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timeo Danaos et dona ferentes

da | 20 Ott 2016 | Materiali

timeo Danaos et dona ferentes

di Giuseppe Zambon, Cesp Padova -161.jpg Nella scuola non ci sono più ammonimenti da lanciare per dissuadere l’accoglimento di qualche cavallo di Troia che la potrebbe distruggere dall’interno: l’ingresso della L.107 l’estate scorsa e il nostro fallimento referendario sui 4 quesiti, individuati come snodi della controriforma Giannini-Renzi, aprono una prateria ai cavalli selvaggi della privatizzazione ed aziendalizzazione della scuola pubblica! Altro che breccia nelle mura troiane. Queste secche considerazioni valgono ancora di più per il risvolto della copertina del libro della scuola rappresentato dai diritti e doveri del personale che fa vivere e funzionare, nonostante tutto, la scuola pubblica italiana, quello che è il nostro contratto di lavoro, nella sua parte economica e in quella normativa. Il contratto ora vigente è vecchio di 10 anni, è scaduto nel 2009, mai più rinnovato nella sua parte economica per via della ‘crisi’, devastato nella sua parte normativa da un diluvio di interventi legislativi, dalla legge Brunetta [dicembre 2009] fino alla recente L.107/15, che ha trasformato completamente le figure professionali e la mobilità del personale docente. Si sono persi, in questo periodo di vacatio contrattuale, mediamente 5.000€ all’anno, siamo diventati tutti noi più poveri, abbiamo perso uno status economico oltre a quello sociale, sotto una valanga di accuse, prodotte dai media, che vanno dall’incompetenza al fancazzismo, passando per l’ideologismo da anni ’70. Cosa possiamo dire nel merito? Tante, troppe acutissime considerazioni sono state fatte, anche da noi stessi, ma quello che, probabilmente, è venuto a mancare, riguarda il mutamento genetico che è intervenuto nell’insieme sociale della scuola, riguarda la nuova antropologia del popolo della scuola. Una nuova composizione sociale dove il precariato come condizione di vita è stato sussunto, dove la vertenza collettiva lascia il posto al ricorso giudiziario, dove la negazione dei diritti più elementari è accolta da un rancoroso mugugno. Certamente una grande responsabilità va addossata ai Sindacatoni che sono diventati peggiori dei mercanti nel tempio, ma tutti noi non ne siamo esenti. Cosa possiamo fare per oltrepassare questo pantano? Tante, tantissime cose nelle nostre scuole, ma esse potrebbero risultare parole al vento se non vengono accompagnate dalla ricostruzione di una idea forte della scuola che vogliamo, dalla dignità e dal rispetto che rivendichiamo come lavoratori della scuola. Perché non ripartire dalla nuova piattaforma rivendicativa dei Cobas della scuola? Perché non ripartire da una comune proposta di legge popolare per la scuola pubblica di tutt* e per tutt*?! in allegato una bozza di piattaforma rivendicativa

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Pubblicato da: Cobas Veneto

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I comitati di base della scuola sono un sindacato di base nato negli anni ’80 e che da allora opera nel nostro territorio e nel territorio nazionale, con docenti e A.T.A. volontari – precari e non – disposti a mettersi in gioco.

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