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PRECAR*&BASTONAT*

da | 16 Ott 2023 | Autodifesa, Discussione, Webpress

da ZIC/notes - Bologna

Qui a Padova abbiamo avuto diverse segnalazioni simili a quella che riportiamo qui sotto, l’UST sene lava le mani ( l’agoritmo l’hanno fatto quelli del MIM ) “non possiamo farci niente, dovremmo fa rifare tutte le nomine”. Non resta che incrociare le dita, posto che i dati l’algoritmo non ha avuto istruzioni per farlo o rivolgersi al Tribunale del Lavoro, che risponderà tra un paio d’anni se va bene.
Meglio, dove c’è la possibilità, fare come hanno fatto e stanno facendo a Milano: il 20 ottobre sciopero. G.Z.

PRECAR*&BASTONAT*

Cinque anni di lavoro alle spalle, ma l’algoritmo che decide chi dovrà ottenere un contratto e chi no l’ha esclusa dalle nomine. Lei si è fidata del punteggio accumulato in questi anni di lavoro, che ammonta a circa 90 punti, e per questo non ha inserito nell’elenco di preferenze tutte le scuole della provincia. Sperava di tornare nella scuola dove lavora da sempre. Invece l’algoritmo, non trovando un posto da assegnarle nella scuola che avrebbe desiderato, l’ha esclusa da ogni possibile nomina da graduatoria provinciale. Le resta la speranza di una nomina da graduatoria d’Istituto, ma potrebbe arrivare anche a fine ottobre o novembre o più tardi. Intanto, aspetta e per qualche mese percepirà la disoccupazione, che però copre a conti fatti circa due terzi della normale retribuzione: in sostanza, un migliaio di euro mensili, calcolati sul numero di giorni per cui si ha diritto a ricevere l’assegno, e pagati quasi sempre dopo la fine del mese per cui spettano.

Sono molte/i le/i lavoratrici/ori precarie/i della scuola escluse/i ingiustamente dalle nomine sulle supplenze. Quando l’algoritmo arriva al punteggio della tal persona, se non trova una preferenza espressa per i posti disponibili, passa a chiamare i punteggi più bassi, senza più tornare su quel nome per altri posti che si rendano disponibili successivamente, e senza tenere conto che molti fra le/i nominate/i al primo turno rinunceranno al contratto loro assegnato da Gps. Addirittura senza garantire di poter effettuare la rinuncia a coloro che la faranno, perchè magari sono entrati nei posti di ruolo assegnati nello stesso periodo. Il principio che guida l’azione della macchina amministrativa è sostanzialmente quello di riempire tutti i posti il più in fretta possibile, senza provare a tenere insieme le necessità di lavoratrici/ori e le disponibilità di posti da assegnare all’inizio dell’anno scolastico. Questa modalità ha garantito alcuni buoni titoli sui giornali e ha incontrato il favore di parte delle famiglie degli studenti. L’algoritmo è ingiusto, ma per l’amministrazione devono essere le/i lavoratrici/ori ad adeguarsi al suo funzionamento.

Il Coordinamento Precariə Scuola di Bologna ha tenuto a maggio scorso un presidio per chiedere di tornare alle convocazioni in presenza al fine di sanare salti di nomine e esclusioni ingiustificate, e in un comunicato diffuso in questi giorni descrive così il problema: “Oggi osserviamo gli effetti delle storture e delle rigidità che le nostre critiche avevano sottolineato. Persone che lavorano a scuola da molti anni vengono di fatto ‘licenziate’ da un algoritmo opaco e esternalizzato, studenti che rimangono senza lə loro prof in barba alla continuità didattica, precariə che pur avendone diritto, non ottengono la cattedra più vicina e sono costrettə a pendolare a 60 km ogni giorno. E tutto ciò non per colpa di chi insegna e delle loro scelte, bensì a causa della rigidità del sistema e della sua incapacità di gestire le rinunce oltre che a causa delle preferenze sulle scuole espresse, da ciascun precariə, ‘al buio’, ovvero senza conoscere le reali disponibilità.

Tutto questo a causa della concomitanza (mal gestita) dell’attribuzione dei posti dal concorso e delle supplenze da Gps e a causa di un sistema che mette al centro l’efficienza e il risparmio, a discapito della giustizia e del diritto di chi insegna di scegliere e di lavorare”. Nell’incontro avuto a seguito del presidio di maggio le/i precarie/i avevano proposto “il ritorno alle nomine in presenza, che l’Usp di Bologna era riuscito a organizzare dal 2016 al 2019 proprio grazie al passato lavoro del Coordinamento. Convocazioni in presenza che risolverebbero totalmente il problema delle rinunce e delle preferenze espresse al buio. Ci era stato detto a maggio scorso che la scelta del Ministero era irrevocabile, in nome della maggiore efficienza del nuovo sistema e dei fondi investiti in un algoritmo al momento impossibile da visionare pubblicamente. E ci era stato fatto notare, sempre in quell’occasione, che le nostre richieste fossero anacronistiche, perché il nuovo sistema garantisce, secondo l’Usp e il Ministero, maggiore efficienza. Ma ci chiediamo: efficienza per chi? E a discapito di chi? E poi, può essere l’efficienza il criterio esclusivo che determina le nomine di chi insegna a scuola come supplente? E giustizia, diritto, cura? Una scuola migliore parte anche da qui. Dalla giostra che ogni estate riempie le cattedre vuote nelle scuole. E quando leggete che tutto va bene e funziona, che il sistema è efficiente e il 90% delle posti vacanti è stato riempito all’1 di settembre, chiedetevi ‘come’ è stato fatto. E ‘in nome di cosa’”.

Nelle ultime due settimane a Milano un gruppo di precarie/i della scuola insieme a Adl Cobas ha deciso di occupare il tetto dell’ufficio scolastico lombardo contro il sistema delle assegnazioni. Il Coordinamento bolognese esprime a conclusione del comunicato la sua solidarietà alla “lotta dellə colleghə insegnanti di Milano che per protesta contro gli errori prodotti dall’algoritmo nella provincia di Milano non sono riuscitə a ottenere una supplenza quest’anno e quindi hanno simbolicamente occupato il tetto dell’Usp di Milano con le tende. Inoltre la solidarietà totale da parte nostra va anche per il loro rifiuto, giustamente con sdegno, di ogni vergognosa proposta di garanzia di cattedre al di fuori della procedura standard, al fine di fermare le proteste”.

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