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BELLA MANIFESTAZIONE DEI DOCENTI PRECARI

da | 13 Ott 2024 | Cobas Scuola, Primo piano, Webpress

di AA.VV.

“Una bella manifestazione con una veste unitaria”: il commento di Piero Bernocchi, portavoce nazionale della Confederazione Cobas, al termine della protesta di sabato 12 ottobreUn’altra scuola è possibile”, condotta nel centro di Roma da migliaia di docenti precari con comizi finali ai Fori romani.

Alla “Tecnica della Scuola” il sindacalista di base ha sottolineato come sino ad oggi i vincitori del concorso del 2020 abbiano puntato individualmente ad ottenere il ruolo, come quelli del 2023, poi anche i supplenti triennalisti, quelli del sostegno e via dicendo. Ognuno in questa divisione ha puntato l’acqua al suo mulino, ma così finisce che vincono i Governi. Questa volta, invece, ci si è uniti e questo è un risultato importante”.

“Cosa abbiamo chiesto? Bisogna stabilizzare il personale, perché i posti ci stanno e invece vengono assegnati solo per un anno lasciando i docenti precari. Secondo cosa: occorre ridurre il numero di alunni per classe. Vanno quindi cancellati i meccanismi diabolici dell’algoritmo utilizzato per l’assegnazione delle cattedre”.

Bernocchi, infine, sostiene che occorre “evitare il mercato dei titoli di accesso alla professione e stabilizzare con il doppio canale di reclutamento, che prevede l’immissione in ruolo per metà dai concorsi e metà finalmente dalle graduatorie”.

LOTTERIA AL BUIO 

«Le condizioni di reclutamento dei precari nella scuola sono diventate insostenibili, sia da un punto di vista materiale che di dignità personale. Le vite di centinaia di migliaia di persone sono ogni anno nelle mani di un algoritmo che funziona in modo arbitrario e non tiene conto delle uniche variabili necessarie per insegnare a scuola: l’esperienza, la competenza, l’empatia e la continuità», dice Giuliana Visco, insegnante in una scuola di Roma ed attivista delle Clap, acronimo di Camere del lavoro autonomo e precario.

FABBRICA DI PRECARI 

Ma cos’ è il concorso Pnrr? E cosa sono i percorsi abilitanti? Dopo il concorso ordinario bandito nel 2020, altri posti in ruolo sono stati messi a disposizione con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Peccato, però, che il ministero dell’Istruzione li abbia vincolati alla frequentazione di corsi a numero chiuso da frequentare in università pubbliche o private e che costano più o meno 2.000 euro.

I concorsi Pnrr sono due, ed entro la fine dell’anno, garantiranno l’entrata in servizio di altri 20.000 docenti, a una condizione: aver frequentato corsi che non aggiungono nulla alla loro preparazione, sostengono gli insegnanti. «È una sorta di tassa sulla stabilizzazione, ho il contratto che scade il 31 agosto e, anche se ho vinto il concorso, non potrò mai essere stabilizzato se non pago dei crediti in pedagogia, che peraltro ho già conseguito negli anni scorsi», fa notare Maurizio, di “Educazione senza prezzo”, una delle realtà che ha organizzato la protesta.

La scuola italiana è diventata così una fabbrica di precarietà, basti pensare che con questo meccanismo gli idonei del 2020 si troveranno in coda a due concorsi svolti nel giro di sei mesi, senza nessuna possibilità di essere stabilizzati, mentre un algoritmo continuerà a decidere delle loro vite.

«Ho lavorato per alcuni anni nel circuito delle scuole paritarie, con contratti di collaborazione assolutamente illegittimi, e oggi lavoro in una scuola pubblica, ma la mia condizione di precarietà non è cambiata», racconta Daniela Galiè, che insegna materie letterarie in due scuole professionali di Roma ed anche lei è una sindacalista delle Clap.

qui video e interviste dal DOMANI

 
Pubblicato da: Redazione Cobas e Cesp Veneto

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