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Via le 24 ore, ma paga sempre la scuola pubblica

da | 20 Nov 2012 | Materiali

Via le 24 ore, ma paga sempre la scuola pubblica

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Giusto il giorno prima dello sciopero era arrivata la notizia dell’approdo in Aula della Legge di Stabilità. Era stata reperita la copertura finanziaria che consentiva l’accoglimento da parte della Commissione Bilancio della Camera dell’emendamento della norma della Legge di Stabilità che innalzava l’orario dei docenti da 18 a 24 ore a parità di retribuzione. E’ il risultato di una straordinaria mobilitazione delle scuole e dei cervelli.

A pagare però sarà ancora la scuola, che subirà i seguenti tagli:

* 1,8 milioni dal taglio dei distacchi sindacali e dei comandi dei docenti del personale scolastico al ministero e ad altri enti;

* 6 milioni dalla dismissione immobile di piazzale Kennedy, a Roma, utilizzato come sede del ministero dell’Università prima dell’accorpamento con il ministero dell’Istruzione

* 20 milioni dai tagli per i bandi dei fondi First e Trin

* 30 milioni di tagli sul progetto Smart City nel centro nord;

* 47,5 milioni dal fondo per il miglioramento dell’offerta formativa “senza pregiudicare l’offerta”;

* ulteriori maggiori risorse da un fondo alimentato nel passato dagli accantonamenti di risorse raccolte con vecchi tagli (circa 80milioni).

Il taglio dei fondi per il Mof , il fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa, inciderà sulla retribuzione dei docenti e sulla qualità dell’offerta didattica delle scuole pubbliche. L’orario dei docenti tornerà comunque in agenda. Per i sindacati la cancellazione delle 24 ore è positiva “ma non sufficiente a far rientrare la mobilitazione” per il 24 novembre: la scuola è sempre penalizzata.

Rimane irrisolto dalla Legge di Stabilità il problema di circa 3.500 lavoratori della scuola (quelli della famosa “quota 96“) il cui torto è stato quello di nascere qualche secondo dopo il 1951 e quindi di non partecipare ai benefici pensionistici bloccati dal ministro Fornero alla data del 31 dicembre del 2011, senza tenere conto che nella scuola l’anno lavorativo si conclude il 31 agosto.

Intanto altri tagli si preparano per la scuola pubblica: uno, ne lancia l’allarme Marina Boscaino, è “il ripensamento del tempo-scuola: eliminare un anno di scuola superiore. Risparmio stimato: circa 3 miliardi di euro“. Un altro, imminente, è la riorganizzazione del dicastero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, con l’accorpamento di alcune direzioni e il taglio del 20% dei dirigenti.

E al Ministero dell’Istruzione e della Ricerca una pentola maleodorante

Al contrario vengono confermati i finanziamenti per la scuola privata. Il reintegro dei fondi per le scuole private pari a 223 milioni di euro è stato salvato nella notte tra mercoledì e giovedì dalla Commissione Bilancio della Camera grazie a un emendamento presentato dalla parlamentare Pd, Simonetta Rubinato, e sostenuto da un ampio fronte bipartisan. Di questo nuovo finanziamento le scuole private potranno godere da subito, in quanto è immediatamente erogabile e si andrà a sommare ai 227 milioni già messi a disposizione dal Miur.

Per l’Anief è una concessione incostituzionale e ancora più assurda perché attuata mentre gli istituti pubblici ed il suo personale sono sottoposti ad una severa spending review. Se quei fondi fossero affidati all’istruzione pubblica si sbloccherebbero in un colpo solo il problema degli inidonei, degli insegnanti soprannumerari e le assunzioni del persona Ata.

Per l’Associazione “Per la Scuola della Repubblica” si tratta di una

delle nefaste conseguenze della legge 62/2000 che ha cancellato il limite tra la funzione dello Stato e l’iniziativa privata sul terreno dell’istruzione.

Si assiste grazie a questa legge di cui andrebbe chiesta a gran voce l’abrogazione, al capovolgimento del dettato costituzionale: tagli e restrizioni alla scuola dello Stato, contributi alle scuole paritarie.

E in tempi di vacche magre secondo un dossier inviato al Fatto quotidiano dirigenti del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca dirottavano fondi europei per centinaia di milioni con bandi di gara scritti su misura per le aziende amiche. Al centro del “sistema” la Direzione Generale della Ricerca, responsabile dell’erogazione di 6,2 miliardi di contributi comunitari a fondo perduto, 3 miliardi di budget statale e un miliardo l’anno di fondi ordinari per gli enti di ricerca. Una montagna di soldi in parte già finiti al centro di inchieste per truffa, dal dissesto dell’Idi romana al Gruppo Silva che dirottava al nord i fondi europei per il Meridione. Nel dossier spuntano anche i nomi dei più stretti collaboratori dei ministri Gelmini e Profumo, si indicano società in quota a partiti e politici, sulle quali sarebbe caduta una pioggia di quattrini grazie a meccanismi oliati di corruzione e scambio. Gelmini dice che lei non c’entra, Profumo che manderà degli ispettori.

Un altro spreco del ministero dell’Istruzione è rivelato da Report del 18 novembre. Il ministero ha elargito monete sonanti all’azienda privata di Ilaria Sbressa, moglie di Andrea Ambrogetti, direttore delle relazioni istituzionali di Mediaset e presidente dell’associazione del digitale terrestre. Così come Massimo Zennaro, prima di lasciare il Ministero, stanzia quasi un milione e mezzo di euro da destinare a prodotti multimediali per la scuola, e una commissione mista creata tra i carrozzoni del Miur e dell’Ansas decide di investire 730.00 euro per comprare 19 “Pillole del sapere” realizzate proprio dall’azienda della Sbressa: un format di filmati della lunghezza di 3 minuti ciascuno.

Questo il commento di Giorgio Israel:

Provo un gran soddisfazione nel vedere che finalmente inizia a scoperchiarsi quella pentola maleodorante da cui sono usciti i deliranti progetti di valutazione degli insegnanti, il concorso per dirigenti scolastici (e la connessa batteria di test), i tentativi di affossare il TFA e poi le deliranti batterie di test per i TFA; e da cui stanno per uscire le batterie di test per il concorso per insegnanti.

Nel frattempo viene reso noto che secondo un calcolo realizzato per IISole24Ore da Aran, l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche ammiinistrazioni, se si prende come indicatore la retribuzione media contrattuale annua del 2009, si scopre che tra il 2010 e il 2012 i dipendenti hanno perduto 1.602 euro l’anno di reddito a causa dell’inflazione, che nel periodo è crescita del 7,5 per cento.

Mentre Lucio Ficara osserva “In questi ultimi anni, sui temi degli interventi legislativi per la scuola, abbiamo potuto registrare una innaturale avversione, che potremmo definire una vera e propria idiosincrasia, nei confronti del contratto collettivo del personale scolastico“, Mario Piemontese rileva che non è stato accolto l’emendamento del comma 45 della Legge di Stabilità, e l’Anief propone un ricorso collettivo contro il blocco del contratto di lavoro e degli scatti stipendiali.

Per i politici invece buone notizie: non c’è nessuna difficoltà a reperire i soldi per i trattamenti pensionistici degli ex parlamentari; crescono i benefit, viaggi gratis e lezioni di inglese e informatica; crescono, anche, i trattamenti previdenziali.

Cobas Veneto

Pubblicato da: Cobas Veneto

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I comitati di base della scuola sono un sindacato di base nato negli anni ’80 e che da allora opera nel nostro territorio e nel territorio nazionale, con docenti e A.T.A. volontari – precari e non – disposti a mettersi in gioco.

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