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ALGORITMO PRECARIO

da | 22 Ott 2023 | News

di GM Fagnani dal corriere.it - Milano

 

Questa che segnaliamo è la seconda sentenza – a noi nota – con la quale il giudice del lavoro boccia e mette in croce il meccanismo algoritmico attraverso cui vengono assegnate cattedre o supplenze. La prima sentenza è stata del tribunale di Biella. Naturalmente il vulnus non è proprio dell’algoritmo bensì delle istruzioni incomplete affidate dal Ministero ai programmatori. Ministero che nonostante fosse al corrente degli errori-mancanze impartiti non ha provveduto a introdurre quelle modificazioni elementari che avrebbero potuto evitare anche quest’anno gravi disagi ai precari, agli studenti, alle famiglie. Alla scuola in generale.
Si dice che “perseverare è diabolico” ma, secondo noi, è pura e semplice incuria del bene pubblico, un semplice “me ne frego” del lavoro, della vita degli altri. Quello che segue è lo stralcio di un articolo pubblicato sull’edizione milanese del Corriere della sera. G.Z.

Secondo l’algoritmo ministeriale che assegna le cattedre in tutta Italia, la sua posizione risultava da «rinunciatario». Ovvero, aveva rifiutato la sede scolastica che gli era stata proposta. E, così, come prevede la norma, il suo nome era stato depennato e, per quest’anno, era destinato a restare a casa, senza ricevere più altre chiamate. Si trattava, però, di uno dei tanti errori della piattaforma digitale, denunciati in queste settimane dalla Uil e da altri sindacati, come i Cobas, che, addirittura, a settembre, con un gruppo di insegnanti «vittime» di questi errori, avevano montato delle tende sul tetto dell’Ufficio scolastico territoriale di Milano.

Ora arriva la prima sentenza che dà ragione a uno dei docenti incappati in questi errori e quindi superati in graduatoria, loro malgrado, da altri docenti con punteggio inferiore. Un insegnante, per la prima volta entrato nelle Graduatorie provinciali (gps), aveva indicato la sua preferenza per alcune scuole sia medie che superiori a Milano e provincia, per diverse classi di concorso (ovvero diverse materie). Per un cavillo informatico, il sistema lo «incolpava» di non aver indicato la disponibilità su tutte le sedi libere (che possono trovarsi anche a decine di chilometri di distanza). E, per questo, il docente, invece di risultare «rinunciatario» solo sulle sedi non scelte, lo è risultato su tutte, mentre aveva pieno diritto di essere convocato per una supplenza annuale su una delle scuole da lui indicate.

Il Tribunale del Lavoro di Milano ha accolto le tesi difensive dell’Ufficio Legale della UIL Scuola Rua, coordinato da Carmelo Spinella, condannando il Ministero dell’istruzione e del merito a risarcire al lavoratore l’ammontare dello stipendio non percepito, i contributi, il tfr e l’avanzamento di punteggio che avrebbe accumulato se fosse stato in cattedra. Il docente in questione al momento non è disoccupato: ha trovato un altro impiego nell’attesa di poter rientrare al suo posto il prossimo anno scolastico. L’Ufficio scolastico territoriale sarà tenuto ad assegnargli una cattedra. Quanto a quelle che lui aveva indicato come preferenze, sono già state coperte – con altri supplenti dalle gps oppure con le messe a disposizione (i curriculum vitae ricevuti dalle scuole) – e non possono essere rescissi contratti già firmati, altrimenti si aprirebbero altri fronti di causa.

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