi e concorsi nazionali, i contratti nazionali dei suoi dipendenti, i finanziamenti uguali per tutte le scuole vuol dire porre un freno, un argine, un baluardo contro le spinte alla divisione che emergono sempre più pesantemente e che, nella situazione economica del nostro Paese e del mondo intero, non possono che preoccuparci. Non è secondario ricordare quanto la cultura e l’istruzione abbiano giocato un ruolo primario nel cammino verso l’unità d’Italia, fin da Petrarca, che si batteva “per l’unità della cultura italiana”. Oggi, i progetti di “autonomia differenziata” rimettono in causa tutto ciò, poiché la disciplina del cosa studiare e addirittura del come e con quali finalità, le assunzioni, i concorsi, il ruolo, la mobilità, i rapporti di lavoro, l’organizzazione, gli uffici di amministrazione, la valutazione passerebbero alle Regioni, mentre il mantenimento di parte dell’IRPEF e dell’IVA sul territorio di ogni singola Regione aprirebbe la strada ad un’ulteriore differenziazione della formazione, delle risorse, delle condizioni materiali nelle quali il mondo della scuola agisce. Il processo in atto è chiaro, perché unità istituzionale significa unità dei diritti e delle opportunità. L’attacco ad essa, fallito più volte negli ultimi vent’anni, rischia di passare ora attraverso queste Intese e in questo contesto la frantumazione della scuola nazionale segnerebbe un passo fondamentale. Per questo ci stiamo mobilitando con sindacati, associazioni, comitati per impedire che ciò si realizzi. Per questo, riuniti oggi a Verona in Conferenza Nazionale per il ritiro di qualunque progetto di regionalizzazione, ci rivolgiamo a Lei. Egregio Presidente, in questa situazione pericolosa Lei ha oggi una responsabilità particolare: intervenire pubblicamente per fermare il processo in atto. Nell’ultimo periodo Lei è intervenuto più volte su diversi argomenti. Oggi le chiediamo di farlo su questo, così vitale per il nostro Paese. Siamo certi che, facendolo, rafforzerà quella coscienza dell’importanza dell’unità della Repubblica che è viva in tutta la popolazione, in tutte le città e i comuni, fino ai più piccoli paesi o villaggi. E’ su questa base che le chiediamo di ricevere una nostra delegazione. Questa Lettera Aperta è stata promossa al termine della “Conferenza Nazionale per il ritiro di qualunque progetto di regionalizzazione dell’istruzione” che si è tenuta a Verona il 6 aprile 2019. Alla Conferenza hanno partecipato 110 insegnanti, personale ATA, dirigenti, cittadini di 18 province: Torino, Alessandria, Cuneo, Milano, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Trento, Trieste, Bologna, Lucca, Pisa, Viterbo, Pesaro-Urbino, Pescara, Roma, Napoli. Inviare le adesioni a: 1) tramite mail, [email protected]; 2) per Posta ordinaria, “Manifesto dei 500”, c/o Ugo Croce, via Baretti 34, 10125, Torino
 in allegato la lettera

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Pubblicato da: Cobas Veneto

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