Fioramonti si è dimesso
da AGI
Lo aveva detto e l’ha fatto. Lorenzo Fioramonti è stato di parola. Il livello di risorse contenute nella Manovra per l’Istruzione non dovevano scendere sotto la soglia dei tre miliardi, “se no me ne vado”. E così ha fatto, consegnando la lettera di dimissioni al premier Giuseppe Conte, sembra già all’antivigilia di Natale. “Dopo una serie di esecutivi che hanno tagliato sull’istruzione, non mi posso accontentare di un governo che smette di prelevare soldi dal Miur. Bisogna investire e con forza”, aveva detto il politico Cinquestelle a Repubblica il 5 novembre scorso, quando ancora la discussione sulla legge di Bilancio doveva entrare nel vivo. “Questo governo con questa Finanziaria deve fare tante cose – aveva dichiarato nell’intervista – e io apprezzo lo sforzo: non far aumentare l’Iva, ridurre il cuneo fiscale, intervenire sulla sanità. Ma quella che io propongo è una questione centrale: ricerca, università, scuola. E il dibattito fin qui è stato insufficiente. Giorno e notte lo riproporrò e seguirò i lavori parlamentari, so che una Legge di bilancio ha un cammino lungo”.
Ancora: “Non possiamo continuare ad amministrare un Paese con la paura di perdere consenso, alla fine tutto questo si trasforma in paura del futuro. Stiamo vivendo un momento storico e abbiamo un’occasione irripetibile: un governo progressista può e deve sincronizzare l’Italia sull’orologio delle nazioni più progredite, che da anni hanno già fatto quello che io provo a proporre. A partire da un finanziamento importante, continuo e puntuale a ricerca, università e scuola”.
Il suo era già allora un ultimatum al suo stesso governo: “O tre miliardi a scuola e università o mi dimetto – aveva poi confermato anche nei giorni successivi – so che cosa ho detto e so che sono un uomo di parola”. Del resto, quel tetto di tre miliardi lo aveva già fissato il giorno del giuramento del governo Conte II. Era il 5 settembre e la discussione sulla Finanziaria ancora ben lontana. Parlando a margine con i giornalisti, il neo ministro sembrava avere già le idee chiare.
Ma quei tre miliardi non sono arrivati.
Centro studi per la Scuola Pubblica
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Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.