Eppure in mezzo al corteo romano di ieri pomeriggio spiccava anche un cartello sul quale era stato scritto, con garbata ironia, «Valditara scegliti un insulto». Insieme a tanti altri inviti rivolti alla premier Meloni e ai ministri a partire proprio da quello dell’Istruzione, gettonatissimo dopo la sua ultima sortita. Inviti seri o canzonatori, ma comunque sempre puntuali e meritevoli (a proposito di ministero del Merito) di una risposta.
Invece la destra al governo, seguendo il solco della presidente del consiglio, pardon, del presidente, preferisce approfittare del cerino per alzare cortine fumogene. Nel tentativo di oscurare (ma difficile che stavolta ci riesca) una giornata che al di là del solito rituale dei palazzi istituzionali illuminati di rosso e domani si ricomincia promettendo bonus mamme e minacciando nuovi decreti sicurezza, queste piazze riescono a riempire di senso con lo sguardo ogni volta sempre un po’ più in avanti.
Difficile del resto aspettarsi qualcosa di diverso da questa compagine che condanna a ripetizione la «violenza» di chi dissente ma dove, solo per fare qualche esempio, un ministro dell’Istruzione decanta il valore educativo dell’«umiliazione» e passa il suo tempo a inventare nuove forme di punizione, un vicepresidente del consiglio chiama i manifestanti «zecche rosse», un sottosegretario alla giustizia sogna detenuti che non respirano più mentre la premier dirige fieramente l’orchestra.
Un governo che oltretutto ha una particolare attenzione sadica nei confronti di chi è più giovane e addirittura spera che valga la pena lottare per l’ambiente, l’istruzione pubblica accessibile a tutti, combattere il razzismo e rivendicare la libertà e l’autodeterminazione femminile invece di rassegnarsi alle smanie nucleariste di un Pichetto Fratin, al familismo reazionario di una Roccella, al mood penitenziale di un Valditara e in definitiva a questa destra a tinte fosche.
Un anno dopo il corteo transfemminista convocato a Roma da Non una di meno ha visto sfilare almeno 200 mila persone con una piattaforma politica ed economica che prescinde, travalica e restituisce senso ai fatti di cronaca. «La violenza è politica e questo è un governo patriarcale, non basta una premier donna», spiegano le attiviste Nudm alla partenza, davanti la Piramide Cestia.
ALLA SPICCIOLATA arrivano donne e uomini di tutte le età, bambini e bambine: la piazza che all’inizio sembra troppo vasta, si riempie. Di certo un assist fortissimo per la partecipazione lo hanno dato, loro malgrado, il ministro all’Istruzione (e merito) Valditara e la presidente del Consiglio Meloni che ne ha rivendicato le frasi inopportune, xenofobe e negazioniste pronunciate alla presentazione della Fondazione Cecchettin solo lunedì scorso. Naturale quindi che la gran parte dei cartelli, ironici e irriverenti, fosse dedicata a loro. «Il patriarcato esiste, il razzismo istituzionale non è la risposta» è il coro di risposta unanime a Valditara. Ma c’è anche altro: «manifestiamo contro l’orbanizzazione della società, contro il Ddl sicurezza che si realizza nella criminalizzazione delle scelte di vita e del dissenso e nella militarizzazione del territorio mentre la crisi economica morde, contro il lavoro povero e il part time obbligatorio femminile che è un record di Meloni – spiegano dalla piazza – contro il governo che taglia welfare, sanità e scuola per finanziare il riarmo».
«104 morti di Stato. Non è l’immigrazione ma la vostra educazione», recita lo striscione dei collettivi degli studenti medi che arrivano in massa dopo aver fatto un flash mob davanti al ministero dell’Istruzione di Viale Trastevere. Lì hanno anche bruciato una foto del ministro leghista: gesto preso subito a pretesto dalla maggioranza per tentare di descrivere anche questo corteo come violento e per chiedere ai partiti di centrosinistra di prenderne le distanze. Altro segnale che al governo sfugge il senso di una mobilitazione femminista che non è convocata da nessun partito ma da una rete composita di associazioni, centri anti violenza, collettivi, centri di aggregazione giovanile.
Ci sono gli striscioni di Be Free, Differenza Donna, Lucha y Siesta, Giuridicamente Libera. Quelli della Casa Internazionale delle Donne, di Scosse della Rete degli studenti medi, di Aracne. C’è la Cgil e Nonna Roma. Mara, insegnante in pensione, si nasconde dietro un albero per sbirciare la nipote, al corteo con le compagne di classe, «se mi vede si potrebbe imbarazzare – dice – ma io sono tanto orgogliosa e vorrei farle una foto». Un gruppo di uomini si affaccia da un palazzo in piazzale Ostiense sventolando cartelli femministi tra gli applausi delle persone in strada. Arrivano anche le attrici della fondazione Una Nessuna e Centomila: Paola Cortellesi, Vittoria Puccini, Maria Chiara Giannetta, tra le altre.