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Papa Francesco e la scuola

da | 29 Gen 2018 | Materiali

Riportiamo qui alcuni stralci di un articolo di Girolamo di Michele, che più volte abbiamo ospitato nei nostri seminari di approfondimento ed aggiornamento, che trae spunto dal discorso di Papa Bergolio ai maestri cattolici e dall’omelia di Natale.

La scuola di Bergoglio

di Girolamo di Michele da euronomade.info

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Lo scorso 5 gennaio papa Francesco ha pronunciato un discorso ai maestri cattolici. Con l’occasione, ha riannodato i fili di una dottrina educativa che in questi anni va enunciando, ed ha aggiunto al disegno un importante elemento.
È degno di nota che gli interventi di Bergoglio su scuola ed educazione passino attraverso la forma del “discorso”, che sembra costituire un ordine del discorso che si colloca in uno spazio intermedio fra la semplice enunciazione di un parere e il pronunciamento ex cathedra delle encicliche: il discorso, spesso seguito da un dialogo, assume un valore esortativo che gli conferisce una forza non lontana da quella della lettera pastorale, e allude nella sua stessa struttura a un destinatario che ne viene coinvolto. In tal modo, a dispetto del registro in apparenza colloquiale, il linguaggio di Bergoglio significa non solo per ciò che dice, ma anche per chi dice; e sembra essere consapevole che la verità di cui vuol farsi latore non è separabile dai suoi effetti. In effetti, l’elusione del campo trascendente, resa possibile dal parlare non ex cathedra, consente di focalizzare l’attenzione sul campo nel quale il linguaggio enuncia: campo costituito dagli educatori, dai maestri, dagli operatori della scuola – in una parola, dal mondo della scuola, nel quale lo stesso Bergoglio sembra volersi iscrivere nel momento in cui prende la parola.

Questo campo si viene a costituire attraverso una serie di enunciati che, pur interni al cattolicesimo bergogliano, costituiscono dei ponti verso altri ambiti del pensiero, non solo pedagogico, contemporaneo. Non si tratta, com’è ovvio, di aderire o dissentire, ma di comprendere quali rotture dell’ordine del discorso apporta la parola del papa argentino: sempre tenendo presente che tale ordine è in primo luogo simbolico, prima ancora che descrittivo o pratico. Nondimeno, ci sono importanti conseguenze anche sul piano della più stretta attualità politica, perché l’attuale pontefice sembra voler rompere con quell’ideologia tradizionalista che aveva permeato il pensiero cattolico più reazionario, attorno alla quale si è agglutinato l’attacco alla scuola da parte di un fronte composito che andava dalla CEI di Camillo Ruini a CL e alla sua galassia di istituzioni scolastiche (dalla Compagnia delle Opere alla Fondazione per la Sussidiarietà), passando attraverso mosche cocchiere come Mastrocola e Galli della Loggia. Un fronte che ha operato trasversalmente alle maggioranze e ai governi, portando a compimento, riforma dopo riforma, un disegno di distruzione dell’istruzione e della scuola.

Vele quindi la pena di riepilogare per sommi capi i temi fondamentali del disegno educativo di Bergoglio, prima di vedere la novità del discorso del 5 gennaio……………………………..>

Qui vale citare per intero le parole di Bergoglio:

Io sono convinto che il patto educativo è rotto; è rotto il patto educativo tra scuola, famiglia e Stato; è rotto, dobbiamo riprenderlo. Tutti sappiamo che questa alleanza è da tempo in crisi, e in certi casi del tutto rotta. Una volta c’era molto rinforzo reciproco tra gli stimoli dati dagli insegnanti e quelli dai genitori. Oggi la situazione è cambiata, ma non possiamo essere nostalgici del passato. Bisogna prendere atto dei mutamenti che hanno riguardato sia la famiglia sia la scuola, e rinnovare l’impegno per una costruttiva collaborazione – ossia, ricostruire l’alleanza e il patto educativo – per il bene dei bambini e dei ragazzi. E dal momento che questa sinergia non avviene più in modo “naturale”, bisogna favorirla in modo progettuale, anche con l’apporto di esperti in campo pedagogico. Ma prima ancora bisogna favorire una nuova “complicità” – sono cosciente dell’uso di questa parola –, una nuova complicità tra insegnanti e genitori. Anzitutto rinunciando a pensarsi come fronti contrapposti, colpevolizzandosi a vicenda, ma al contrario mettendosi nei panni gli uni degli altri, comprendendo le oggettive difficoltà che gli uni e gli altri oggi incontrano nell’educazione, e così creando una maggiore solidarietà: complicità solidale.

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Cobas Veneto

Pubblicato da: Cobas Veneto

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