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LICEO DEL MADE IN ITALY: LE RAGIONI DEL NO.

da | 8 Set 2023 | Cesp, Cobas Scuola, Discussione

di Maurizio Peggion*

LICEO DEL MADE IN ITALY: LE RAGIONI DEL NO.

Intervenendo recentemente al meeting annuale di Comunione e liberazione a Rimini il ministro Urso ha ribadito l’urgenza del progetto del Liceo made in Italy.

Il disegno di legge contenente anche l’istituzione del “Liceo del Made in Italy”, bollinato dalla Ragioneria dello Stato è stato approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 31 maggio e ,nelle aspettative del governo, dovrebbe superare rapidamente ed agevolmente l’iter parlamentare.

Assieme alla costituzione del liceo sono previste un coacervo di norme: si passa infatti dal sostegno all’imprenditorialità femminile all’incentivazione della proprietà industriale e della qualità delle produzioni italiane, da quelle agricole alla ceramica e al legno-arredo, dalle Fiere alla lotta alla contraffazione per approdare all’istituzione della giornata nazionale del made in Italy il 15 aprile.

Il ddl prevede inoltre che “A partire dalle classi prime funzionanti nell’anno scolastico 2024/2025, l’opzione economico sociale del percorso del liceo delle scienze umane di cui all’articolo 9, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89 confluisce, subordinatamente alla sussistenza delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, nell’opzione made in Italy, ferma restando, per le classi successive alla prima, la prosecuzione ad esaurimento dell’opzione economico sociale

Il liceo economico sociale (LES), concepito come “liceo della contemporaneità” è stato istituito nel 2010 con dpr 89, nel quadro di una più ampia riforma dei licei promossa dall’allora ministro Gelmini.

L’inserimento di discipline a carattere socio-antropologico costituiva indubbiamente un inedito nel panorama dell’offerta formativa italiana colmando un evidente divario rispetto ai modelli educativi europei i quali prevedono da tempo l’insegnamento delle scienze sociali: esse vengono considerate strumento educativo atto a formare cittadini in grado di riflettere criticamente e con cognizione di causa sulla propria epoca.

Nell’ultimo decennio il LES ha quasi raddoppiato il numero di iscritti ed attualmente sono 419 le scuole statali che hanno attivato i percorsi opzionali del liceo economico e sociale: con le iscrizioni on line per l’a.s. 2023/24 in regioni quale Piemonte e Lombardia la percentuali di iscritti è stata superiore a quella del liceo classico.

Il liceo “Made in Italy” si presenta con un’impostazione fortemente professionalizzante, con l’obbiettivo di un “rapido inserimento” dello studente nel mondo del lavoro: in esso vengono potenziati i percorsi di PCTO sottraendo tempo ed energia all’insegnamento e all’apprendimento a scuola, per valorizzare un presunto “apporto formativo delle imprese”.

A tale scopo l’investimento di circa un milione e mezzo di euro è riservato alla creazione di una fondazione, denominata per l’occasione “Imprese e competenze per il made in Italy” mirante a promuovere “il raccordo tra le imprese che rappresentano l’eccellenza del made in Italy e i licei del made in Italy”.

Al posto di “scienze umane” e di “diritto ed economia” è prevista l’introduzione di nuove discipline (ad es., “economia e gestione delle imprese del Made in Italy”, “Made in Italy e mercati internazionali”), di cui non si sa nulla sia per quanto riguarda il loro statuto epistemologico né è chiaro chi le insegnerà, in attesa di un Regolamento che dovrebbe essere formulato dal Ministero dell’Istruzione.

Con la soppressione dell’insegnamento delle scienze umane e delle materie giuridiche nel primo biennio si calcola la perdita di rispettivamente circa 600 e 330 cattedre attualmente formate.

Nonostante la denominazione di “liceo” risponda esclusivamente ad un criterio propagandistico il “Made in Italy” tuttavia non garantisce l’obiettivo di attirare nuovi “clienti” e nemmeno il mantenimento dello stesso bacino d’utenza del LES, attualmente in crescita.

Le ragioni di tale provvedimento non sono quindi né di carattere didattico né tanto meno di tutela del lavoro ma piuttosto stanno nella volontà di piegare la scuola pubblica ad un obsoleto modello autarchico, antieconomico, subordinato alle esigenze del mercato ed impoverito nell’offerta formativa in quanto espelle tutte le discipline che hanno come finalità la formazione di una coscienza critica e della consapevolezza dei propri diritti/doveri da parte di giovani cittadini.

Mercoledì 6 settembre la Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, convocata in seduta ordinaria, ha espresso il proprio parere negativo sull’abolizione del Les e favorevole invece al mantenimento dell’indirizzo “Made in Italy”come opzione integrativa e non sostitutiva, come peraltro già avviene in svariati istituti professionali.

Come Cobas-scuola di Padova ci impegniamo nell’opposizione al nuovo progetto di “liceo Made in Italy”, devastante per la scuola pubblica, a partire dai collegi docenti, assieme al personale scolastico e a tutti i soggetti coinvolti.

Inoltre riteniamo importante mobilitarsi per salvare il liceo economico-sociale (LES) valorizzandone la declinazione critica, la possibilità di trasmettere alle nuove generazioni una concezione di “società aperta” e la necessità di implementare un’economia non esclusivamente finalizzata al profitto privato.

* Per i Cobas- scuola del Veneto
   Maurizio Peggion

Cobas Veneto

Pubblicato da: Cobas Veneto

Co.bas. Scuola

Email: [email protected]

I comitati di base della scuola sono un sindacato di base nato negli anni ’80 e che da allora opera nel nostro territorio e nel territorio nazionale, con docenti e A.T.A. volontari – precari e non – disposti a mettersi in gioco.

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