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IL GENERALE e GIORGIA la madre d’Italia

da | 20 Ago 2023 | Materiali, News

di AA.VV.

IL GENERALE e GIORGIA la madre d’Italia

Grande chiacchera sotto l’ombrellone e tanta aria ai denti sono state
determinate dalla pubblicazione dell’orripilante – immagino – libro ‘scritto’ dal generarle dei parà Vannacci, non ultima la tiratina d’orecchio da parte del ministro Crosetto. Un ‘can-can’ mediatico che farà vendere un ‘pacco’ di libri al generale, lo lancerà nel gotha della politica (già Forza Nuova lo propone come proprio candidato indipendente per le elezioni europee) ma sopra tutto ridarà vigore a quello zoccolo duro dell’anticultura nazifascista tenuto in coltura dai vari stragisti Freda, Ventura, Concutelli, Spiazzi, Pappalardo (pure questi ex generali) e molti altri lungo gli ultimi 50 anni. Una cultura nazifascista che ha fatto capolino in vari provvedimenti legislativi ed istituzionali prodotti dal governo in carica o da esponenti di esso. Anche nella scuola pompando una narrazione distorta di vicende storiche, di episodi troppe volte lasciati passare con una indifferenza sociale, rimarcata solo da qualche intellettuale ‘rompiscatole’. Abbiamo cercato di darvene conto, così come lo facciamo anche oggi rilanciando questa segnalazione del free lance D’Agostino su quanto scritto da Giorgia Meloni, che ha trovato spazio nei grandi giornali d’oltrealpe e oltreoceano e solo oggi richiamata da alcune testate online e dal gruppo di Repubblica. [G.Z.]

Il giornalista Lorenzo D’Agostino ha raccolto diversi passaggi di “Mafia nigeriana” che contengono tesi complottiste e stereotipi razzisti

 
 
 

In un libro sulla mafia nigeriana pubblicato nel 2019 assieme al giornalista Alessandro Meluzzi, noto per le sue posizioni complottiste e di estrema destra, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni scriveva che «il migrazionismo è finanziato oggi da qualcuno che vuole cambiare l’etnia europea per creare un’Eurafrica o un’Eurasia», sostenendo l’esistenza di un «rischio di sostituzione etnica» che «non può non farci riflettere sul futuro della nostra nazione, della nostra identità e del nostro modo di vivere». Lo ha ricordato su Twitter il giornalista Lorenzo D’Agostino, specializzato in migrazioni, che ha riportato l’attenzione sul libro, intitolato Mafia nigeriana, pubblicato dall’editore Oligo e poco considerato in seguito alla nomina di Meloni alla presidenza del Consiglio.

D’Agostino ha raccolto i passaggi più controversi o apertamente razzisti del libro dopo le polemiche per quello pubblicato dal generale dell’Esercito Roberto Vannacci. Il libro è firmato da Meloni, Meluzzi e dalla criminologa Valentina Mercurio, e compare tra le pubblicazioni nel curriculum ufficiale di Meloni. Parla della diffusione della mafia nigeriana in Italia, attestata da numerose sentenze giudiziarie emesse negli ultimi anni, ma attorno alla quale vengono spesso raccontati da media e politica dettagli e teorie non dimostrati e legati a stereotipi razzisti.

Il libro contiene molti di questi elementi, assieme ad altri stereotipi tradizionalmente associati dall’estrema destra alle persone migranti: in un passaggio per esempio dice che «leggere tutte le storie e constatare che questi militari vengono aggrediti da nigeriani, poco più che ventenni, giganti, tra i novanta e i cento chili, certamente non denutriti e sofferenti bensì palestrati, che popolano le nostre contrade, costando allo Stato più di cento euro al giorno, di cui quaranta alle cooperative e per i telefonini, ci dà un ulteriore senso di rabbia, di impotenza e di paura».

 

Il testo parla poi con poca contestualizzazione di diversi riti attribuiti alle culture sub-sahariane, tra cui il cannibalismo, i sacrifici umani e la stregoneria. Cita la descrizione dell’«uomo selvaggio» dello scrittore Emilio Salgari, risalente a oltre un secolo fa e fortemente connotata da pregiudizi razzisti, sostenendo che «sembra adattarsi bene ai criminali di origine nigeriana». Contrappone di frequente “bianchi” e “neri”, e riporta presunte notizie ammettendo che non sono confermate dalle indagini giudiziarie, come il fatto che lungo l’autostrada del Sole «si svolgerebbe la gestione nazionale del traffico d’organi».

Il radicamento sul territorio italiano della mafia nigeriana è sostenuto da alcuni anni dalla Direzione investigativa antimafia, che l’anno scorso aveva presentato un rapporto semestrale che ne illustrava la pericolosità e l’importanza raggiunta in alcune province e comuni. Negli anni ci sono state decine di condanne a persone ritenute affiliate a organizzazioni di stampo mafioso gestite direttamente dalla Nigeria, anche se in alcuni casi le tesi accusatorie sono state smentite dai processi, come nel caso di cinque persone che erano imputate a Palermo con l’accusa di far parte del gruppo Black Axe, assolte dalla Cassazione lo scorso febbraio.

dal post.it

Redazione Cobas e Cesp Veneto

Pubblicato da: Redazione Cobas e Cesp Veneto

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