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Degli eccellenti e degli asini

da | 24 Gen 2016 | News

Degli eccellenti e degli asini

Cosimo De Nitto – fuoriregistro

Ogni divisione degli alunni in “eccellenti” e “asini”, o in “difficoltà” che dir si voglia, è artificiosa e risponde più al bisogno degli adulti di classificare ed usare schemi mentali che alla realtà degli allievi caratterizzata da una complessità che rifiuta classificazioni e schemi, anche perché tra gli eccellenti e gli asini, che sono minoranza, ci sono tutti gli altri che sono poi la maggioranza. Questa maggioranza oscilla sempre tra una condizione (l’eccellenza) e l’altra (difficoltà).
Gli alunni possono essere “eccellenti” su un terreno, in difficoltà su altri terreni. I confini tra l’eccellenza e la non eccellenza sono labili, mai fissi, definitivi, trattandosi di alunni, “creature” in crescita tumultuosa per cui un giorno ti sorprendono per brillantezza, un altro si involvono in una regressione che ti fa disperare e ti mette in crisi.
Periodi di crescita felice e impetuosa si alternano a periodi di latenza, pigrizia, disimpegno, caduta dell’autostima.
Insomma gli allievi cambiano rispetto ai loro compagni ma cambiano anche molto rispetto a se stessi. I percorsi di crescita non sono mai rettilinei ed uniformi, non progrediscono mai in forma lineare. L’insegnante “cura” sempre tutti, come un genitore, o un medico. Questi non curano i “sani” ma i “malati”, affinché tutti stiano bene. E siccome tutti per certi aspetti hanno difficoltà (crescere è faticoso per tutti indistintamente), tutti hanno potenzialità e valori, l’insegnante curerà tutti.
Se poi l’insegnante è accorto, riflette bene sulla propria azione didattica, osserva bene i propri allievi non sarà difficile per lui accorgersi di quanto bene faccia agli “eccellenti” la cura dei compagni in “difficoltà”.
Se poi l’insegnante saprà coinvolgerli nella “cura” col lavoro di gruppo, di coppia si accorgerà di quanto questa condotta aiuti gli “eccellenti” a crescere. Ecco perché non servono i gruppi di livello.
Si accorgerà che mentre alcuni hanno bisogno di recuperare e crescere cognitivamente, altri, magari qualche “eccellente”, ha bisogno di crescere per maturare socialmente, affettivamente, psicologicamente.
Non tutti gli alunni sono uguali. Valorizziamo gli studenti più bravi” titola sul Corriere r. Abravanel, vediamo un po’ dove vuole farci arrivare.
Non tutti gli alunni sono uguali afferma la prima parte del titolo. E questa sarebbe una notizia, o piuttosto un’affermazione polemica nei confronti di chi (chi?) ha bisogno di sentirsi sparare sul muso una verità che lo stesso Abravanel riconosce universalmente riconosciuta in quanto “Tutti i sistemi educativi del mondo riconoscono che gli studenti non sono tutti eguali, nel senso che hanno diverse attitudini e capacità…”? Tutto il mondo dunque riconosce le diversità e allora chi non le riconoscerebbe? C’è qualcuno che non fa parte del “mondo”? Forse i comunisti, gli egualitaristi, i sessantottini trinaricuti? Ma se proprio essi combattono contro le disuguaglianze, le differenziazioni le discriminazioni ciò vuol dire che gli alunni non sono tutti uguali nemmeno per loro. Gli egualitaristi infatti non dicono che gli alunni sono tutti uguali come persone o come capacità (“Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni” – Marx) dicono solo che l’eguaglianza giuridica (Costituzione) deve sostanziarsi nell’eguaglianza delle opportunità e delle possibilità da fornire, queste sì, in forma e sostanza uguale per tutti indistintamente, affinché ciascuno possa godere di una piena cittadinanza.
Quindi che bisogno c’era di titolare “Non tutti gli alunni sono uguali”? Forse la risposta è nel fatto che per Abravanel ci sono alcuni alunni che sono “più uguali” degli altri e ai quali va il suo cuore e il suo pensiero. Che le cose stiano così è confermato dalla seconda parte del titolo “Valorizziamo gli studenti più bravi” (affermazione apodittica).
Dunque la prima parte del titolo, non rivolta a nessuno, perché tutti si è d’accordo, è un abbaiare alla luna, è un’ovvietà, è come dire che l’acqua calda è calda, talmente è scontata, tautologica. La prima parte del titolo, in verità, serve solo come pre-testo universale a supporto di una verità questa sì ideologica e assolutamente parziale (gli studenti più bravi sono solo parte dell’universo gruppo-classe).
Che Abravanel non abbia presenti i bisogni, le capacità, i diritti di tutti e di ciascuno, ce ne eravamo accorti non da oggi. Che la sua “meritocrazia” sia la negazione e il capovolgimento totale della lettera e dello spirito della Costituzione, anche di questo ci eravamo accorti.
La scuola deve pensare a tutti gli alunni “ugualmente”, “indistintamente”, deve cogliere e premiare gli sforzi e il lavoro di tutti per migliorarsi, ciascuno muovendo dalle proprie condizioni di partenza, che non possono essere causa di esclusione, separazione, ghettizzazione per alcuni e causa di riconoscimenti, premi, pre-destinazioni fortunate per altri.

Tutto il resto della trattazione è solo con-fusione dei concetti di “differenziazione” e di “flessibilità” da Abravanel usati come sinonimi riferiti a oggetti diversi tra loro come gli indirizzi di studio, l’organizzazione scolastica, le modalità dell’azione didattica.

Cobas Veneto

Pubblicato da: Cobas Veneto

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