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“Liberiamo la scuola”

da | 27 Ott 2013 | Materiali

“Liberiamo la scuola”

di A. Ichino e G. Tabellini

La proposta di cambiamento dell’istituzione scolastica, elaborata dal Corriere della sera con Andrea Ichino e Guido Tabellini, è analoga alla composizione di uno studente che, non afferrando il senso della traccia d’un tema d’italiano, si arrabatta a raccogliere dati, desumendoli da esperienze pregresse consonanti.

“Liberiamo la scuola” è il titolo della pubblicazione: l’incatenatore è lo Stato che “annacqua la valutazione delle scuole o la diffusione delle informazioni su di esse per evitare di rivelare le carenze degli istituti pubblici”; “Scoraggia le innovazioni curricolari per non trovarsi a dover gestire problemi organizzativi o sindacali”; “Ha lasciato lentamente deperire la scuola sotto il condizionamento di difficoltà e rigidità di tipo amministrativo”; “Disegna le scuole in ogni dettaglio”; “Riflette le preferenze dei governi che l’hanno disegnata più che le esigenze reali e diversificate di una collettività in continua evoluzione”.

Sono tutte affermazioni figlie d’una conoscenza da passa parola, generate dall’omessa lettura delle regole del sistema in cui la scuola è immersa.

Si trascrivono alcuni suggerimenti che gli autori formulano, affiancandoli con le corrispondenti norme.

“L’autonomia consente alle organizzazioni di operare sulla base di informazioni migliori e acquisite più rapidamente proprio riguardo al bacino di utenza che esse tendono a servire .. e modificare in modo flessibile e veloce le decisioni prese”.
l DPR 275/99 recita “l’autonomia delle istituzioni scolastiche si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento”
Cos’è la progettazione se non l’ideazione, la gestione e il controllo di percorsi atti a conseguire i risultati attesi?

“Le scuole saranno maggiormente spinte a disegnare con flessibilità l’offerta formativa che la collettività di riferimento desidera, dotandosi delle strutture che meglio si prestano a realizzarla”.
Il decreto legislativo 297/94 conferisce al Consiglio di circolo/d’Istituto il mandato di “elaborare e adottare gli indirizzi generali”: l’organismo collegiale, composto dalla dirigenza, dalla rappresentanza dei docenti, dei genitori e degli studenti orienta il servizio della scuola attraverso l’elencazione delle competenze generali che gli studenti dovranno esibire al termine del percorso. Al tempo stesso l’organo è responsabile della formulazione dei “criteri generali della programmazione educativa” e de “l’organizzazione e la programmazione della vita e dell’attività della scuola”.

“Sono i bravi insegnanti a fare le buone scuole”
Un’asserzione che ci riporta all’inizio del secolo scorso quando la scuola era finalizzata alla trasmissione della conoscenza, quando la struttura scolastica era parcellizzata, quando l’organizzazione era conforme al modello gerarchico-militare.
La legge 53/2003 ha sostituito il termine scuola con “Sistema educativo di istruzione e di formazione” orientandolo alla promozione dell’apprendimento il cui significato è stato fatto corrispondere al consolidamento e allo sviluppo di capacità e di competenze.
Lampante appare la divaricazione tra i due scenari: oggi l’insegnamento risulta essere il segmento terminale dell’attività docente. Esso è preceduto dall’elencazione dei comportamenti che consentiranno allo studente di interagire positivamente con il conteso in cui si inserirà al termine del segmento di studi [competenze generali]; è seguito dall’enucleazione delle capacità sottese alle competenze generali, si conclude con la progettazione didattica e la gestione dell’aula.

“E’ indispensabile che le scuole possano assumere il loro personale con contratti di lavoro di natura privata . e potranno liberarsi degli insegnanti meno capaci”
Le questioni delle assunzioni e dei licenziamenti possono essere poste solamente se il problema formativo, il problema educativo, il problema dell’istruzione e quello dell’insegnamento hanno trovato le relative strategie risolutive e le corrispondenti strutture decisionali sono state disegnate.

“La nostra proposta ci sembra l’unica strada percorribile per sperimentare soluzioni efficaci al decadimento della scuola italiana”
Uno slogan pubblicitario: tutti gli ostacoli che sono stati frapposti alla concretizzazione della volontà del legislatore sarebbero emersi se l’attenzione degli autori fosse stata correttamente orientata e l’argomentazione edificata sul solido e fertile terreno delle norme di legge.

“Per affrontare i problemi più urgenti della scuola italiana è necessario aver chiara la direzione verso cui vogliamo muovere, ossia quale deve essere il disegno di lungo periodo del sistema scolastico”.
Come non essere d’accordo!
Stupefacente ma significativo il fatto che “Liberiamo la scuola”, nonostante lo scritto sia campato per aria e snaturi, sminuendolo il lavoro scolastico, abbia sollevato solo timide rimostranze da parte dei professionisti della scuola.

Cobas Veneto

Pubblicato da: Cobas Veneto

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