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LA SCUOLA DEGLI ASINI: DATI INVALSI.

da | 13 Lug 2023 | Cesp, Discussione, News

di AA.VV.

LA SCUOLA DEGLI ASINI: DATI INVALSI.

È netto il quadro che emerge dal rapporto Invalsi 2023, presentato ieri alla Camera, che conferma come anche quest’anno uno studente su due esce dalla scuola superiore con competenze inadeguate in italiano e matematica. Nel dettaglio, in italiano solo il 51% degli allievi (un punto in meno rispetto allo scorso anno) ha raggiunto il livello base. Nel 2019 il dato superava il 60%. E il divario tra Nord e Sud raggiunge la quota di ben 23 punti percentuali. In matematica, il 50% dei ragazzi ha conquistato invece il livello base, come nel 2022, a fronte del dato del 61% del 2019. E qui il dislivello tra le aree del Paese tocca i 31 punti percentuali. Va meglio in inglese.

Ma c’è un altro dato negativo che stacca decisamente all’occhio. Le criticità rilevate pure alla scuola primaria, che per la prima volta mostra segni di debolezza. Il confronto degli esiti nel tempo mostra, infatti, risultati più bassi in tutte le discipline passate sotto la lente d’ingrandimento e in entrambi i gradi considerati (seconda e quinta classe). Rispetto a quattro anni fa, in seconda elementare sono osservati risultati «decisamente più bassi», stigmatizza l’Invalsi. Più precisamente, in matematica si è passati dai 200 punti del 2019 agli attuali 190,1, giù anche rispetto ai 191,8 punti del 2022 e ai 197,5 del 2021. Idem per italiano: dal picco di 204,8 punti del 2021 si è arrivati al crollo del 2023: 194,1 punti. E ancora, si legge nel Rapporto, «già dalla seconda primaria cominciano ad evidenziarsi leggeri divari territoriali». Lo stesso effetto viene riscontrato in quinta elementare.

Si conferma, inoltre, una più significativa diminuzione della dispersione scolastica cosiddetta «implicita» – quella cioè legata a coloro che terminano il ciclo scolastico senza possedere le necessarie competenze di base – che si attesta all’8,7%. Un dato che non può prescindere dalle conseguenze della pandemia. Le rilevazioni, passato il periodo di allarme sanitario, quest’anno sono tornate alla normalità. Hanno coinvolto più di 12mila scuole per un totale di oltre un milione di allievi della scuola primaria, circa 570mila studenti della secondaria di primo grado ed oltre un milione di studenti della secondaria di secondo grado.

Dall’allarme statistico rilevato nelle prove INVALSI si passa quindi alla medicina da somministrare alla scuola italiano promuovendo una differenziazione e una personalizzazione del percorso di studi. Quasi un ritorno alla scuola del pre boom economico degli anni 50-60 del secolo scorso: “l’avviamento al lavoro”, di cui solo gli ultra 70enni hanno ricordo. Se questo non basta la ricetta di accompagnamento si basa sulla diffrenziazione del personale insegnante, già presente nelle recenti disposizioni su ‘tutor e orientatore’.
Insomma Valditara ribadisce il suo cavallo di battaglia: la “personalizzazione” dell’istruzione. Vecchio leitmotiv morattiano e cattolico-sociale; il Ministro del Merito ci tiene a sottolineare la sua concezione “democratica” e non “aristocratica” di merito: far fiorire i talenti di ciascuno studente, grazie a un’istruzione sempre più “modellata sulle sue esigenze”. 

La stretta lavoro-scuola si concretizzerà con un nuovo cambiamento dei percorsi tecnico-professionali. Nonostante l’ultimo intervento risalga alla Buona Scuola di Renzi, in vigore solo dal 2017, Valditara annuncia la “vera riforma”, oltre a un “grande dibattito tra parti sociali, imprese, regioni”. Le idee del Ministro sono chiare: docenti che potranno “essere presi dal mondo dell’impresa: professionisti, tecnici, imprenditori”; una nuova “filiera 4+2”, che colleghi direttamente i tecnici ai neo-nati Istituti Tecnici Superiori, gli ITS;  un apprendistato formativo “direttamente in azienda”. Si tratta di “superare l’ impostazione gentiliana” che rispecchia una concezione della scuola gerarchica non in linea col dettato costituzionale, secondo Valditara, che invece valorizzerebbe “la persona”.

qui il rapporto 2023 INVALSI

Giuseppe Zambon

Pubblicato da: Giuseppe Zambon

Presidente Cesp Veneto

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