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La «fase due» della «Buona Scuola»

da | 18 Gen 2015 | Materiali

Incredibili beffe

Francesco di Lorenzo

Ebbene, siamo già alla fase due della Buona Scuola renziana ma, purtroppo, ci è sfuggita di mano (di testa) la fase uno. Senza voler essere per forza polemici o criticoni, la domanda è: ma cosa è successo di veramente significativo finora, nella fase uno, per intenderci? Perché evidentemente, ci siamo persi qualcosa.
In effetti, qualcosa è successo. Ad esempio, è successo che duecentomila persone (su una platea interessata di dieci milioni) hanno compilato il questionario proposto dal ministero, ed è successo che a tre giorni dalla chiusura della fase uno i questionari compilati erano solo 65mila, quindi ci sarà stata (si immagina) una ressa tremenda durata 72 ore, ed è successo anche che questa ressa sia stata supportata benissimo dai funzionari e dal sistema informatico del ministero. Ma è successo anche, a meno di smentite, che non sapremo mai quali critiche siano state mosse, nei questionari, al nostro sistema scolastico e se tali critiche abbiano smosso qualche coscienza o ne abbiano cambiato l’orientamento, se , insomma, la perdita di tempo inventata lassù in alto, tra Renzi e il ministero, sia stata mandata giù, ingoiata, creduta da tutti gli altri.
No, perché, a tal proposito, vien da pensare a quella magnifica canzone popolare meridionale intitolata ‘o guarracino, nella quale si narra della vita a misura umana dei pesci del mare, che ne farebbero di tutti i colori nelle profondità, per poi arrivare alla conclusiva domanda finale su chi veramente avesse potuto ingoiare una bugia (‘na palla) di quelle dimensioni.
Che tradotto in cifre potrebbe voler dire che bisogna essere veramente resi stupidi dal tempo corrente per credere in certe cose.
Altri significati profondi, nella vicenda in questione, non si intravedono. Si intravedono, però, analogie con la preparazione della riforma Moratti. Si era nel 2001, e la commissione Bertagna, insediata dal ministro, lavorava a scrivere la riforma. A detta del ministro, lo si faceva dopo l’ascolto di insegnanti, dirigenti, alunni e genitori e ciò era annunciato come la prima riforma che partiva dal basso, cioè dalla realtà quotidiana. Poi si scoprì dai documenti che tutto era già stato scritto qualche mese prima della fine delle consultazioni. Perché, a pensarci bene, si ascolta ma non è detto che si senta, e soprattutto, nessuno è tenuto a recepire ciò che si dice, si può sempre non essere d’accordo. Ora, però, a parziale conclusione, c’è da ribadire, per l’ennesima volta, che il ‘parolaio magico’, il principale artefice di tali manfrine, è vivo e vegeto, va avanti senza ostacoli. Vedremo se e dove andrà a sbattere. Se farà una virata all’ultimo momento, in una parola se ci stupirà. Si accettano scommesse!

Il ministro Giannini scopre l’acqua calda facendoci sapere che il terrorismo si combatte con l’istruzione e la cultura, e che con la ‘formula del contatto e della conoscenza anche di mondi diversi, si possono risolvere questi grandi problemi’, parole che farebbe bene ad indirizzare senza equivoci a colleghi di parlamento e a neoleader di movimenti populisti e pseudo nazionalisti che per pochi voti venderebbero l’anima a chiunque, figurarsi su temi in cui entrano in gioco ignoranza e xenofobia. Bene, mentre il ministro dell’istruzione dunque fa tali ampie dichiarazioni, si scopre che non sono solo i vigili di Roma ad ammalarsi in massa e tutti nello stesso momento. Infatti, in una scuola della provincia di Agrigento, 70 insegnanti su 170 sono malati o usufruiscono della legge 104, la possibilità cioè di assentarsi da scuola tre giorni al mese per accudire un familiare in difficoltà. Al riguardo, i numeri nella provincia di Agrigento sono da capogiro: usufruiscono della 104, 1000 su 4000 insegnanti e 469 su 1823 tra il personale Ata. Numeri da far venire il malditesta, numeri da epidemia di natura contagiosa, altrimenti non si spiega.
Intanto la Procura ha arrestato una ventina di persone, tra cui alcuni medici che avrebbero aiutato il diffondersi dell’epidemia, e altre sono indagate. Così va il mondo.
C’è poi, sempre nella stessa zona, in agguato, l’insegnante simpaticone che, mentre sta in permesso, posta su facebook le sue foto in costume da bagno e in crociera. È naturale che poi il collega onesto che ogni giorno si fa duecento chilometri tra andata e ritorno per raggiungere la scuola perché tutti i suoi parenti sono sanissimi, si incazza di brutto. E che miseria… è una sfortuna avere tutti sani in famiglia.

Se poi cade l’intonaco dal soffitto di un’aula di scuola dell’infanzia a Sesto S.Giovanni, periferia nord di Milano, nella civilissima Lombardia, è solo coincidenza, sfortuna e imprevedibilità, ma intanto sette bambini sono finiti in ospedale, anche se nessuno in modo grave. Menomale!

Cobas Veneto

Pubblicato da: Cobas Veneto

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