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Donazzan: così la regionalizzazione della scuola nel Veneto

da | 22 Apr 2019 | News

Donazan: così la regionalizzazione della scuola nel Veneto

di Martina Zambon dal CorriereVeneto.it

A propugnare l’idea che una gestione diretta, regionale, della scuola porterà benefici a tutti, resta il Veneto. Con il governatore Luca Zaia, certo, ma anche con l’assessore al Lavoro e alla Formazione Elena Donazzan recentemente uscita da Forza Italia. «In giunta regionale – sorride lei – sono senz’altro la patriottica nazionalista. Bene, proprio io difendo l’idea di plasmare la scuola veneta sul modello trentino ascoltando le esigenze del territorio». E Donazzan ha un’opinione precisa su cosa intendesse Stefani parlando di scontro fra Lega e M5S sulla scuola declinata secondo l’autonomia: «Lo diciamo chiaramente? Il M5S rappresenterebbe le ragioni del Sud? Io dico che l’autonomia soprattutto riferita all’istruzione viene piegata a un’interpretazione strumentalmente territoriale. Cosa ci sarebbe di sbagliato nell’obbligare tutte le regioni a ottenere i risultati del Veneto spendendo molto meno?». Una domanda retorica che proietta il ragionamento dritto al fulcro del problema: le risorse.

A tre anni dall’autonomia, scatterebbero i costi standard e il Veneto ci guadagnerebbe nettamente. Oggi la spesa pro capite per alunno è di 483 euro, la media nazionale è di 537 euro. Per assicurare anche a Lombardia e Veneto ad esempio i 537 euro pro capite, servirebbe un miliardo in più. Tradotto, le regioni in cui si spende più della media nazionale si vedrebbero ridotti i trasferimenti.
«Qui serve chiarezza – spiega Donazzan – l’autonomia nella scuola è tutt’altro che un problema di unità nazionale tanto che il riferimento è sem- pre stata la provincia autono mia di Trento tutt’altro che slegata dal contesto naziona- le. Non ci saranno “contratti regionali”. Lo spiego così, i docenti avranno l’equivalente di una contrattazione azien- dale di secondo livello legata alla produttività». Sandra Biolo della Cisl regionale e Marta Viotto, sua omologa della Cgil attaccano lancia in resta: «Il sistema scolastico deve restare nazionale, è la scuola che ha unito l’Italia, non possiamo dividerla. Pari requisiti ovunque». Donazzan ribatte: «Ripeto e non lo dico da leghista – conclude l’assessore – ma da italiana: il percorso autonomista spingerà anche alcune regioni del Sud a ottenere i risultati qualitativi del Veneto spendendo, come noi, molto meno. L’Italia dovrebbe chiedere al Veneto come fare…».

Come cambierebbero le condizioni retributive con l’autonomia? In Trentino sono istituzionalizzate due integrazioni al contratto nazionale: l’assegno provinciale per 13 mensilità (194 euro lordi) per docenti di elementari, medie e superiori più altri 100 euro per dieci mensilità, da settembre a giugno, come indennità di flessibilità. In totale sono 294 euro lordi al mese, 170 netti (che fanno decadere però il bonus di 80 euro di Renzi). In cambio i docenti devono garantire 40 ore di potenziamento formativo cioè supplenze brevi e altre attività più altre ore, da 70 a 99 l’anno per compensare le «ore» da 45-50 minuti. «Si è sempre connessi con la scuola, non si stacca mai – spiega Pietro Di Fiore della Uil trentina – tanto che molti colleghi rinunce- rebbero volentieri ai soldi in più…». E il M5S che dice? Risponde Jacopo Berti: «Spiace vedere un ministro fare a scaricabarile, mi auguro che col suo collega Bussetti risolva il problema alla svelta». E il sottosegretario Mattia Fantinati aggiunge: «I Lep e costi standard saranno fondamentali. Anche per le scuola. L’autonomia va fatta, senza se e senza ma. E va fatta per bene».

Cobas Veneto

Pubblicato da: Cobas Veneto

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