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MANGIAMO PANE E PFAS

da | 29 Gen 2024 | Discussione, Materiali, Webpress

di Giovanni Fazio - medico Comitati No Pfas Vicenza

Siamo convinti che questo articolo proposto e quello segnalato nel link a fondo pagina siano di grande importanza per la salute di tutt*. Che gli inquinanti più o meno nocivi siano ammessi e accettati dalla legislazione nazionale ed internazionale è una una cifra consolidata del modo di produzione che caratterizza la nostra società. A cui tutti Paesi si adeguano pedissequamente, purtroppo. Che la gente si ammali e muoia è un effetto collaterale accolto senza titubanze. Un cinismo produttivo che pone la vita sotto scacco della morte. Il profitto prima di tutto.
Per gli inquinanti derivanti dalla famiglia dei PFAS questo aggiacciante dogma produttivo ha effetti devastanti per l’intera catena alimentare: per determinare la dose minima di PFAS ammessa negli alimenti è che di tutte le molecole PFAS, diverse migliaia fino ad ora prodotte dall’industria chimica, solo una ventina sono state studiate e di sole 4 è stato calcolato il TWI ovvero la quantità massima ammessa. GZ

MANGIAMO PANE E PFAS

Ogni giorno tutti noi MANGIAMO PANE E PFAS. Siamo esposti ad una dieta incontrollata: nessuno in realtà sa cosa veramente sta mangiando.
Siamo tutti esposti al rischio, soprattutto i bambini.
Il caos che ha caratterizzato il comportamento della Regione Veneto in questi lunghi anni di incertezze e di nuovi allarmi, scientificamente confermati, si riflette su una parallela confusione delle istituzioni europee e del parlamento Italiano.
Lo stallo della prevenzione che ne deriva lascia indifesi ed esposti alla contaminazione i cittadini del Veneto.
Incredibili divieti di accesso ai laboratori di analisi per la ricerca dei pfas nel sangue, mancanza di indagini epidemiologiche, mancata formazione degli operatori sanitari, mancata demarcazione e blindatura delle aree inquinate per evitare la diffusione della contaminazione, mancata bonifica di Miteni, dei fiumi e il vano tentativo di liberarsi dei PFAS bruciandoli, sono l’espressione di una assoluta mancanza di strategia e del tentativo di mettere in sordina il più grande evento contaminante che si sia mai registrato nella storia del Veneto.
Grazie alle nostre denunce e alle nostre battaglie la Consigliera regionale Cristina Guarda ha ottenuto finalmente il finanziamento di un progetto per la prevenzione nelle donne in gravidanza. Si tratta di un obiettivo importantissimo per tutte le donne del Veneto.
Da anni, le donne vanno a partorire al buio, senza un esame del sangue che controlli come e quanto i PFAS stanno agendo nel loro corpo e nell’embrione che si stava formando. Eppure il Dipartimento ha sempre saputo che i PFAS in gravidanza aumentano il rischio di pre eclampsia (otto milioni donne all’anno nella popolazione mondiale), rischio di aborti ripetuti, di nascite precoci ecc. Il Dipartimento conosce i danni arrecati dai PFAS al sistema nervoso dell’embrione. Ma, nella regione in cui si è avuta la più grande contaminazione da PFAS del pianeta, non si è mai effettuato il controllo dei pfas nelle donne che aspettavano un bambino.
Le giovani coppie che volessero un consiglio in merito alla loro possibilità di procreare un figlio sano, recandosi ad un consultorio familiare troveranno un personale totalmente impreparato, incapace di dare loro una risposta.
Manca ogni forma di controllo sui cibi, sui mangimi, sui terreni e sui pozzi. Le famiglie di agricoltori sono lasciate al loro destino. A Lonigo la sera del 26 gennaio, Giuseppe Ungherese, leader di GREENPEACE, ha riportato una frase che la dottoressa Musumeci, direttore dell’ISS, pronunciò nel lontano 7 giugno del 2013 “La situazione alimentare è fuori controllo”. Sono passati dieci anni e nulla è cambiato” .

ECCO IL POST SU CUI MEDITARE

VELENO A TAVOLA

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Pubblicato da: Cobas Veneto

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