Questo che riportiamo è uno stralcio dell’editoriale di Massimo Giannini sulla REPUBBLICA del 24 febbraio 2024, non un pericolo estremista, bensì un giornalista di mestiere, ex direttore della STAMPA, di Affari&Finanza. Lo stesso Presidente Mattarella si è sentito in dovere di tirare le orecchie al Ministro del Interno Piantedosi, che ricordiamolo, ha inaugurato il suo mandato governativo con la strage di CUTRO. GZ
……….Al di là del Ventennio, le destre di ieri e di oggi hanno una collaudata dimestichezza con il diritto della forza, molto più che con la forza del diritto. E quando sono entrate a Palazzo Chigi non hanno mai disdegnato la violenza di Stato. La gestione criminogena del G8 di Genova, l’uccisione di Carlo Giuliani, gli sgherri di Alleanza Nazionale nella sala operativa della Questura, e poi la macelleria messicana alla Diaz e a Bolzaneto: pagine scandalose della storia repubblicana, scritte col sangue dalla trimurti Berlusconi-Fini-Bossi del 2001. Oggi non siamo (ancora) a quello scempio. Ma i misfatti di Firenze e Pisa non sono episodi casuali o isolati. Al contrario. Sono parte di un dispositivo di potere che Foucault, oggi, non esiterebbe a definire straordinariamente moderno e “tendenzialmente totalitario”. Rappresentano l’attuazione pratica di modelli di populismo cesarista e conservatore — non solo italiano — basati sul controllo preciso di tutto e di tutti e ispirati al principio dell’assenso incondizionato che non contempla il dissenso. Riflettono un clima di autoritarismo e di intolleranza che c’è, nel Paese, e che questo governo e questa maggioranza alimentano ogni giorno, con l’azione e con la comunicazione.
Basta rimettere in fila i fatti, dal 25 settembre 2022 ad oggi. In nome di un’idea sguaiata e posticcia di “legge e ordine”, questa destra costruisce nemici e si accanisce contro tutto ciò che le appare diverso, anormale o deviante, rispetto ai suoi evanescenti e inconsistenti codici penali e morali. Al di fuori delle sue constituency elettorali codificate e certificate, tutto è “emergenza”, tutto è “aggressione”, tutto è “fango contro di noi”. Partendo da una postura vittimistica e revanscista — che nella premier è riemersa in modo quasi grottesco persino nel discorso di fine campagna elettorale in Sardegna, a metà strada tra il solito comiziaccio e la recita scolastica — tutto richiede una risposta poliziesca e securitaria. Dunque guanto di velluto con i colletti bianchi (cioè il pacchetto Nordio sulla giustizia, dall’abuso d’ufficio alle norme-bavaglio), ma pugno duro e galera contro i poveri cristi (cioè quello che nella società è difforme e/o dissonante). I rave-party e i migranti, le mamme rom e quelle che ricorrono alla gestazione per altri, i figli che imbrattano gli edifici pubblici e i genitori che non li mandano a scuola, gli ambientalisti che bloccano le strade e gli sbandati che fanno accattonaggio, le baby gang e i minori che spacciano, i detenuti che si ribellano in carcere e gli sfollati che occupano le case. Fenomeni socialmente deprecabili, certamente. Ma più che altro ossessioni da Stato Etico, dove non c’è mai spazio per la pietas e la comprensione dei problemi, ma solo per la crudelitas e la sanzione dei comportamenti. Su queste basi, è del tutto naturale che uno come Salvini — incurante del dramma delle tossicodipendenze che devasta tante famiglie — dica «chi si droga è un coglione».
Le piazze sono quasi sempre vuote, nell’Italia che “trascina i piedi e cammina raso muro”, tra vitalità disperse e confronti pubblici giocati su emozioni di brevissima durata (come osserva il Censis). Ma appena si riempiono, per qualunque motivo, rotea sulle teste il “tonfa” degli agenti in divisa. È successo ieri, a Firenze e Pisa per i cortei su Gaza. Ma era già successo a Roma il 25 ottobre 2022, l’epifania politica di Meloni, proprio quel giorno in Parlamento per il voto di fiducia al suo governo, che volle festeggiare con una pioggia di randellate contro gli studenti della Sapienza. Era già successo a Venezia, con gli studenti di Ca’ Foscari in corteo contro la riforma Bernini. A Torino, con gli studenti del Campus Einaudi che manifestavano contro un volantinaggio del Fuan. A Palermo, persino contro gli studenti riuniti davanti all’albero anti-mafia dedicato a Giovanni Falcone. E dove non ci sono poliziotti o carabinieri, arrivano i solerti funzionari della Digos. Che non si scomodano per i duemila neo-missini di Acca Larentia. Ma identificano un cittadino qualunque perché grida «viva l’Italia antifascista» alla prima della Scala. O addirittura dodici anime buone che ai giardini Anna Politkovskaja depongono una rosa per Aleksej Navalny. Questo è lo Zeitgeist. Questa è l’aria che tira. Anche le forze dell’ordine la respirano. E al di là dei comandi ricevuti, agiscono di conseguenza…………
*la foto è tratta dal giornale online OPEN: è la risposta della cittadinanza pisana nella sera del 24/02/24