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ORIENTAMENTO SCOLASTICO: “la Carta di Genova”

da | 23 Mag 2022 | Materiali

Riprendiamo alcune parti dell’analisi che Giovanni Carosotti ha fatto sul sito roars.it sui contenuti dichiarati, impliciti e sottesi alla Carta di Genova, il documente che si vorrebbe a fondamento dell’orientamento scolastico e di una didattica innovativa. Il testo completo lo trovate al seguente link. G.Z.

ORIENTAMENTO SCOLASTICO: “la Carta di Genova”

di Giovanni Carosotti da roars.it

Il mismatching scuola-lavoro
Un altro presupposto implicito del documento è quello del mismatching, ovvero l’idea che ci sia effettivamente una reale di offerta del lavoro che potrebbe soddisfare buona parte degli alunni in uscita dal percorso scolastico, ma che non viene soddisfatta in ragione delle lacune formative dovute all’inefficienza della scuola («[…] l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, la crescita personale e professionale e l’inclusione sociale valorizzando nel contempo le esperienze del passato.»). Ovviamente, si tratta di una mistificazione per un doppio ordine di motivi: come già notato da Emiliano Brancaccio, non esiste un’offerta di lavoro come quella millantata dai teorici del mismatching e l’obiettivo politico di una didattica finalizzata all’orientamento, che comporta la rinuncia ad alti processi di acculturazione a favore di competenze pratiche apparentemente più spendibili, si dimostra un’illusione e un inganno, che sfrutta la legittima preoccupazione delle famiglie per una crisi economica le cui cause profonde non sono certo di responsabilità dell’istituzione scolastica. Dall’altra, se anche tale formazione mirata a una specifica realtà territoriale fosse un’opportunità reale, essa darebbe luogo a una preparazione di corto respiro, destinata a essere superata nel tempo, se non a rivelarsi poi addirittura inutile (come è già accaduto) a causa di crisi aziendali, processi di delocalizzazione e quant’altro. Certo, la Carta di Genova afferma di mirare a «sviluppare competenze progettuali a breve, medio e lungo termine», ma vedremo se queste ultime, decisamente più importanti, possono essere garantite da un progetto di d’istruzione di così corto respiro.

Un altro presupposto mistificante è la descrizione del mercato del lavoro quale ambiente che stimola la creatività individuale e apre quindi a plurime possibilità di autovalorizzazione.

In realtà «il mercato del lavoro dinamico e in continua evoluzione» semplicemente non esiste, si tratta di un luogo in crisi, ultra competitivo e ultra feroce nel selezionare e espellere da sé chiunque non si dimostri in grado di soddisfare le sue richieste, attraverso una concorrenza al ribasso sul piano stipendiale che mortifica e distrugge progetti di vita e genera ansia. Quell’ansia evidentemente considerata positiva dai teorici della Fondazione Agnelli, dal momento che una delle competenze chiave richieste a chi vive la frustrazione di un lavoro dequalificato (come abbiamo visto, tali lavori costituivano la maggior parte di quelli previsti dall’indagine di sorprendo.it) è proprio quella di

«saper fare un “piano d’attacco”, ossia saper porsi in modo proattivo in ambienti difficili e contraddittori, come quelli caratterizzati dall’incertezza sulla permanenza della propria occupazione.[1]»

Che senso avrebbe chiedere agli studenti se a loro piace «fare lavori poco puliti», se non per il fatto di saggiare la loro disponibilità ad accettare funzioni degradanti, sottomettendosi in toto a una logica di sfruttamento senza scrupoli?

Il nuovo orientamento e la didattica: tradurre la neolingua
La Carta di Genova e la sua concreta realizzazione di SORPRENDO, in questo loro impianto ideologico, diventano materiale ermeneutico indispensabile anche per interpretare la neolingua della nuova scuola, e per considerarlo un ennesimo “cavallo di Troia” per rendere più cogenti i presupposti della riforma scolastica in chiave neoliberista. Non a caso il documento interviene a gamba tesa sulla didattica, consigliando quelle innovazioni che hanno contribuito in questi anni a distruggere la scuola, a mortificare il lavoro docente e ad abbassare la qualità della preparazione degli studenti.

«L’orientamento deve essere considerato come parte integrante della formazione dei giovani, per questo sarà necessario superare la rigidità del quadro orario nel rapporto scuola-lavoro individuando spazi innovativi e flessibilità d’approccio. […] La valorizzazione delle aspirazioni e degli interessi dei singoli […] implica il superamento dell’identità tra classe demografica e aula e l’utilizzo di modalità didattiche innovative, che in parte superino le lezioni frontali e incentivino la partecipazione attiva degli studenti.»

Non intendiamo umiliare l’intelligenza dei lettori spiegando loro quanto nulla c’entrino queste innovazioni didattiche con un eventuale sbocco professionale; sono in grado di coglierlo da soli. Merita però di essere approfondita l’espressione che fa riferimento alle «aspirazioni e interessi dei singoli». La parola «aspirazioni» grida vendetta perché, preoccupandosi unicamente di integrare il soggetto nelle logiche del mercato del lavoro, come abbiamo visto, umilia proprio quelli che sarebbero i desideri di autorealizzazione, a meno che gli stessi vengano circoscritti al raggiungimento di determinate quote stipendiali. D’altronde, la maggior parte dei lavori suggeriti da sorprendo.it sono di bassa qualifica, destinati a un precariato permanente. Altro che ingenuità! Quelli di sorprendo.it hanno perfettamente capito che tipo di soggettività manipolabile (a questo punto fin dalle elementari) vuole formare la scuola piegata a interessi economicistici e di mercato. Ma isolare i singoli dalla comunità (significativa è la dispersione del gruppo classe) equivale a lasciarli impotenti di fronte alla violenza della competitività; come abbiamo già scritto altre volte, quell’auspicato provvedimento impedisce una solidarietà interna e una resistenza comune contro un meccanismo ingiusto, introietta un senso di colpa per la propria inadeguatezza rispetto alle richieste provenienti dall’esterno.

In più occasioni, nel documento, si stabilisce la centralità delle imprese in ambito formativo; e, comunque, si afferma l’idea che mai il docente può agire in autonomia, ma sempre affiancato da esperti più qualificati (i dipendenti di sorprendo.it?), per stabilire gli obiettivi che la scuola deve ricercare nella propria attività formativa. Diamo allora un’occhiata a questa improbabile nuova figura dell’«orientatore», una delle tante novità che andranno a intasare burocraticamente le scuole e a distogliere gli insegnanti da quello che dovrebbe essere il loro principale impegno, ovvero formare una personalità emancipata e di alta cultura, capace di comprendere, prima ancora delle attività pratiche, i processi generali che conducono la struttura sociale a organizzarsi secondo principi gerarchici così diseguali ed escludenti. É bene, per non provare uno scoraggiamento intellettuale, approcciarsi a questo tema con una buona carica di senso dell’umorismo; la facoltà che meglio consente di sopravvivere a scuola di questi tempi e di godersi ciò che ancora rimane di puro nel proprio lavoro.

«Le istituzioni scolastiche dovranno dotarsi della figura di orientatore – inteso come soggetto esperto nel far emergere gli interessi, inclinazioni e talenti dei giovani al fine di individuare il processo formativo più adatto – che si occuperà di definire e progettare percorsi personalizzati di orientamento e di formazione orientativa per gli allievi iscritti. La nuova figura dovrà rientrare nella Riforma del reclutamento dell’organico prevista nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza[…]»

Non ci sembra di essere duri di comprendonio se continuiamo a non capire quale curricolo, esperienze pregresse o percorsi formativi stabiliranno chi potrà forgiarsi di tale titolo.

Cerchiamo di intendere il messaggio reale dietro la classica neolingua ministeriale.

Non si comprende innanzitutto se questa figura sarebbe unica per l’intero istituto (un po’ come l’animatore digitale) oppure no. Se lo fosse, ciò che gli si chiede risulterebbe impossibile da realizzare; ovvero elaborare un percorso personale d’orientamento per ogni singolo alunno. Se fosse una figura interna ai Consigli di classe, costituirebbe un ulteriore aggravio di lavoro per il personale docente (inutile chiedersi con quali risorse retribuito), finalizzato a sfilacciare sempre più la programmazione, a distogliere i singoli docenti dall’insegnamento della loro disciplina per rincorrere un obiettivo tanto aleatorio quanto ideologico. Siamo propensi a credere che tale figura non farà altro che raccogliere proposte d’orientamento provenienti dalle aziende e altre realtà del territorio (un po’ come avviene già oggi per il PCTO; magari la somministrazione di test come quelli di sorprendo.it), dando a tali soggetti però uno spazio, in termini di ore e di responsabilità formativa, ben superiore a quanto sarebbe opportuno. E che la sua funzione si risolverà nella compilazione burocratica di una serie di documenti di pressoché nullo valore formativo, ma che attesteranno l’avvenuta ricezione dell’attività da parte delle scuole. Un ulteriore passo verso la perdita di reale autonomia delle stesse, di ingresso di soggetti privati, di perdita di ruolo della funzione docente.

Una prova ulteriore di ciò che abbiamo affermato all’inizio, ovvero di quanta irrazionalità pratica si nasconda dietro questi documenti, indubbiamente ben impostati per generare un discreto impatto comunicativo verso chi è poco esperto di questioni scolastiche, ma finalizzati a distruggere e mortificare l’autentica attività d’insegnamento. La critica intellettuale e teorica di questi testi da un parte, e la capacità dei docenti di reagire e far comprendere a studenti e genitori quale impatto negativo abbiano tali novità per il loro futuro dall’altra (le reazioni negative dei genitori a sorprendo.it sono un effettivo segnale di speranza), sono gli strumenti con cui cercare di contrastare tale deriva.

Cesp Veneto

Pubblicato da: Cesp Veneto

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Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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