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IL TEMA IN CLASSE

da | 1 Gen 2023 | Materiali, Primo piano

Gentile redazione, vi scrivo in merito alle recenti considerazioni del professor Umberto Galimberti sulla scrittura del tema a scuola e sulla necessità di continuare a impiegarlo come esercizio di scrittura.
“Nella comprensione di un testo scritto, io ti do dieci parole. Ogni parola che sbagli è un punto in meno a partire da dieci. Tuttavia, operando in questo modo, viene meno la soggettività dello studente, perché ne misuro solo la sua prestazione”, aveva sottolineato il filosofo.

TEMA IN CLASSE

di Michele Canalini (lettera alla redazione)

Sono un docente di Lettere e insegno in un istituto tecnico della Lunigiana. Dall’inizio di quest’anno scolastico, ho somministrato diverse tracce ai ragazzi, proprio per lo svolgimento di un tema. Una di queste consegne date agli allievi, poi, è stata davvero irriverente: “Il rapporto tra minori e adulti”. Dirò di più: gli studenti mi hanno scritto cose che, molto probabilmente, non avrebbero mai digitato di loro iniziativa sugli smartphone. Mi hanno riportato le loro esperienze personali e le incomprensioni con madri, padri o figure simili, raccontando con sorprendente maturità di essere consapevoli delle contrastanti posizioni tra gli adolescenti e i loro genitori, riconoscendo però la validità delle rispettive argomentazioni, dei primi e talora anche dei secondi. Con uno stile di scrittura e una libertà di pensiero che altre volte non mi avevano mai mostrato. In più, molti hanno riconosciuto con imbarazzante semplicità che ciò che hanno raccontato non è altro che uno scontro generazionale, normale come l’alternarsi delle stagioni e il ciclo della vita di ogni creatura. Con una “saggezza” che, a sedici anni, il più delle volte mi ha incantato. Perché ho dato loro un canale di sfogo e di narrazione intima che i social hanno ormai seppellito da anni.
Ecco, dunque, che la mia volontà di continuare a proporre agli studenti la tipologia del “tema” vuole seguire la scia delle riflessioni pubbliche del professor Galimberti, contrario alla tirannia della “tecnica” nella pedagogia scolastica.
In modo simile si è espresso anche il professor emerito Ivano Dionigi, contro la dualità troppo netta di umanesimo e tecnica. Infatti la scuola è proprio il luogo all’interno del quale si cerca di trovare rimedio alla sciagura delle “due culture”, come lui l’ha recentemente definita per indicare una separazione tra sapere umanistico e sapere tecnico-scientifico, con il primato riconosciuto a quest’ultimo nel momento in cui l’uomo ha innalzato la tecnica da strumento a “protesi che supera e perfeziona l’uomo e la natura” (I. Dionigi, Prometeo non salva). Il tema, invece, resta a mio giudizio ancora uno spiraglio quasi di clandestinità, per permettere ai ragazzi di esprimere le proprie emozioni. Cosa di cui oggi non si occupa più nessuno.
Tuttavia, questa mia volontà di proseguire con il tema avrà un prezzo da pagare, sia chiaro.
Perché questa scelta “sovversiva” mi costringerà all’anonimato didattico se non alla latitanza perché la tecnica mi giurerà vendetta, prima o poi. Stiano tranquilli, però, il noto filosofo e l’illustre latinista. Se mai mi catturassero, non farò il loro nome. Distinti saluti

Michele Canalini

Cesp Veneto

Pubblicato da: Cesp Veneto

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Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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