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AL CINEMA: Old man & the gun.

da | 6 Gen 2019 | Proposte

La banda dei Vecchietti d’Assalto (Over the Hill Gang)

“Non si tratta di guadagnarsi da vivere, si tratta di vivere”.

Forrest Tucker/Robert Redford

di mr

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Quando dopo meno di un quarto d’ora dall’inizio di Old man & the gun Jewel racconta a Forrest della propria passione per i cavalli, e gli chiede se ne ha mai montato uno, lui risponde di no. Il tempo della risposta è di una frazione di secondo, ma è un tempo sufficiente per innescare il cortocircuito. Perché in quel momento non è Forrest a rispondere, ma l’attore, il regista, l’uomo Robert Redford. Da come distoglie lo guardo, da come piega gli occhi verso un altrove lontano, immaginiamo che probabilmente non dice la verità (forse meglio: sappiamo che mente) e che non siamo (solo) di fronte alla “storia quasi del tutto vera” di un anziano rapinatore gentiluomo degli anni ’80. Siamo davanti alla soluzione chimica che mescola la narrazione cinematografica con il vissuto di un interprete e un autore che a 82 anni vorrebbe – ma speriamo che ci ripensi – congedarsi dal suo pubblico costringendolo a fare i conti con tutto ciò che di formativo il suo cinema ci ha lasciato. Mescolando così nella soluzione anche il nostro, di vissuto.

Il regista David Lowery non prova nemmeno a nascondere l’affetto per il suo protagonista, regalandogli una confezione cinematografica in stile vintage perfettamente contemporaneo all’epoca dei fatti, i fatidici primi anni ’80. Facendolo incontrare con una donna che sussurrava ai cavalli e che a 70 anni ha ancora inalterato il fascino di Sissy Spaceck. Confinando il ruolo dei suoi due complici alla dimensione del cameo, ma prendendosi il lusso di chiamare due icone come Danny Glover, già compagno di un’Arma Letale, e Tom Waits, indimenticabile Downbylaw, il cui rauco monologo vale da solo il prezzo del biglietto. Mettendo sulle sue tracce il Codardo Robert Ford, un Casey Affleck che camuffa la complessità del proprio ruolo dietro una svogliata mediocrità apparente. Garantendo sempre il centro della scena a questo anziano signore, al suo abito e alla cravatta spesso slacciata, un po’ alla Tutti gli uomini del presidente, al suo cappello che inevitabilmente viene ogni tanto alzato sulla fronte, agli antichi stivaletti con la zip. Lasciando che si rivolga gentilmente alle cassiere dopo aver fatto loro intravedere una pistola (che noi non vediamo praticamente mai – ma direi una Colt 32 da 4 pollici, no?) facendo parlare i suoi occhi e le sue rughe. Così che le mazzette di dollari scivolino educatamente nella sua borsa di pelle.

Citazioni. Divertimento. Malinconia. Nostalgia. Commozione. L’amalgama chimica tira dolcemente dentro il film chi aveva 17 anni quando assisteva a La caccia di Arthur Penn, stava nitidamente dalla parte dell’evaso Robert Redford, mai visto prima sullo schermo, e ne riconosce una clip nel lungo elenco di evasioni: 16 riuscite, 12 fallite. Non si fatica a trovare un proprio posto dentro questa ballata country che elogia la stessa extralegalità romantica di Butch Cassidy & Sundance Kid, dove il biondo assurge definitivamente al rango di divo a fianco del suo mito Paul Newman, 11 anni più anziano, bissando quattro anni dopo con i ribaldi de La Stangata. Se anche noi, come il film, cominciamo a sentirci un po’ fuori tempo, c’è però ancora la capacità di schierarci dalla parte di qualcuno che “sa quel che fa e quello che è in grado di fare, e le due cose spesso non combaciano”. Qualcuno che sa comunque ritrovare sentimenti da adolescente anche se il finale di partita è sempre più vicino – e d’altra parte il sorriso di Sissy Spaceck è semplicemente irresistibile.

Se non abbiamo mai smesso di giocare a guardie e ladri, mantenendo coerentemente sempre lo stesso ruolo, abbiamo comunque da tempo aperto con noi stessi il dibattito sull’invecchiamento e i suoi richiami a un realismo crepuscolare che per nostra fortuna questo film fa soavemente a pezzi. Perciò ne facciamo parte, ché senza di noi sarebbe “solo” la storia quasi vera di Forrest Tucker. Nell’amalgama chimica c’è anche il nostro percorso di formazione. E poi insomma, dai: rapine, evasioni, amori … non siamo forse anche noi fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni?

Cobas Veneto

Pubblicato da: Cobas Veneto

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