I COBAS, insieme ad ADL Cobas, Clap e Sial Cobas, convocano per l’intera giornata del 28 novembre lo sciopero generale per tutti i settori privati e pubblici
PER:
· Massicci investimenti nei settori pubblici di Sanità, Scuola, Università, Trasporti, Servizi di assistenza e il taglio drastico delle spese militari.
· La stabilizzazione di tutti i precari/e e dei lavoratori/trici in appalto della P.A.
· Il rinnovo dei contratti pubblici e privati con aumenti salariali adeguati per recuperare almeno l’inflazione reale.
· Pieno adeguamento delle pensioni alla inflazione reale e abolizione della legge Fornero.
· La riduzione generalizzata dell’orario di lavoro e l’introduzione per legge del salario minimo.
· Per la libertà di movimento e i diritti di cittadinanza.
· La rottura dei legami economici e del sostegno militare allo Stato di Israele, in solidarietà con la lotta per l’autodeterminazione del popolo palestinese.
CONTRO:
· Le politiche economiche e fiscali contenute nella legge di bilancio; l’economia di guerra e lo spostamento di risorse dalle spese sociali agli armamenti.
· La privatizzazione delle aziende energetiche, delle poste, delle telecomunicazioni, del trasporto pubblico, dei servizi di igiene ambientale, della sanità, dell’istruzione e per la ripubblicizzazione di quelle già privatizzate.
· La politica degli appalti e subappalti che precarizza il lavoro e regala profitti alle imprese private.
· La violenza di genere in tutte le sue forme e ogni divario salariale di genere.
· Il D.d.l. (Sicurezza) n. 1660 che criminalizza il conflitto sociale.
· L’Autonomia differenziata che acuisce le differenze sociali tra i territori e tra i cittadini delle diverse regioni.
NELLO SPECIFICO DELLA SCUOLA,
scioperiamo per
Recupero del potere d’acquisto del personale scolastico del 30%
Negli ultimi 30 anni, il potere d’acquisto di docenti ed ATA si è ridotto di circa il 30%, a causa di contratti scaduti, aumenti irrisori e un’inflazione galoppante. Ad aggravare la situazione, gli aumenti del contratto-miseria, appena firmato, non solo non compensano minimamente il forte calo del valore dei salari degli ultimi decenni, ma sono anche ben lontani dal coprire l’inflazione del 14,8% dell’ultimo triennio, visto che gli aumenti sono solo del 6%, con una perdita ulteriore di oltre l’8%. Questa continua perdita svaluta la funzione educativa, impoverendo le condizioni di vita di docenti e ATA. Il recupero del 30% del potere d’acquisto è una necessità di giustizia e dignità sociale. La qualità dell’istruzione dipende anche dal riconoscimento economico di chi quotidianamente costruisce il sapere e le relazioni.
Per docenti ed ATA pensione corrispondente all’ultimo stipendio e in età compatibile con un lavoro gravoso e usurante – No al Fondo Espero e al silenzio -assenso
Il personale scolastico merita una pensione corrispondente all’ultimo stipendio. Il Fondo Espero, promosso e amministrato dai sindacati “rappresentativi” e dall’amministrazione, rappresenta un modello inaccettabile di privatizzazione strisciante della previdenza pubblica, così come è inaccettabile il meccanismo liberticida del silenzio- assenso per i neo assunti. È necessario invece destinare risorse pubbliche per rafforzare il sistema previdenziale, garantendo un’uscita dal lavoro a un’età compatibile con la fatica fisica e psicologica che l’insegnamento e i compiti ausiliari comportano (lavori gravosi e usuranti).
Assunzione su tutti i posti disponibili e ripristino del “doppio canale” per eliminare il precariato
Il precariato nella scuola italiana è una ferita aperta che dura da decenni. Più di 200.000 docenti e ATA vivono in una condizione di instabilità cronica, passando da un contratto all’altro, spesso lontani da casa, privi di continuità didattica e di tutele. Questa situazione non solo penalizza i lavoratori/trici, ma danneggia la qualità dell’insegnamento e la continuità educativa. È necessario assumere “in ruolo” su tutti i posti vacanti e disponibili in organico, procedendo a stabilizzazioni immediate tramite procedure snelle e trasparenti e ripristinando il “doppio canale”.
Ruolo unico docenti dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado
La frammentazione della professione docente in una molteplicità di ruoli e contratti differenziati ha creato disuguaglianze ingiustificate e un indebolimento complessivo della categoria. La proposta di un ruolo unico dei docenti, che comprenda l’intero arco dell’istruzione statale, dall’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado, intende riconoscere la natura unitaria della funzione docente. L’insegnamento, pur con le specificità dei diversi ordini e gradi, è fondato sulla medesima finalità educativa e formativa. Il ruolo unico permetterebbe di superare disparità contrattuali e percorsi di carriera disomogenei, favorendo una retribuzione equa e commisurata alla professionalità.
No alla “riforma a pezzi” della scuola di Valditara ( tecnici e professionali quadriennali- Made in Italy – tutor e orientatore- docenti incentivati- riforma degli organi collegiali)
Seppur diviso in provvedimenti specifici, si tratta di un disegno complessivo che punta a completare l’aziendalizzazione della scuola tramite la differenziazione e gerarchizzazione dei docenti e la subordinazione degli organi collegiali al dirigente-manager, asservendo la scuola pubblica alle scelte imprenditoriali che privilegiano lavoratori precari, a basso costo e dequalificati.
Classi con un massimo di 20 alunni, e 15 in presenza di alunni con disabilità
La qualità dell’istruzione passa anche attraverso le condizioni materiali in cui si apprende e si insegna. Classi sovraffollate con oltre 25 o 30 alunni/e impediscono un lavoro didattico efficace, aumentano lo stress dei docenti, riducono l’attenzione verso i singoli e l’inclusione. Va fissato per legge un numero massimo di 20 alunni/e per classe, che scenda a 15 in presenza di alunni/e con disabilità: è un investimento per la qualità, la sicurezza, l’inclusione e per la salute psico-fisica del personale e degli studenti/tesse. Ridurre il numero degli alunni/e significa anche creare nuovi posti di lavoro, migliorare la relazione educativa e consentire una didattica realmente individualizzata.
No alle Indicazioni Nazionali 2025
E’ un documento fortemente ideologico, intriso di nazionalismo e retorica, che utilizza la “personalizzazione” e la “valorizzazione dei talenti” come strumenti di selezione classista L’obiettivo politico è costruire nel tempo l’egemonia politico-culturale della destra. Denunciamo in particolare l’ossessione identitaria e occidentalista, evidente soprattutto nell’impostazione dell’insegnamento della storia, e la deriva autoritaria che attraversa l’intero impianto, in contrasto con l’idea di una scuola attiva, democratica, pluralista e aperta. In tale direzione è’ un segnale grave che il MIM abbia recentemente censurato un corso di formazione sull’educazione alla pace.
No all’Autonomia differenziata
L’AD non garantisce i servizi essenziali e i diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale, frammenta scuola e sanità creando disuguaglianze nell’offerta formativa, nei diritti sociali, in particolare nei diritti all’istruzione e alla salute della popolazione.






