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IL “QUELO” di Guzzanti ha anticipato il “QUELO” del ministro Valditara

da | 15 Mar 2023 | Discussione, Materiali, Primo piano

Postiamo qui uno stralcio della precisa ed efficace lettura fatta da Lucivero e Petracca su Roars degli ultimi interventi ministeriali. Leggendolo ci ritornato in memoria la feroce satira di Corrado Guzzanti con il suo “quelo” e così abbiamo voluto titolare lo stralcio del loro lavoro analitico.
È quanto mai allarmante ‘il pensiero unico’ liberista e parafascista che ci viene propinato (1984 di G.O.?!!) con uno stillicidio di interventi estemporanei di tutto lo staff del MIM (Ministero dell’Istruzione e del Merito, lo vogliamo ricordare, perché i termini, le parole hanno un denso significato, anche se sembrano usate con leggerezza). La stessa ‘estemporanea’ commemorazione – a pochi giorni di distanza dal raid fascista al Michelangiolo a Firenze – di Ramelli all’ITS “Molinari” a Milano si inserisce in questo quadro, che viene vissuto come ineluttabile perché una ‘memoria storica di parte’ è stata forzatamente rimossa da un diuturno lavorio, quasi cinquantennale, ad opera di tutti gli operatori istituzionali. Tanto che di quel intenso e lacerante periodo storico rimane solo la ‘storia ufficiale’ e parziali narrazioni sparse. G.Z.


[…] Le lettere hanno consentito al Ministro di entrare a gamba tesa sull’interpretazione di periodi storici complessi – quelli collegati alla fine della Prima guerra mondiale e del Comunismo – che a scuola vengono già affrontati in modo organico e che non avrebbero, quindi, bisogno di essere decontestualizzati, pena la loro semplificazione, se inseriti all’interno di una, potremmo dire, didattica d’occasione. Una didattica spinta dall’esterno ad agganciarsi, cioè, a quelle date, fissate su un troppo spesso ritoccato calendario civile, che una volta poste in risalto mettono arbitrariamente un punto su un periodo storico, individuando vinti e vincitori, buoni e cattivi, mentre orientano alla costruzione di una memoria pubblica condivisa. Ma proprio questo, parafrasando Gramsci, è il torto delle date.

Al di là di parziali e semplicistiche interpretazioni che le lettere offrono in una mezza paginetta di concetti complessi, quali sono quelli di Patria, Nazione, comunità, pace e libertà e di periodi storici ricchi di contraddizioni, quali sono quelli del Risorgimento e del Comunismo, c’è un passaggio della lettera del 9 novembre che a nostro avviso merita attenzione, laddove nella parte conclusiva il Ministro Valditara scrive: «Il crollo del Muro di Berlino […] non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito. E tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile».

Il messaggio svela, in modo tutt’altro che ingenuo, uno dei modi attraverso cui l’ideologia neoliberista vorrebbe imporsi, autolegittimandosi e autodefinendosi come unico ordine in grado di garantire libertà e giustizia e, in tal modo, giustificando l’azione disinvolta dei meccanismi capitalistici del XXI secolo, soprattutto rispetto al quadro dei valori liberali che essa afferma di voler tutelare. In realtà, a noi è abbastanza chiaro come sia proprio il capitalismo, che si insinua nella scuola nella sua quadruplice veste militare, tecnologica, farmacologica ed energetica, a predisporre le menti ad accettare come valori positivi la libertà, quella individualmente intesa di offrire se stessi e le proprie competenze al libero mercato, e la resilienza, quale risorsa inesauribile del singolo di far fronte alle mutevoli richieste del mercato e agli inevitabili insuccessi cui dovrà andare incontro da solo perché privato ormai di ogni tutela socio-economica. È questa maschera liberaldemocratica dell’oligarchia, parafrasando Luciano Canfora e Gustavo Zagrebelsky[8], ad aver smarrito le vie d’accesso ad una concreta solidarietà, presupposto teorico minimo affinché ogni relazione, a partire da quelle che vediamo crescere tra i banchi di scuola, possa, al contrario, essere riassegnata all’ambito della comprensione reciproca, nella condivisione delle difficoltà e non del conflitto egoistico.

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Giuseppe Zambon

Pubblicato da: Giuseppe Zambon

Presidente Cesp Veneto

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