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SCUOLA E UNIVERSITA’ 0.0 – Aggiornamento

da | 5 Apr 2023 | Cesp, Cesp Padova, Discussione, Primo piano, Proposte

Ecco qui la locandina e la presentazione (di seguito) del INCONTRO DI AGGIORNAMENTO che si terrà presso il salone ex Marchesi (Casa di Quartiere Arcella) in viale Arcella 23 (PD), alle ore 18 -20.30 del 3 aprile ’23 titolato:
“SCUOLA E UNIVERSITA’ 0.0”, relatori la prof.ssa Martina Bastianello LA “Selvatico” (PD) e i prof. Mino Conte e Giulio Peruzzi di UNIPD.
L’incontro è patrocinato dal CESP, ente formatore istituzionale, ed è riconosciuto come ore di aggiornamento per tutto il personale della scuola pubblica.

TUTTE LE RELAZIONI DISPONIBILI degli incontri di aggiornamento sono rinvenibili nell sezione CESP – ARCHIVIO di questo sito


Come gruppo di docenti universitari afferenti a diversi settori scientifico-disciplinari e di docenti della scuola secondaria afferenti a diverse classi di concorso intendiamo promuovere una discussione ampia, aperta e pubblica sulle trasformazioni che vanno coinvolgendo, in modo perlopiù silente e sulla scorta di indicazioni e normative che si pretendono solo tecnico-strumentali, tanto l’istituzione universitaria quanto quella scolastica.

Più di due anni fa, nel giugno del 2020 e dunque in piena crisi pandemica, il gruppo di docenti universitari Università libera – Università del futuro aveva inviato una lettera aperta all’allora Rettore segnalando come proprio la necessità di far fronte alla pandemia avesse prodotto, quasi come suo effetto collaterale, una potentissima accelerazione di alcuni processi che hanno coinvolto l’Università negli ultimi vent’anni e sui quali chiedevano una riflessione critica, pacata e aperta, al fine di evitare che mutamenti paradigmatici che investono l’istituzione accademica avvengano sotto la sola pressione di esigenze esterne, magari emergenziali e contingenti, e soprattutto senza un’autentica considerazione e condivisione da parte di tutti gli attori che costituiscono la vita universitaria. Uno dei rischi che ha accompagnato molti dei processi che hanno agito sull’università nei primi vent’anni del XXI secolo – si diceva in quella lettera – è stato quello di una sua progressiva trasformazione in qualcosa di simile ad un’azienda produttrice di servizi. In quest’ottica le studentesse e gli studenti vengono sempre più considerati in termini di clienti e l’idea della cosiddetta customer satisfaction pare diventare la modalità principale di organizzazione, di giustificazione e di valutazione della vita accademica.

Questo processo, quasi a dimostrazione del suo essere espressione di una logica di sistema, va sempre più coinvolgendo tutti i livelli del mondo dell’istruzione e della formazione.

Da qualche mese, in tutti i Collegi Docenti delle scuole d’Italia, si parla del Piano Scuola 4.0, il documento che accompagna gli ingenti stanziamenti del PNRR: 1 miliardo e 296 milioni per «trasformare le aule in ambienti di apprendimento innovativi», e 424 milioni per «realizzare laboratori per le professioni digitali del futuro». I fondi, assegnati alle scuole destinatarie, sono vincolati al raggiungimento di target assegnati, accompagnati dall’affermazione per cui, in conseguenza degli stanziamenti, la didattica dovrà cambiare modellandosi sulle innovazioni tecnologiche che saranno introdotte. Diversi fattori (i tempi rapidi, la pressione operativa, le scadenze da rispettare, la scarsa conoscenza del testo del Piano Scuola 4.0) hanno inibito una seria e approfondita analisi del documento e, per lo più, hanno portato le scuole ad assumere un atteggiamento puramente esecutivo. Nel corso dei Collegi e degli incontri avvenuti nelle nostre scuole abbiamo provato ad affrontare la proposta considerandola anche dal punto di vista della sua problematicità: ciò ha spesso portato a notevoli malintesi, fraintendimenti per cui chi sollevava domande o manifestava perplessità è stato tacciato di passatismo e di conservatorismo, oppure considerato come qualcuno che volesse intralciare il cambiamento e la trasformazione; d’altra parte, molti colleghi hanno evidenziato la necessità di un approfondimento ulteriore rispetto a quanto stava e sta accedendo.

Abbiamo dunque deciso di organizzare due momenti pubblici attraverso i quali poter recuperare e rilanciare la condivisione e la riflessione critica che, secondo noi, finora è mancata. Riteniamo sia urgente e importante interrogarsi in merito alle profonde trasformazioni che stanno interessando l’università e la scuola. Al centro della riflessione che intendiamo sviluppare poniamo non tanto lo

stanziamento di fondi (per quanto questi, a nostro avviso, non corrispondano alle reali esigenze della scuola: stabilizzazione del personale, arredi e ristrutturazioni degli ambienti), ma le ricadute sulla dimensione didattica che ne dovrebbero essere la conseguenza. E, più in generale, la necessità di indagare e comprendere in profondità la natura e le ragioni dei processi in corso sottraendoli alla logica della inevitabilità, al loro porsi come meri adempimenti operativi al servizio di una presunta innovazione ritenuta buona di per sé, ma sottratta al vaglio critico e al riesame pubblico.

L’affermazione per cui la didattica, luogo esemplare delle trasformazioni in corso, in seguito a questi stanziamenti dovrà cambiare è preoccupante per una serie di ragioni che meritano di essere esplicitate e discusse. Al centro sta il rapporto fra la disciplina e gli strumenti: le tecnologie per la didattica, qualunque sia la loro specifica funzionalità, non sono strumenti neutrali. Esse predeterminano e oggettivano la lezione e le sue finalità. Sono già “didattica” prima del loro impiego effettivo. Subordinare la didattica alle tecnologie rischia di portare come conseguenza un appiattimento delle specificità che le singole discipline incarnano; ogni insegnamento dovrebbe costruire i propri strumenti a partire dalla struttura e dalle specificità della disciplina in questione, in base alle esigenze reali della popolazione studentesca specifica, senza doversi uniformare a modelli standard prestabiliti. Plasmare la didattica a partire dalle innovazioni tecnologiche, rischia di condannare l’università e la scuola ad una perenne rincorsa verso un “nuovo” che nel momento stesso della sua “implementazione” sarà probabilmente già vecchio, condannando gli studenti formati attraverso quella tecnologica al vuoto culturale e alla rapida obsolescenza delle loro competenze.

Contemporaneamente, il piglio con cui è stato avanzato il Piano 4.0 rischia di mettere in discussione uno dei cardini dell’insegnamento in Italia, ovvero la sua libertà: essa si esercita non solo in relazione alla censura, al poter parlare di tutto, ma anche alle sue forme e alle sue pedagogie. All’orizzonte resta la discussione sul rapporto fra ciò che sta dentro la scuola e ciò che sta fuori: per quanto l’istituzione scolastica, in buona misura, rispecchi il mondo e il suo sistema economico, che la plasmano e la condizionano, riteniamo che una discussione sui fini dell’istituzione scolastica sia necessaria poiché la scuola è e deve rimanere a pieno titolo un Organo Costituente, come affermava il compianto Stefano Rodotà. Lo stesso vale per l’università.

Un confronto su questi temi non significa mettere al centro il passato: riteniamo infatti che sia compito di chi abita l’università e la scuola elaborare modelli pedagogici plurali e forme didattiche differenziate, all’altezza dei bisogni e dei problemi del presente, e in grado di pensare il futuro. Questo si può fare nel momento in cui i docenti si interrogano su ciò che all’università e a scuola si discute sempre meno: che cosa si insegna, per quali ragioni, e quale sia il senso stesso dell’insegnare. Paradossalmente, nel momento in cui i riflettori sono puntati sulle forme della didattica e sulla loro digitalizzazione, il dialogo reale fra chi a scuola lavora è ai minimi storici e ci si ritrova a discutere dell’ovvio, ovvero del fatto che qualsiasi strumento sia parziale e comporti un indice di rifrazione rispetto alla disciplina. Proponiamo questi due incontri come l’auspicabile avvio di una discussione, pubblica e aperta, che miri ad illuminare i nodi problematici che, al momento, non ci sembra siano stati posti a tema e che, invece, lo devono essere per poter pensare ad una scuola e ad un’università davvero libere, e ad una università e una scuola del futuro.

la locandina

Locandina INCONTRO 3 APRILE seconda versione

la presentazione

testo di accompagnamento


Atti

intervento introduttivo del professor Mino Conte UniPD
per il 3 aprile 2023


Intervento del professor Giulio Peruzzi UniPDintervento Giulio Peruzzi 3 Aprile


Intervento della professoressa Martina Bastianellointervento martina bastianello 3 aprile


Cesp Padova

Pubblicato da: Cesp Padova

Centro studi per la Scuola Pubblica

Via Monsignor Fortin 44 – Padova

Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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