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LO SBARCO DEI MARINES A SCUOLA

da | 13 Ago 2023 | Cesp, News, Osservatorio contro la guerra

di Serena Tusini

LO SBARCO DEI MARINES A SCUOLA

Il 7 agosto 2023 è stato siglato un nuovo protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione e del merito (nella persona del Direttore Generale Dott. Fabrizio Manca)e la Marina Militare (nella persona del Capo di Stato Maggiore Amm. Sq. Enrico Credendino).

Si tratta da un parte di un Ministero che ormai vede nell’acquisizione delle competenze e nell’implementazione dell’alternanza scuola-lavoro il fulcro attorno al quale deve ruotare la scuola italiana; dall’altra ritroviamo all’opera quei principi della “cultura della difesa” e del mondo militare “al servizio” del mondo civile che sono lo strumento, anche ideologico, con cui i militari stanno penetrando sempre di più nella scuola italiana.Cosa prevede infatti questo protocollo?

La Marina Militare si propone di “suscitare nei giovani l’interesse e la passione per il mare e per le attività ad esso correlate”; l’accordo fa proprie tutta una serie di indicazioni che derivano direttamente dall’Agenda 20-30: si parla di “cultura del mare, dello sport, della marittimità e della sicurezza marittima, della tutela dell’ambiente, della biodiversità e della salvaguardia del patrimonio marino e marittimo, coniugando un consolidato ruolo formativo dei giovani alle carriere nazionali ed internazionali ad un’irrinunciabile sensibilità per l’interesse nazionale nella dimensione marittima”.

Ci chiediamo se per sviluppare questo tipo di percorsi sia necessario un accordo tra scuola e militari: esistono svariate attività civili che si sviluppano sul/con il mare sia da un punto di vista economico che ambientale e che con le stesse (se non maggiori) competenze potrebbero assolvere alle finalità dichiarate nell’accordo, ma di protocolli a livello nazionale tra il Ministero e queste associazioni non c’è traccia. Perché dunque il Ministero continua a stipulare questo tipo di protocolli?

Il perché è inscritto nello sviluppo esponenziale della militarizzazione delle nostre scuole, costantemente pressate da vari organismi militari che sono sempre più presenti nelle progettualità degli Istituti. A ben leggere però il perché è anche inscritto chiaramente nel protocollo stesso: oltre la cortina fumogena dell’ambiente e della cultura del mare, si legge che “per l’Italia – nazione a forte connotazione marittima – il mare è l’elemento fondamentale da cui dipendono significativamente la propria sicurezza, l’economia, la prosperità ed il cui libero uso deve essere garantito, prevenendo e contrastando efficacemente tutti i rischi e le minacce presenti; si tratta cioè di obiettivi tipici di un’istituzione militare, non certo di una scuola.

Ma la scuola serve; ecco perché: “La difficoltà maggiore è rappresentata dalla generale inconsapevolezza nell’opinione pubblica dell’importanza della dimensione marittima per la prosperità e la sicurezza nazionale: appare quindi opportuno realizzare una politica di informazione e formazione mirata ad una vera e propria rivalutazione del ruolo dell’ambiente marittimo”.

La scuola dunque come grande palcoscenico in cui la Marina Militare potrà portare i propri valori e i propri obiettivi attraverso diverse tipologie di attività: “organizzazione di temporanei imbarchi o di uscite in mare a bordo di Unità navali a vela della M.M.; organizzazione di conferenze, di dibattiti e di eventi culturali attinenti al mare; erogazione di lezioni teoriche negli Istituti con la partecipazione degli esperti / istruttori della Marina Militare; organizzazione di visite guidate alle Unità navali e alle strutture logistiche della Marina Militare; compatibilmente con le strutture e le risorse disponibili – agli Istituti Professionali – indirizzo enogastronomia e ospitalità alberghiera, quale occasione unica per i giovani di sperimentare la vita a bordo e per il loro l’addestramento pratico”.

Tutto con la “nobile” finalità ultima di “sviluppare nei giovani le competenze trasversali utili alla loro futura occupabilità”; ma di che occupazione stiamo parlando? Stiamo parlando di lavoro o di reclutamento? E l’educazione alla pace? Abdica definitivamente nella formazione dei nostri giovani a beneficio di questa imperante “cultura della difesa”?

Le scuole, che secondo il protocollo, potranno dare vita alla “stipula di Accordi attuativi e/o convenzioni” devono essere capaci di leggere con attenzione ciò che, in ultima analisi, viene proposto ai loro studenti e studentesse. Il percorso sarà quello che abbiamo imparato a conoscere: i militari, forti di questo protocollo, busseranno alle porte dei Dirigenti Scolastici i quali faranno pressioni sugli Organi Collegiali; questa tendenza va velocemente invertita: i Collegi Docenti e i Consigli di Istituto non devono accettare di stipulare questi accordi e i Dirigenti Scolastici devono sottoporre gli stessi all’approvazione degli Organi Collegiali e non arrischiarsi in atti unilaterali non previsti dalla normativa.

Serena Tusini – Cobas Scuola Autoconvocati MS/SP

qui l’osservatorio

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Pubblicato da: Cesp Veneto

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Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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