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Educare alle differenze nonostante la bocciatura parlamentare ddl Zan

da | 29 Ott 2021 | Materiali

EDUCARE ALLE DIFFERENZE

di AA.VV

Il DDL Zan è stato bloccato, nello scempio morale di una politica vigliacca, trincerata dietro il voto segreto, nell’esultanza della parte peggiore del paese, della destra violenta, razzista e omofoba, del peggiore clericalismo fondamentalista. Ma se oggi ci disgustiamo di fronte a chi festeggia una vittoria fatta di esclusione e discriminazione, sappiamo bene che l’aspetto peggiore si è consumato nel segreto dell’urna, dove si è depositata una paura nutrita di pregiudizi e di silenzi.

Una paura che ha attanagliato anche una parte dei movimenti femministi i quali hanno temuto che le donne possano essere cancellate dal riconoscimento delle identità di genere. Queste associazioni hanno fornito, diciamocelo una volta per tutte, una legittimazione, un brodo di coltura, addirittura un linguaggio alla destra cattofascista becera e ignorante, condividendone anche spazi e discorsi. Come è possibile che si sia arrivati a questo?

Come si può considerare una conquista impedire che vengano riconosciuti e colpiti i reati di violenza e odio omolesbobitransfobico?

L’affossamento del DDL Zan è stato anche l’ennesimo attacco cattointegralista alla scuola e alla sua capacità di accoglienza e di pluralità, all’educazione al genere e di genere e contro ogni discriminazione, non solo omolesbobitransfobica.

Noi Cobas Scuola che nella scuola ci siamo tutti i giorni, vediamo cosa significa non avere diritto di cittadinanza, non trovare spazio per esprimersi per quello che si è, non trovare neanche parole in cui riconoscersi, esprimersi, confrontarsi. Quanta sofferenza dei corpi e delle menti, quanta violenza ci sia in tutto questo.

Il rifiuto dei modelli imposti, del silenzio rassegnato e complice ha fatto della presa di parola una delle più grandi battaglie del femminismo e del movimento LGBTQI. Da queste lotte, dalla nostra quotidianità divergente e dirompente abbiamo intrecciato i nostri percorsi: le donne, le persone omosessuali, transessuali e tutte quelle identità non conformi che dal patriarcato sono negate o schiacciate. L’omolesbobitransfobia si nutre dalle stesse radici della misoginia, la ragion d’essere è la stessa ed è quella del patriarcato. Lo spettro del gender si aggira tra le fogne dei cattofascisti e qualche salotto di una “sinistra” che ha perso ormai se stessa al punto da diventare omolesbobitransfobica. Paura di essere cancellate nel concetto di identità di genere? I diritti sono come l’amore, se si condividono non si riducono, si moltiplicano. Paura dell’educazione di genere nelle scuole? Bene, sappiate che noi la facciamo e la faremo ogni giorno, con o senza il vostro permesso. Perché educare al genere significa educare al rispetto, dare riconoscimento a ogni persona, a ogni “identità”. Significa fare esprimere il mondo, nella sua meravigliosa varietà, nelle nostre aule, quel mondo che è molto più colorato, più vario e più bello del bianco o nero in cui vorreste seppellire le diversità.

Carlotta Cini

Filly Grimaldi

Valentina Millozzi

Sebastiano Ortu

Teresa Rossano

Davide Zotti

Cesp Veneto

Pubblicato da: Cesp Veneto

Centro studi per la Scuola Pubblica

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Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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