PERCHÉ È MEGLIO NON ADERIRE AI FONDI PENSIONE?
Tra le varie ragioni:
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l’unica certezza che abbiamo nel caso di adesione a un fondo pensione negoziale come ESPERO è che non riceveremo più il TFR da maturare. Il TFR è salario differito, cioè sono soldi del/la lavoratore/rice: un accantonamento annuo che corrisponde quasi al valore di una mensilità e che è rivalutato annualmente con l’1,5% fisso più il 75% del tasso di inflazione.
Che poi qualcuno si arroghi il diritto di prenderseli in gestione semplicemente attraverso il «silenzio» del/la dipendente sembra un borseggio con scaltrezza;
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inattendibilità delle simulazioni sui rendimenti attesi che si basano su dati relativi alla crescita della contribuzione, tasso di inflazione e costi che devono essere preimpostati. Questi valori non sono certi né prevedibili e infatti nelle Avvertenze che si possono leggere in queste mirabolanti simulazioni, si trova sempre qualcosa del genere: «Gli importi di seguito riportati sono proiezioni fondate su ipotesi di calcolo che potrebbero non trovare conferma nel corso del rapporto. In tal caso la posizione individuale effettivamente maturata e la prestazione pensionistica corrispondente risulteranno differenti da quelle riportate. Le indicazioni fornite non impegnano pertanto in alcun modo né ESPERO, né la COVIP». Infatti, nella realtà degli ultimi 10 anni [fonte COVIP, dicembre 2024] i fondi pensione negoziali hanno realizzato mediamente, e con significative oscillazioni nei diversi periodi, un rendimento medio annuo del 2,2%, inferiore dello 0,2% a quello invece sempre positivo del TFR, quindi ben lontano dalle simulazioni che vengono proposte;
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aderire a una qualunque forma di “previdenza” complementare è una scelta individualistica che mina la solidarietà tra lavoratori e generazioni. Infatti, tutti i fondi pensione sono a capitalizzazione individuale: cioè la contribuzione di ogni singolo aderente affluisce in appositi conti individuali e la prestazione finale sarà commisurata all’entità dei versamenti effettuati e dei rendimenti ottenuti. Mentre la previdenza obbligatoria si basa invece sulla ripartizione: i contributi dei lavoratori attuali non vengono conservati su conti individuali, ma sono utilizzati per pagare le pensioni di chi ha lavorato prima di noi secondo un principio solidaristico intergenerazionale. Inoltre, la decontribuzione di cui beneficiano questi versamenti individuali riduce il gettito fiscale a danno di tutta la collettività, producendo i danni che i Fondi sanitari “integrativi” hanno già determinato: 4,5mld di euro in meno di gettito a fronte di soli 3mld destinati dalla finanziaria alla tutela della nostra salute;
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aderendo ai Fondi si contribuisce alla finanziarizzazione dell’economia che è considerata la principale responsabile delle crisi economiche che ciclicamente si ripetono a livello planetario;
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docenti e ATA sono esclusi da qualsivoglia controllo circa la qualità e il valore etico degli investimenti effettuati dai fondi pensione e gli investimenti non hanno nessuna sostenibilità ambientale o sociale, tanto è vero che ESPERO è costretto a dichiarare che, «allo stato attuale [cioè dopo quasi 25 anni dalla sua istituzione, ndr] non ha perfezionato la definizione di una politica attiva di valutazione dei principali effetti negativi delle decisioni di investimento sui fattori di sostenibilità». Precisando soltanto che «sono esclusi gli investimenti in società che, nello svolgimento della loro attività principale, siano coinvolte nella produzione, stoccaggio e commercializzazione di armamenti banditi», quindi se non è l’attività principale o se gli armamenti non sono banditi non c’è problema? Per noi sì, visto che ripudiamo le guerre e non vogliamo che i nostri soldi siano utilizzati per finanziare il lucroso mercato degli armamenti anziché essere destinati alla spesa sociale. Inoltre, anche la Nota informativa depositata presso la COVIP il 31.3.2025 riporta testualmente: «FONDO SCUOLA ESPERO. Non promuove caratteristiche ambientali e/o sociali e non ha come obiettivo investimenti sostenibili» e che «Gli investimenti sottostanti il presente prodotto finanziario non tengono conto dei criteri dell’UE per le attività economiche ecosostenibili»;
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la scelta di destinare il proprio TFR e parte dello stipendio ai fondi pensione è irreversibile e non ammette ripensamenti.
E poi, non fa una pessima impressione ritrovare sindacalisti CGIL-CISL-UIL, SNALS, GILDA e ANP nelle vesti di procacciatori di fondi per banche, assicurazioni e altri soggetti privati che comunque vada ci guadagnano – mettendo a rischio quanto accantoniamo durante la nostra vita lavorativa – e che concorrono alle speculazioni finanziarie, piuttosto che difendere i diritti e gli stipendi dei lavoratori, la previdenza per tutti, la sanità e la scuola pubbliche, gratuite e non regionalizzate?
Co.bas. Scuola
Email: perunaretediscuole@cesp-cobas-veneto.eu
I comitati di base della scuola sono un sindacato di base nato negli anni ’80 e che da allora opera nel nostro territorio e nel territorio nazionale, con docenti e A.T.A. volontari – precari e non – disposti a mettersi in gioco.