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ANCORA SU OCSE – PISA

da | 1 Gen 2018 | Materiali

Il test PISA: una corsa globale all’educazione?

di Daniele Lo Vetere da laletteraturaenoi.it

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Questo articolo è uscito su Europhysicsnews. The magazine of the European Physical Society, n. 48, 4 2017. L’autore è Svein Sjøberg, un accademico norvegese con grande esperienza nel settore dell’educazione scientifica e con incarichi presso enti internazionali che si occupano di educazione. L’abbiamo tradotto per il nostro blog perché il suo interesse esula da quello specifico dell’insegnamento della scienza. È un prezioso contributo alla critica alle politiche internazionali dell’educazione basate su rilevazioni degli apprendimenti, classifiche, pressioni esplicite ed implicite alla riforma dei sistemi scolastici nazionali.

Il programma PISA (Programme for International Student Assessment, Programma per la valutazione internazionale degli studenti) è stato introdotto dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) nel 2000 e da allora ha cambiato drasticamente in tutto il mondo sia i dibattiti sull’educazione che le politiche in quest’ambito. Benché scienziati ed educatori possano apprezzare la logica che sta dietro il quadro concettuale della valutazione PISA, dovrebbero anche comprendere il più ampio contesto sociale e ideologico di questo programma.

Il programma PISA deve essere inteso come fenomeno sociale e progetto politico, sostanzialmente uno strumento di potere profumatamente finanziato che ha costantemente accresciuto la propria influenza sul discorso e sulle politiche educative nelle 70 nazioni che attualmente vi partecipano. Il dibattito sull’educazione è diventato globale e la corsa a migliorare il piazzamento nelle classifiche PISA è diventato un’assoluta priorità in molti paesi.

PISA: interessanti conclusioni

Mentre i punteggi nel test PISA e il posizionamento dei paesi ricevono grandi attenzioni, altri risultati passano più o meno inosservati. Ecco alcuni risultati problematici ma interessanti:

  • denaro e risorse spesi per l’educazione non sembrano essere chiaramente correlati ai punteggi nel test PISA
  • La dimensione delle classi non è correlata al punteggio nel test PISA
  • I punteggi PISA hanno una correlazione negativa con investimenti nell’insegnamento e uso di TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione)
  • I punteggi PISA nelle scienze non sembrano essere correlati al tempo dedicato a questa materia a scuola
  • C’è un’evidente correlazione negativa tra il punteggio nel test PISA di un paese e il costrutto “interesse verso la scienza”. Per esempio la Finlandia ha ottenuto il miglior risultato in scienze nel test PISA 2006 ed è al fondo dell’indice di interesse verso la scienza (cfr. fig. 1 e 2).
  • I “vincitori” nel test PISA (Giappone, Corea, Taiwan, Shangai, Finlandia) fanno un uso molto scarso di metodologie di insegnamento “inquiry-based”, che sono consigliate sia dall’Unione europea (2007)[ix] che dall’ICSU (International Council for Science).[x] L’IBSE (Inquiry-based Science Education) è anche il concetto chiave di Horizon 2020 per ottenere finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo nell’educazione scientifica.
  • Anche per le variazioni all’interno di uno stesso paese, la conclusione di PISA è che «in nessun sistema educativo gli studenti che hanno familiarità con un insegnamento inquiry-based ottengono punteggi più alti nelle scienze».[xi]
  • Gli esperimenti giocano un ruolo cruciale nella scienza e l’hanno sempre giocato nel suo insegnamento ad ogni livello. Ma per quanto riguarda il programma PISA l’ultimo rapporto afferma che «le attività collegate con gli esperimenti e il lavoro in laboratorio hanno la più forte correlazione negativa con le performance nelle scienze».[xii]

Che “si creda” o no nel programma PISA, questi risultati così interessanti devono essere presi sul serio e discussi.


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Cobas Veneto

Pubblicato da: Cobas Veneto

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