Il 23 maggio il ministro Valditara ha presentato un disegno di legge che introduce il consenso informato preventivo nelle scuole. A febbraio Lega e FdI avevano presentato due distinti e analoghi disegni di legge sulla stessa materia. Il consenso informato preventivo stabilisce la facoltà per le famiglie di esonerare i propri figli dalle lezioni che riguardano temi legati alla sessualità tenute durante l’orario scolastico e l’obbligo per le scuole di fornire ore di didattica alternativa agli esonerati.
Il testo della Lega estendeva a tutti i temi di rilevanza etica questo dispositivo. Il 12 giugno i testi sono stati assegnati in sede referente alla VII Commissione Cultura ed erano state predisposte delle audizioni. Ad oggi le sedute delle audizioni sono state tre.
Come presidente dell’associazione Cattive Ragazze con qualificata competenza sul tema avrei dovuto essere ascoltata. Invece all’ultimo la Commissione ha convertito le audizioni chiedendo alle realtà rimanenti l’invio di memorie scritte. In questo modo si è negata la possibilità del confronto. Questa modalità di selezione escludente è denunciata anche da diverse associazioni e soggettività trans che lamentano di essere state escluse dalla discussione sulla scuola pubblica che le investe direttamente non solo per quanto riguarda le carriere alias ma soprattutto per l’idea di scuola che il governo sta definendo. La chiusura è imputabile alla presidenza della Commissione che ha fissato ai primi di agosto la consegna degli emendamenti. Grande è la responsabilità politica del governo ma anche delle opposizioni che potrebbero ascoltare le realtà escluse per redigere gli emendamenti. Sarà, infatti, attraverso gli emendamenti della maggioranza che la legge prenderà la sua vera forma, così pure gli emendamenti dell’opposizione finiranno per avere un peso.
Perché il governo accelera per approvare questa legge? Perché potrà essere applicata sin dall’inizio del nuovo anno scolastico con conseguenti ricadute sui Patti educativi di Corresponsabilità tra scuola e famiglia. Una fretta che maschera le reali intenzioni normative sul consenso informato preventivo.
La questione che si voglia applicare la possibilità di esonero dalle lezioni solo ai temi legati alla sessualità è pretestuosa. Il vero intento, come si evince dagli interventi dei movimenti anti gender ascoltati in Commissione e dalle relative proposte di modifica al testo, è quello di estenderlo a tutti i temi di rilevanza “etica”. Il senso politico di questo provvedimento è quello di trasformare la scuola pubblica di un ente erogatore di un servizio a domanda individuale, una scuola alla carta dove ogni singola famiglia può pretendere un’offerta formativa corrispondente alle sue “sensibilità”.
Con il consenso informato preventivo la scuola non avrà più il carattere di Istituzione di interesse pubblico, perderà la sua funzione pedagogica e democratica. La libertà di insegnamento sarà fortemente limitata. La scuola viene presentata come un luogo pericoloso in cui doversi difendere. La libertà di scelta educativa voluta e protetta dalla Costituzione,e richiamata ancora ieri da Valditara durante il question time alla camera, non riguarda la possibilità per i singoli genitori di intromettersi nella vita della Scuola pubblica ma la possibilità di iscrivere i propri figli alle scuole private. Il diritto dovere di educare i figli nasceva da esigenze di tutela sociale dei minori. Così l’obbligo scolastico cui si opponevano le famiglie che volevano che i figli lavorassero invece di studiare fu risolto nella facoltà riconosciuta allo Stato di disporre sull’educazione delle nuove generazioni perché al centro del nostro ordinamento vi era, e da allora rimane, l’interesse del minore e non i diritti dei genitori.
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