Decreto Sicurezza: a Roma il 31 maggio (manifestazione nazionale, P. Vittorio ore 14)
Il Decreto Sicurezza, che da lunedì 26 maggio sarà alla Camera per la prima approvazione, con 14 nuovi reati e terrificanti aumenti di pena per i già esistenti, va oltre finanche il famigerato codice Rocco fascista, rappresentando l’ordito di legge più reazionario e repressivo non solo dell’Italia repubblicana ma dell’intera giurisdizione europea e “occidentale” dell’ultimo mezzo secolo, con un’impronta feroce da Stato di polizia. Riassumiamo qui alcuni degli articoli più micidiali:
Art. 10 – Introduce l’art. 634 bis, che punisce il reato di “occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui” con la pena da 2 a 7 anni “sia per l’occupante sia per chi coopera con esso”. Viene introdotto l’art. 321 bis, che dà alla polizia il potere di sgomberare immediatamente l’immobile occupato. Art.12 – Danneggiamenti durante manifestazioni: inasprisce le pene già previste. Art.13 – Attribuisce al questore il potere di allontanare un cittadino/a da una area urbana fino a 48 ore, con probabile uso prima di manifestazioni. Mette il DASPO urbano a disposizione del giudice quale condizione per la sospensione condizionale della pena. Art. 14 – Ripristina la sanzione penale per il blocco stradale o ferroviario, aggravando la pena da 6 mesi a 2 anni, se compiuto da più persone, evidentemente contro scioperi e manifestazioni non autorizzate. Art. 15 – Abolisce l’obbligo per il giudice di rinviare la pena se la condannata è incinta o madre di un bimbo di età inferiore ad un anno: madre e figli potranno finire in carcere su decisione del giudice. Aggrava le pene per “chi organizza l’accattonaggio, o induca terzi a farlo”. Art. 20 – Aumenta di un terzo le pene previste per i reati di violenza, minaccia, resistenza a pubblico ufficiale, portandole da 9 mesi fino a 7 anni, se il fatto è commesso contro un agente di polizia. Non occorrerà più la querela di parte, ma si procederà d’ufficio nel caso di lesioni personali, anche lievissime, a danno di agenti di polizia in servizio, punite con pena da 2 a 5 anni. Art. 26 e 27 – Il primo aggrava le pene per “l’istigazione a disobbedire alle leggi” in carcere (l’art. 415 c.p. prevedeva una pena fino 5 anni) da parte di detenuti/e o “mediante comunicazioni a persone detenute”; il secondo ingigantisce le pene dell’art. 415 bis c.p.(ora fino ad 8 anni) per chiunque in carcere “promuova, organizzi o diriga una sommossa con atti di violenza o minaccia, di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini o con tentativi di evasione”. Ora le pene possono arrivare fino a 20 anni. L’art. 26 prevede pure l’esclusione dei detenuti “istigatori o ribelli” dai benefici penitenziari. Il tutto cancella i già pochi diritti dei detenuti/e, privandoli di qualsiasi dignità residua e sottomettendoli totalmente agli arbitri delle autorità carcerarie.
Insomma, la “legge in-Sicurezza”, criminalizzando le lotte sociali, politiche e sindacali, le manifestazioni di protesta e di piazza e persino la resistenza passiva contro le violenze poliziesche, aggrava la politica reazionaria del governo Meloni che tanta prova di sé ha già dato in questi anni di potere, con l’imposizione dell’Autonomia differenziata, il controllo totale della televisione pubblica, il blocco della cittadinanza per migranti regolari e loro figli in Italia da anni, il progetto del “premierato”, la riscrittura della storia d’Italia, con lo sdoganamento del fascismo storico. E’ un modo sfacciato di riscrivere “de facto” la Costituzione repubblicana. Dopo tutti questi mesi di protesta e di lotte, pur tuttavia il 26 maggio il Decreto sarà alla Camera per il primo voto parlamentare e passerà poi nei giorni successivi al Senato per la definitiva approvazione. Tutta l’opposizione popolare a questo abominio va dunque messa in campo nei prossimi giorni, protestando fin dal 26 prima alla Camera (P. Barberini, ore 14) e poi portando a Roma il 31 maggio una marea umana (corteo da P. Vittorio, ore 14), come non si è più vista oramai da tanti anni, che blocchi una legge che renderebbe impotenti le proteste, le lotte, gli scioperi dei lavoratori/trici e degli altri protagonisti del conflitto sociale.
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