LICEO “Made in Italy”.
Siamo alla frutta e anche oltre.
Come annunciato dal meritevole ministro Valditara ieri si è dato il via all’introduzione del Liceo Made in Italy, che per un governo che rimbrotta e ammonisce chi usa neologidmi o termini anglofoni – ahinoi la perfida Albione è sempre in agguato – è una contraddizione in termini. Cosa includerà è presto per affermarlo ora, forse lo verremmo a sapere da qualche chef stellato o da Antonella Clerici. G.Z.
qui di seguito, Mario Pierro da ilmanifesto.it
Entro settembre nascerà il liceo del «made in Italy», l’ultima iniziativa spot ispirata all’idea della scuola-impresa che investe sulle «competenze imprenditoriali» degli studenti. Lo ha varato l’ultimo consiglio dei ministri nel decreto omonimo sul «made in Italy», un brand condito in salsa quasi-autarchica dal governo Meloni, lo stesso che ha lanciato la campagna «Open to meraviglia»con la Venere di Botticelli trasformata in influencer.
L’idea, finanziata con 20 milioni di euro in due anni, sarà promossa da una Fondazione denominata «Imprese e competenze», creata dal ministero «del made in Italy» (ex Sviluppo) e co-partecipata dall’altro ministero «simbolo» delle destre neo-capitaliste (quello dell’istruzione e «del merito». Colpisce anche l’istituzione di un fondo istituito e gestito dal Ministero dell’Economia e Finanze (Mef) per il sostegno al diritto allo studio e contro la dispersione scolastica che ipotizza l’apertura presso le banche di conti a tassi agevolati per gli under 30.
«Una misura propagandistica – ha detto Paolo Notarnicola (Rete degli studenti medi) – Nelle intenzioni l’obiettivo è l’allineamento tra domanda e offerta nel mondo del lavoro e l’alternanza scuola lavoro con le aziende locali. Non mancherà poi la presenza delle imprese all’interno delle lezioni, con il fine di formare gli studenti alla gestione aziendale. La verità è che si vuole fare un regalo alle imprese, appaltandogli la formazione del lavoratore».