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IMPRESSIONI DI SETTEMBRE

da | 30 Set 2016 | Materiali

IMPRESSIONI DI SETTEMBRE.

Come inizio c’è poco da rallegrarsi

Francesco Di Lorenzo – da fuoriregistro.it

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In generale sembra che nella scuola tutto stia andando nel peggiore dei modi. Si spera (ci si augura) che la sensazione sia solo il frutto di un momentaneo pessimismo, qualcosa di passeggero. Certo che un inizio di anno scolastico così disastroso non lo si vedeva da tempo (ma non è che sia una novità). Solo che con la Buonascuola si diceva che le cose stessero marciando su un binario diverso. Non è così. Cattedre vuote, prof spostati (un tanto al chilo) di qua e di là, concorsi non finiti e contestati, ricorsi di tutti contro tutti, questo è lo scenario. Senza voler essere ripetitivi, la cronaca dice cose decisamente negative, con il risultato che chi ci rimette, alla fine, sono principalmente i ragazzi. I quali, intanto, passano ore in classe senza nessun docente, con grave rischio, grave spreco e grave danno.

Arriva la notizia che il nostro parlamento ha approvato la legge così intitolata:
‘Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo’. Contemporaneamente arriva anche il controcanto: alcuni giudicano che la legge appena fatta sia inutile e non serve a niente. Ma è meglio spiegare.
Le intenzioni erano buone, il risultato finale, invece, è andato oltre il fallimento. Come molte cose da noi, anche se ben animati ci si perde per strada. Si usa la pratica della diluizione e dell’annacquamento e addio al senso iniziale.
In pratica, la legge che avrebbe dovuto ‘prevenire e reprimere un fenomeno che ogni anno semina morte e dolore’, si è concretizzata, nel corso dei lavori parlamentari, in una serie di emendamenti che ne hanno sminuito il senso. Ora, non è altro che un ‘capolavoro di retorica e di ipocrisia’. Il bello (grave) è che non aggiunge niente alle regole che già sono in vigore. Intanto, non si occupa solo di minori ma anche di bullismo e adulti; poi, si specifica che se si tratta di cyber bullismo, l’eventuale vittima si può rivolgere al gestore della piattaforma per bloccare i contenuti; in più, ci si può rivolgere al Garante per la privacy per chiedere tutela e giustizia. Cose che già adesso normalmente si fanno.
Il clou è l’istituzione di un comitato di monitoraggio per individuare procedure standard atte a chiedere ai gestori delle piattaforme la rimozione dei contenuti incriminati. Insomma, nella legge si decide di istituire l’ennesimo tavolo tecnico, così, solo per lo sfizio di vedere che mentre si litiga (per mettersi d’accordo) i buoi scappano dal recinto. Ma la ciliegina è questa: le iniziative per contrastare bullismo e cyber bullismo sono state finanziate con ben 220mila euro, vale a dire una media di circa 5 euro a scuola. Un bel modo di risolvere i problemi.

Non sono delle grandi novità ma rischiano di essere un peso non indifferente per la scuola italiana. Lo studio annuale dell’Ocse, che fotografa la condizione dell’istruzione in una quarantina di paesi del mondo, per il 2016 ci dice che abbiamo una scuola così caratterizzata: salari bassi, prof anziani e troppe donne che insegnano.
Ora, sull’ultimo punto non è detto che questo sia un male. Nel nostro immaginario, specie nelle scuole primarie, fino alla secondaria di primo grado, l’insegnante è donna. In effetti, ciò che contrasta con gli altri paesi è che “sebbene il 78% degli insegnanti della scuola secondaria di primo grado sia di sesso femminile, solo il 55% dei dirigenti scolastici è di sesso femminile”. Questo ci dice qualcosa sulla nostra mentalità? Forse, sì. Forse, no. Ma sono questioni che certamente non incidono sulla qualità.
Per i salari bassi, invece, la cosa è molto più seria. Tra gli insegnanti, a dire il vero, molti lo avevano percepito chiaramente. L’Ocse dice che i salari sono diminuiti, negli ultimi anni, in termini reali, del 7%. Vale a dire: non è che non si guadagni di più (almeno come aspettativa), il dato è che ogni mese si guadagna di meno (che come prospettiva non è il massimo). A tutto ciò si deve aggiungere questo: l’Ocse rileva che gli stipendi dei docenti italiani risultano più bassi della media dei Paesi Ocse, dal 76 al 93% della media delle retribuzioni dei docenti dei Paesi Ocse’. E qui sembra che la situazione non solo sia grave, ma c’è il rischio che rimanga così ancora per molto.
L’ultima questione rilevata dall’Ocse è relativa al fatto che l’età media degli insegnanti italiani è fra le più alte del mondo. Questo, però, avveniva prima della Buonascuola. Con l’immissione in ruolo di tanti precari, vuoi vedere che su questo punto qualcosa cambia? (Oddio, non è detto, anche perché molti precari non sono proprio di primo pelo). Però almeno su questo punto la speranza di un riscatto c’è. Sugli altri due punti la partita è obiettivamente un po’ più dura.

Cobas Veneto

Pubblicato da: Cobas Veneto

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