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LA “TIRRANIA DEL MERITO”

da | 13 Gen 2023 | Cesp, Materiali

Postiamo qui di seguito uno stralcio dell’articolo di Girolamo De MIchele che abbiamo avuto il piacere di avere come relatore ed ospite in diversi convegni CESP, l’ultimo sulla libertà di insegnamento. Ci piace il suo argomentare che va a rilevare ’storicamente’ i passaggi clou del consolidarsi nella scuola del postulato “merito”. Tutto l’articolo può essere letto e scaricato da euronomade.it. G.Z.

LA “TIRRANIA DEL MERITO”

di Girolamo de Michele da euronomade.info

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Perché la “tirannia del merito”, per usare sin da ora le precise parole di Michael J. Sandel, non nasce ieri, e non è un portato della sola “destra di governo”: c’è anzi il legittimo sospetto che indignarsi oggi sia un modo per lavarsi una coscienza sporca. Lo ricordava, con malcelato disincanto, Bruno Trentin nell’ormai lontano 2006, ricostruendo come “la cultura della meritocrazia sia riapparsa nel linguaggio corrente del centrosinistra e della stessa sinistra, e con il predominio culturale del liberismo neoconservatore e autoritario, come un valore da riscoprire. […] Forse perché con una scelta acritica per la «modernizzazione», ci pieghiamo alla riesumazione dei più vecchi dettami di una ideologia autoritaria”: e la mente non può non correre ai beati latori, nella scuola, della scuffia per il digitale, proni davanti all’altare della LIM. Qui ci limitiamo, rimandando alla ricostruzione di Trentin, a qualche esempio in ambito scolastico.

1. Era meritocratica la legge 107/15, “Buona scuola” di Renzi, che creava una scuola nella quale il divario fra ricchi e poveri si allargava, e che inserì “percorsi e di sistemi funzionali alla premialità e alla valorizzazione del merito degli alunni e degli studenti” (art. 1 comma 7) tra le finalità della scuola; per non parlare dei correlati oggettivi, anch’essi meritocratici (solo chi non vede le concrete disuaglianze sociali che impediscono il conseguimento del merito in simili didattiche può negarlo) della didattica per competenze e della didattica digitale: e bisognerebbe ricordare chi – da Luigi Manconi e Mario Tronti a Massimo Recalcati, per citarne solo tre – quella legge l’ha sostenuta, e addirittura votata. Ma i sostenitori della Buona scuola sono come gli elettori della DC ai tempi: non ne trovavi mai uno disposto ad ammettere di averla votata.

2. È stata meritocratica, proprio nel senso che il merito è un prodotto dei criteri di selezione, e non la loro causa, la decisione di non riconoscere tre anni di insegnamento come titolo per immettere in ruolo i precari, in nome della santificazione delle procedure concorsuali, ossia di test a crocette: ma stiamo parlando del ministero Azzolina Ascani De Cristoforo, non di Moratti o Gelmini; un ministero, sia detto per inciso ma non per caso, che rifiutò di finanziare la messa in sicurezza (richiesta da Priorità alla Scuola) delle scuole e del personale scolastico perché “costava troppo” – salvo intraprendere, nello stesso momento, il percorso di riacquisizione della società Autostrade per l’Italia che avrebbe comportato pochi mesi dopo il pagamento ad Atlantia della stessa identica cifra (9 mld: che dunque c’erano) negata alla scuola.

3. Sono meritocratici i criteri di attribuzione dei fondi del PNRR al settore istruzione: perché creano gerarchie e premialità fra saperi e condizionano il (preteso) successo lavorativo – l’occupabilità – a scelte e orientamenti professionalizzanti (fermo restando che gli stessi report Excelsior di Unioncamere smentiscono questa favola). Ma il PNRR di Draghi è di fatto la bella copia di quello di Conte: in particolare, la sua sezione “Istruzione e ricerca” ne è quasi una fotocopia, come ha dimostrato, cifre alla mano, Priorità alla Scuola [qui], un movimento di educator*, insegnant*, genitor* e student* autorganizzato, dunque in movimento. Per dire che è stato facilmente ipocrita dichiararsi oppositori al governo Draghi, mentre Draghi faceva le stesse cose, progettate e scritte dagli stessi tecnici, previste dal governo Conte 2 [vedi le Note su Recovery Fund e proposte istruzione e ricerca di PaS del gennaio 2021].

4. È meritocratico il criterio di legare i finanziamento per la lotta alla dispersione al livello L1 dei test Invalsi, laddove il mancato conseguimento di questo titolo dovrebbe suggerire un maggior rischio di dispersione scolastica: come dire, vi diamo i fondi per la dispersione, ma ve li dovete meritare [qui]. E tanto peggio se questo criterio favorisce i licei classici in centro rispetto alle scuola di base di periferia, e addirittura esclude i Centri per l’Istruzione degli Adulti (cioè quelli che i dispersi li vanno a recuperare sul territorio), perché non facendo i test INVALSI non hanno il titolo richiesto. Eppure nel Gruppo di lavoro per il contrasto della dispersione scolastica e la riduzione dei divari territoriali (peraltro improntato alla logica meritocratica dell’esperto esterno) ci sono Franco Lorenzoni, Chiara Saraceni e Marco Rossi Doria.Retour ligne automatique

5. È meritocratico l’inserimento del curriculum dello studente [qui] nei criteri per la valutazione all’esame di Stato, che favorisce chi può permettersi integrazioni private (viaggi studio all’estero, corsi a pagamento, ecc.): di fatto la conclusione coerente del percorso del portfolio delle competenze che collega Berlinguer a Bianchi, passando per tutti i ministri intermedi senza soluzione di continuità.

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Cesp Veneto

Pubblicato da: Cesp Veneto

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Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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