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Attenzione: ESPERO CI VUOLE TOGLIERE IL TFR

da | 19 Nov 2022 | Autodifesa

COL SILENZIO/ASSENSO ESPERO CI VUOLE TOGLIERE IL TFR

dì cobas scuola di Palermo

Se all’inizio del 2007 la preda dei cacciatori dell’industria del risparmio gestito era stato il TFR di lavoratrici e lavoratori del settore privato, ora tocca al settore pubblico.
Dopo l’accordo di settembre 2021 sul Fondo pensione Perseo-Sirio per i comparti pubblici extra-scuola, lo scorso 31 maggio, CGIL-CISL-UIL e ANP hanno sottoscritto con l’ARAN un’Ipotesi di accordo sul Fondo pensione del personale scolastico ESPERO, peggiorativo per docenti e ATA, ma sempre appetibile per i sindacati presenti nel Consiglio di amministrazione e per le società finanziarie che lo gestiscono.

Attualmente solo un’esigua parte del personale ha aderito al Fondo (meno del 10%) e allora – per “catturare” altre adesioni – questo accordo prevede che per docenti e ATA assunti/e dal 2019 scatti l’iscrizione automatica alla previdenza complementare con il meccanismo truffaldino del silenzio assenso (art. 4). Attenzione, perché questo accordo ha quindi anche valore retroattivo (sic!), con un meccanismo di transizione per chi è stato assunto tra il 1° gennaio 2019 e la data di entrata in vigore dell’accordo stesso (art. 5): in tal caso i nove mesi dalla data di assunzione previsti prima che scatti la trappola, decorrono dalla data di comunicazione di un’informativa dell’Amministrazione all’interessato/a. Poi, ci saranno trenta giorni entro cui sarà possibile effettuare il recesso dall’iscrizione forzata, dopodiché la partita sarà chiusa definitivamente.
Infine, OO.SS e ARAN intendono estendere l’adesione col silenzio/assenso anche a docenti e ATA precari/e, “con particolare riferimento ai rapporti annuali o a quelli di durata coincidente con quella dell’anno scolastico”, e per preparare la trappola si danno la scadenza del 1° settembre 2023.

Noi non abbiamo la volontà di fare i consulenti finanziari, imbarcandoci in dimostrazioni su cosa sia vantaggioso e cosa no, e siamo coscienti che quell’1% aggiunto dallo Stato, a carico quindi della fiscalità generale, ma a beneficio unicamente di chi effettua questa scelta privatistica, possa essere allettante. Ciò non toglie che l’intera operazione sia eticamente, politicamente e sindacalmente ignobile per chi la propone al posto della tutela della previdenza pubblica, anzi, dopo aver contribuito ad affossarla.

E vogliamo al proposito fare alcune considerazioni:

  • Il TFR è salario differito, cioè sono soldi del/la lavoratore/rice, messi lì da parte. Che qualcuno si arroghi il diritto di prenderseli in gestione semplicemente attraverso il silenzio del dipendente dà l’idea di un borseggio con scaltrezza. Rivendichiamo che sia il/la lavoratore/rice a poter decidere cosa fare dei propri quattrini, con una propria esplicita scelta, non veicolata dal “silenzio”.
  • Ricordiamo che aderendo ad ESPERO l’unica certezza è che non si riceverà più il TFR, cioè un accantonamento annuo che corrisponde quasi al valore di una mensilità e che ha una rivalutazione annua pari all’1,5% fisso più il 75% del tasso di inflazione (per giugno 2022 è complessivamente del 4,8%, ISTAT).
  • Nessuna garanzia di questo tipo può essere data da ESPERO e, al limite, neppure la restituzione delle somme versate, in quanto gran parte degli importi sono investiti in azioni, obbligazioni, titoli di stato. Può andar meglio che col TFR? Certo! Può andar peggio? Altrettanto certo!
  • Docenti e ATA sono esclusi da qualsivoglia controllo circa la qualità e il valore etico degli investimenti effettuati dai fondi pensione, cosa che non avviene neppure nei piani proposti dalle banche, nei quali si può decidere, ad esempio, di evitare di puntare su cose tipo armi o energie fossili… che possono far bene alle proprie tasche, ma sicuramente non al pianeta e a chi ci vive.
  • La scelta di destinare il proprio TFR ai fondi pensione è irreversibile e non ammette ripensamenti.

Altro potrebbe essere messo in evidenza, aggiungiamo solo che è lecito diffidare del ruolo del sindacalista broker, figura di questo XXI secolo. Un sindacato secondo noi deve difendere i diritti e gli stipendi dei lavoratori, la previdenza per tutti, la sanità e la scuola pubbliche, gratuite e non regionalizzate.


 

Cesp Veneto

Pubblicato da: Cesp Veneto

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Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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