PRIMA I VENETI
di AAVV
«Prima i veneti» ora non è più soltanto uno slogan. Il consiglio regionale veneto ha approvato la proposta di legge che dà la priorità negli asili nido comunali ai bambini residenti in Veneto da almeno 15 anni. Gli altri si mettono in coda e aspettano che rimanga qualche posto libero. Evviva la xenofobia istituzionale, un passo alla volta, piano ma con lucida determinazione la politica regionale sta creando un regime d’apartheid sociale con proprie radici normative.
La proposta di legge, presentata dal tosiano Maurizio Conte e dalla collega Giovanna Negro, modifica la legge regionale sui servizi alla prima infanzia inserendo un articolo. In cui non solo si dice che hanno la precedenza per l’ammissione al nido i bambini disabili, ma anche «i figli di genitori residenti in Veneto ininterrottamente da almeno quindici anni o che prestino attività lavorativa in Veneto ininterrottamente da almeno quindici anni». Quindi, una volta fatta domanda per il nido, nelle graduatorie passeranno prima i veneti di lungo corso, poi tutti gli altri. «Riteniamo che si debbano privilegiare quei cittadini che dimostrino di avere un serio legame con il territorio della nostra Regione», sono state le parole della relatrice Giovanna Negro in Commissione sanità.
Il 14 febbraio la proposta di legge è stata approvata in consiglio dalla maggioranza, con l‘eccezione di Forza Italia. In Veneto la copertura dei nidi comunali arriva a malapena al 10%, con circa un centinaio di strutture e 4mila posti disponibili. Oltre il 20% dei bambini resta in lista d’attesa. E lo scorso anno sono stati anche ridotti i finanziamenti regionali agli istituti paritari per l’infanzia. Bisognerà vedere ora se il “venetometro” passerà al vaglio costituzionale.
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