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il FAHRENHEIT 451 di Luigi Brugnaro

da | 17 Lug 2015 | News

il FAHRENHEIT 451 di Luigi Brugnaro, il censore censurato

di Massimo Maiurana

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Dopo le polemiche seguite alla nota iniziativa del neo-sindaco di Venezia, quella riguardante il famoso indice dei libri proibiti, il Ministero dell’Istruzione ha diramato una circolare per chiarire un principio che di fatto taglia la testa al toro e sconfessa Brugnaro: il sindaco non ha nessuna autorità sull’offerta scolastica. Punto. Il che sarebbe talmente ovvio da non dover richiedere un intervento ufficiale, ma solo in teoria perché poi, nella pratica, la richiesta di Brugnaro, avanzata perfino in assenza di Giunta e senza che si fosse ancora insediato il Consiglio comunale, pur non essendo tassativa suonava come vagamente intimidatoria. Oltre che arrogante e inopportuna.
Nella lettera inviata da Brugnaro alle scuole si leggeva quanto segue: “Si chiede di voler raccogliere i libri ‘gender’, genitore 1 e genitore 2, consegnati durante l’anno scolastico e prepararli al fine del ritiro che avverrà al più presto da parte di un incaricato. Con i migliori saluti”. I libri a cui si riferiva Brugnaro erano stati infatti consegnati alle scuole dalla precedente amministrazione, nell’ambito del progetto “Leggere senza gli stereotipi” che tra l’altro ha ricevuto il sostegno di varie università e l’adesione di altre 70 ammini­stra­zioni pubbliche. In pratica il sindaco ha maldestramente tentato di ritirare un omaggio, perché di questo trattasi, fatto alle scuole da chi lo ha preceduto. Non esattamente una galanteria.

Ma al di là del fatto che non fosse nelle sue prerogative pretenderlo, si rileva nella missiva l’ennesimo uso dell’etichetta “gender” in riferimento a qualcosa che non incontra il favore delle idee dell’autore. In questo caso, poi, Brugnaro ha aggiunto per soprannumero anche l’etichetta “genitore 1 e genitore 2”, dimostrando così di non capire il significato di quello che ha letto o che gli è stato riferito. Come ha spiegato Chiara Lalli, la faccenda della dicitura “genitore” (senza numeri) non riguarda ovviamente i libri ma la modulistica, e comunque non si capisce perché sarebbe da ritenere offensiva. Soprattutto non si capisce perché oggi si dovrebbe obbligatoriamente scrivere “madre” e “padre”, o magari addirittura il contrario (non sia mai qualcuno possa pensare che i maschi siano meri donatori di seme senza autorità alcuna), quando già nel secolo scorso si usavano senza problemi diciture come “firma del genitore o di chi ne fa le veci”, includenti quindi chiunque abbia potestà genitoriale.

Del resto, come si può pretendere che Brugnaro, insieme a tutti i moderni (?) supereroi in lotta contro il gender (che tanto a combattere l’inesistente non si rischia nulla), possa capire queste differenze quando non si è evidentemente nemmeno preso la briga di dare un’occhiata ai libri che lui stesso ha additato. Infatti tra quei titoli troviamo, oltre a Piccolo uovo che sarebbe nientemeno che il vincitore del premio Andersen 2012, tutta una serie di libri che raccontano semplici storie di diversità, senza nemmeno prendere in considerazione né l’idea di famiglia omosessuale che tanto turba le notti del sindaco, né tanto meno tutte le altre accezioni di diversità riferite all’etnia, alla cultura, alla religione, al colore della pelle. Per dirla in breve, tutto quello che sta alla base del progetto avviato dalla delegata ai Diritti civili Camilla Seibezzi il cui nome, come già detto, è “Leggere senza gli stereotipi”. Quegli stereotipi sbandierati dagli identitaristi rimasti al medioevo. Non è “Leggere di due mamme o due papà”.

Alcuni di questi titoli li ha descritti Daria Bignardi nel suo articolo dall’eloquente titolo “Fate pure il blu e il giallo però fatelo a casa vostra, finocchi”. In questo caso il blu e il giallo sono i due colori diversi che, in uno dei libri all’“Index Brugnarum”, mescolandosi generano il verde. Proprio una sconcezza, e certamente nulla che sia udibile da orecchie innocenti, non c’è che dire! Chissà come mai nessuno ha avuto da ridire su libri come Le avventure di Pinocchio, che a questo punto potrebbe benissimo essere preso come un tentativo di legittimazione della clonazione umana, piuttosto che di quei testi celebrativi, allo stesso tempo, di famiglie arcobaleno e fecondazione eterologa che prendono il nome di Vangelo.

Naturalmente non sono mancate le iniziative di protesta sulla vicenda. Martina Galletta ha avviato su Change.org una petizione per chiedere al ministro Giannini di inviare alle scuole una circolare contro Brugnaro, che è poi quello che effettivamente è successo. Nel giro di sole 24 ore la petizione ha collezionato duemila firme, e nel momento in cui scrivo è oltre quota trentamila. Attraverso i social network è stata avviata un’iniziativa sotto l’hashtag #49libri49giorni che consiste nel leggere uno dei 49 titoli incriminati. Diverse le adesioni da parte di associazioni, librerie, biblioteche e tramite lo strumento del flashmob. Oltre 260 scrittori hanno inviato al sindaco il messaggio: “Signor sindaco, cortesemente bandisca anche i nostri libri. Non vogliamo stare in una città dove vengono banditi quelli di altri.”
Dal canto suo Brugnaro, forse in preda al panico per la sensazione di accerchiamento, non ha trovato di meglio da fare che rilanciare in stile complottista con questo tweet: «Ci dev’essere proprio una bella economia fiorente dietro la teoria del #gender. Evidentemente molti interessi sui bambini. Faremo chiarezza». In realtà, al netto dei suoi tentativi oscurantisti, è tutto molto chiaro, direi limpido, ma se proprio ha bisogno di ulteriore luce non ha che da scansare quelle fette di salame.

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Pubblicato da: Cobas Veneto

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