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Studenti senza Dio: no all’ora di religione

da | 4 Gen 2019 | News

Studenti senza Dio: no all’ora di religione

In 560mila scelgono materie alternative, il 21% del totale. AI Nord si sfiora il 40% e in Sicilia le astensioni sono triplicate


di MASSIMO SANVITO
da libero.it

Che l’ora di religione a scuola sia sempre stata vista come un buco all’interno della giornata, dove rilassarsi e non dover stare con l’assillo del compito in classe o dell’interrogazione a sorpresa, non c’è mai stato dubbio.
Ma è su questa materia, non più obbligatoria dal Concordato dell’84, che il dibattito pubblico si è infiammato maggiormente negli anni.
Da una parte chi ritiene che l’insegnamento della religione sia un importante momento di riflessione che può valere anche per i meno credenti, dall’altra chi si batte per garantire alternative
chiamando in causa la scarsa consapevolezza dei ragazzi. In mezzo ci sono loro, gli studenti, i protagonisti della grande fuga che non s’arresta: uno su cinque, stando ai dati del Ministero dell’Istruzione, non frequenta l’ora di religione alle superiori. Un esercito di 560mila giovani dai 14 ai 19 anni che è cresciuto del 6 per cento nell’ultimo decennio, dal 15 per cento dell’anno scolastico 2006/2007 al 21 per cento del 2016/2017.

L’ultimo allarme è suonato in Sicilia, dove il numero degli studenti che alla religione preferiscono le cosiddette attività alternative è addirittura triplicato rispetto a dieci anni fa. Si è infatti passati dal 3,7 per cento al 9,5 per cento: cifre contenute che però sono spia di un trend negativo in una regione tradizionalmente attaccata ai valori cattolici.
Le differenze sono marcate a seconda del tipo di indirizzo scolastico:se nei licei siciliani solo sei ragazzi su cento disertano le lezioni, negli istituti tecnici e nei professionali il numero sale a dodici. Il clima sta cambiando, anche a causa della martellante campagna dell’ Uaar (Unione degli atei e e degli agnostici razionalisti) che a inizio 2018 ha tappezzato Palermo di volantini e cartelloni pubblicitari contro l’insegnamento della religione nella scuola pubblica. L’anno prima, invece, sempre nel capoluogo siciliano era nata una collaborazione tra la stessa Uaar, il Centro Studi Scuola Pubblica ed esponenti del mondo accademico e scolastico per l’elaborazione di un curriculum di “Cultura Religiosa e Filosofica” da proporre nell’ora alternativa.

Ma se in Sicilia – e in generale in tutto il sud (8,5 per cento) – le cifre rimangono ben al di sotto della media nazionale, è al nord che le percentuali si fanno importanti. Qui, il 30,4 per cento degli iscritti alle superiori diserta senza sconti. I più “fortunati”, che hanno in orario religione alla prima o all’ultima ora, entrano a scuola dopo o vanno a casa prima, mentre gli altri hanno diritto a spazi dove poter studiare o fare compiti seguiti da un altro docente.

Nella rossa Toscana, dove l’amore per il cattolicesimo non è mai sbocciato del tutto, il 37,4 per cento degli studenti non partecipa all’ora di religione. Percentuale che sale addirittura al 41,6% nella piccola Valle d’Aosta, dove le classi praticamente si dimezzano non appena entra in aula il professore incaricato a parlare di Gesù, Bibbia e Santi.
Ma a fare la differenza, ovunque da nord a sud, è il tipo di scuola. Nei licei, a livello nazionale, solo uno studente ogni sei preferisce abbandonare il proprio posto per trasferirsi altrove, mentre negl istituti tecnici si sale al 24 per cento e nei professionali si arriva al 26 per effetto della spinta del nord, dove in queste scuole si toccano anche punte del 40 per cento. Percentuali che solo in parte possono essere giustificate con l’alta densità di stranieri tra i banchi di scuola, considerato che alle superiori questi sono il 7 per cento e non è per forza detto che tra loro non ci sia anche qualche cattolico. Non ci sta, però, la galassia dei professori di religione riuniti nel sindacato Snadir.
«Al di là di numeri e percentuali, non viene minimamente considerato il fatto che la maggior parte degli istituti, invece di attivare gli insegnamenti alternativi, lascia agli studenti un’ora vuota e disimpegnata. E diciamolo chiaramente: per un adolescente la possibilità di fare un’ora in meno di
scuola a settimana è una tentazione spesso irresistibile», commenta il segretario nazionale Orazio Ruscica.

Sintesi

Un esercito di 560mila studenti, dai 14 ai 19 anni, non sceglie l’ora di religione a scuola, un dato che è cresciuto del 6% nell’ultimo decennio, dal 15% dell’anno scolastico 2006/2007 al 21% dell’anno scolastico 2016/2017. AI Nord la percentuale di chi rinuncia è del:30,4% di iscritti alle superiori. In Toscana si sale al 37,4% e in Val d’Aosta si raggiungono picchi del 41,6%. Particolare il caso Sicilia: qui il numero di chi non fa religione è triplicato in 10 anni, dal 3,7% al 9,5%.

| professori di religione protestano: al di là dei numeri, fanno sapere, «non si considera che molti istituti lasciano l’ora libera agli studenti e per un adolescente la possibilità di fare un’ora di lezione in meno è una tentazione irrinunciabile»

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Pubblicato da: Cobas Veneto

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