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AGENDA MONTI PER L’UNIVERSITA’

da | 27 Dic 2012 | News

Agenda Monti per università e ricerca: l’abbiamo letta. Ma non riguarda il futuro.

di ROARS

Anzi, sembra scritta diversi anni fa. Redatta da qualcuno che di recente non si è occupato di università e ricerca, o è affetto da un deficit di attenzione nei confronti dei dati e del dibattito internazionale: ignora i tagli appena approvati, parla di facoltà che non esistono più, non sa che l’ANVUR è oggetto di critiche anche oltre l’Atlantico. Dice che è prioritario accrescere gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione, ma soltanto nel settore privato. Ripropone luoghi comuni sull’economia della conoscenza, e trascura l’allarme che alcuni dei più autorevoli pensatori liberali hanno lanciato da tempo riguardo alla tendenza a subordinare università e ricerca alle esigenze della produttività, rinunciando al ruolo centrale che esse hanno avuto storicamente – e dovrebbero avere ancora – nel favorire la fioritura di una sfera pubblica plurale e di istituzioni politiche autenticamente democratiche. Un testo reticente, ma il vero messaggio è tra le righe. Basta saperlo leggere.

Il 23 dicembre, è stata pubblicata la cosiddetta Agenda Monti. Nelle parole del suo eponimo essa contiene dei punti programmatici attorno ai quali si auspica la formazione di “coalizioni ampie”:

Non mi schiero con nessuno ma la mia agenda è chiara ed è aperta a tutti per coalizioni ampie. Alle forze che manifesteranno adesione convinta e credibile all’agenda Monti, sono pronto a dare il mio incoraggiamento e, se richiesto, anche la guida, e sono pronto ad assumere un giorno, se le circostanze lo volessero, responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento.

Da parte nostra, c’è ovvio interesse per i contenuti riguardanti l’università e la ricerca. Del Monti opinionista ricordiamo il sostegno pieno alla riforma Gelmini, che avrebbe “ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti” (Il Corriere della Sera, 2 gennaio 2011). Del Monti capo del governo non potremo dimenticare facilmente la fiducia apposta a una legge di stabilità che ha confermato 300 mln di tagli sul Fondi di Finanziamento Ordinario riducendo di soli 100 mln i tagli “ad orologeria” che erano stati programmati dal precedente esecutivo. Non si tratta di cifre piccole per un sistema già pesantemente penalizzato nel corso degli ultimi anni. Si tratta di una stangata dagli effetti presumibilmente letali, come hanno sottolineato sia la stampa sia gli addetti ai lavori. Per sventarla, con un appello congiunto, la Conferenza dei Rettori, il Consiglio Universitario Nazionale e il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari avevano lanciato con forza:

l’allarme sul collasso che colpirà inevitabilmente la maggior parte degli Atenei italiani se il Senato della Repubblica non provvederà a ripristinare questi 400 mln di euro necessari alla sopravvivenza delle Università già pesantemente sottofinanziate.

Difese corporative? Improbabile, visto che persino Francesco Profumo, il ministro in carica del MIUR, che all’inizio del proprio mandato aveva affermato che “La riforma Gelmini non si cambia, bisogna solo oliare il sistema”, ha infine levato un grido di dolore attraverso la stampa per ottenere l’ascolto che i colleghi di governo gli stavano evidentemente negando:

i 100 milioni sono assolutamente insufficienti e finiranno con il mandare in default più della metà degli atenei, che non potranno così fare fronte alle spese per il funzionamento

La fine è nota. Monti ha preso sul serio le dichiarazioni di Profumo sulla riforma Gelmini, e ignorato il suo grido di dolore. Un esito che forse sancirà anche la fine della carriera politica di un ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che si è rivelato privo della credibilità necessaria per difendere la sopravvivenza di una delle istituzioni di cui era responsabile.

A valle dell’approvazione della legge di stabilità, il 20 dicembre, la CRUI ha approvato all’unanimità una dura mozione in cui si parla di “politica nemica del sapere”. In particolare, la Conferenza dei Rettori evidenzia la continuità tra governo Berlusconi e governo Monti affermando che:

le gravissime e irresponsabili scelte del Governo e del Parlamento contenute nel DDL di stabilità risultano perfettamente coerenti con il piano di destrutturazione del sistema iniziato con le LL. 133/2008 e 126/2008.

Queste sono le premesse storiche e il contesto in cui va letta la parte dell’Agenda Monti che riguarda l’università.

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Pubblicato da: Cobas Veneto

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