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APERTURA SCUOLE, il parere di A. Miozzo ex coord. CTS e consulente del min. Bianchi

da | 2 Ago 2021 | News

Per Agostino Miozzo il
fine non giustifica i
mezzi. Far ripartire la
scuola in presenza per
tutti è un obiettivo sacrosanto,
spiega l’ex coordinatore del
Comitato tecnico-scientifico,
«ma non capisco la logica della
decisione di annullare il man-
tra del distanziamento di un
metro tra gli studenti, allora le-
viamolo anche al ristorante o
in metropolitana».

Il Piano Scuola del ministro dell’Istru-
zione, Patrizio Bianchi, di cui
Miozzo è stato anche consulen-
te per alcune settimane la scor-
sa primavera, ricalca il parere
del Cts dello scorso 12 luglio,
in cui si afferma che, laddove
non fosse possibile garantire
le giuste distanze in classe,
non sarà più automatico il ri-
corso alla didattica a distanza,
ma si potrà restare tutti a lezio-
ne indossando la mascherina.

Non si comprende la ratio
scientifica, secondo Miozzo, vi-
sto che «già dallo scorso anno
il Cts definì, nella misura di
“un metro dalle rime buccali”,
la distanza minima di sicurez-
za tra gli studenti per evitare il
rischio delle “droplets”. Oltre
alla distanza, gli studenti
avrebbero comunque dovuto
indossare le mascherine».

Quindi, per tornare a un con-
cetto caro al premier Dra-
ghi, questo non è un rischio
ragionato?

«Quella del Cts è una mediazio-
ne scientifica e inevitabilmen-
te comporta dei rischi, che mi
auguro i dirigenti scolastici sia-
no in grado di analizzare e va-
lutare di conseguenza. Ren-
dendo opzionale il metro di di-
stanza, però, oggi rischiamo di
vanificare tutti gli sforzi fatti
negli ultimi mesi, che oltretut-
to ci consentivano di utilizzare
questa grande emergenza per
portare la scuola italiana a dei
livelli di normalità e sicurezza
analoghi a quelli di altri Paesi
dell’Ue».

Per risolvere il cronico pro-
blema della mancanza di
spazi e delle aule sovraffolla-
te…

«Esatto, quelle indicazioni di
prevenzione sanitaria hanno
imposto al governo la spesa di
miliardi di euro per rinnovare
l’arredo, cercare nuovi spazi e
assumere nuovo personale. Il
rischio è quello di abbandona-
re questo sforzo e di tornare al-
le cosiddette “classi pollaio”».

Secondo molti presidi, rico-
minciare l’anno scolastico
con una quota di didattica a
distanza sarà inevitabile. È
d’accordo?

«La Dad è uno strumento didat-
tico introdotto in emergenza,
mentre oggi mi pare che rischi
di essere considerata uno stru-
mento ordinario di gestione
delle criticità della scuola.
Non credo, però, sia un obbli-
go ricorrervi a settembre: mol-
to dipenderà dalle specifiche
realtà scolastiche, dalle solu-
zioni adottate per risolvere il
problema dell’affollamento
delle aule, degli orari di ingres-
so, dell’organizzazione dei tra-
sporti. E, ovviamente, dalla
percentuale raggiunta con le
vaccinazioni di docenti, perso-
nale e studenti».

Su questo fronte c’è ampio
dibattito: lei è sempre a favo-
re dell’obbligo vaccinale per
il personale scolastico?

«Guardi, i dati nel complesso
non sono del tutto negativi. Se
nelle prossime settimane un’al-
tra piccola percentuale ricorre-
rà alla vaccinazione, il proble-
ma sarà in qualche modo risol-
to. I pochi, percentualmente,
che non si sono vaccinati po-
trebbero essere assegnati a ser-
vizi che non prevedono contat-
to con gli studenti».

E se invece la percentuale
dei non vaccinati restasse vi-
cina all’attuale 15%? Green
pass anche a scuola?

«Personalmente sono favore-
vole al Green pass come stru-
mento di incentivazione asso-
luta alla vaccinazione. Concor-
do con la posizione dei presidi
circa l’obbligo vaccinale per il
personale e, a mio parere, do-
vremmo andare rapidamente
verso l’obbligo anche per gli
studenti. O, in alternativa,
adottare la decisione già presa
in Francia, per cui in Dad ci
debbano andare solo coloro
che non hanno fatto la vaccina-
zione».

Questo aspetto cruciale nel
Piano Scuola del ministro
Bianchi non viene affronta-
to: il documento sembra un
po’ la fotocopia di quello
dell’anno scorso. Serviva
qualcosa in più?

«Mi sarei aspettato di vedere
qualcosa di più sulla medicina
scolastica, sulle ipotesi di
emergenza e su come si affron-
tano le emergenze che avre-
mo, numerose, nei prossimi
mesi. Che succede se abbiamo
uno o più casi positivi in una
classe? Non è sufficiente dire
che si rimanda la soluzione al-
le strutture sanitarie del terri-
torio: oggi abbiamo una popo-
lazione vaccinata, che l’anno
scorso non c’era e che domani
rivendicherà un trattamento
diverso proprio in ragione del-
la vaccinazione fatta».

Tornando al Green pass, ol-
tre alla scuola a quali settori
andrebbe esteso, secondo
lei?

«La priorità assoluta è aumen-
tare il numero di persone vacci-
nate, di conseguenza chiede-
rei il Green pass ovunque, an-
che per andare all’edicola».

La variante Delta rischia di
compromettere l’estate:
sempre più focolai di Covid
nei luoghi di vacanza. Cosa
si può fare?

«Sono certo che le forze dell’or-
dine sapranno svolgere lo stes-
so controllo rigoroso che han-
no assicurato lo scorso anno.
Ma non possiamo immaginare
di risolvere il problema solo re-
primendo comportamenti
scorretti. La maggior parte del-
la popolazione è perfettamen-
te consapevole e rispettosa del-
le regole stabilite. Per questo,
oggi più che mai, serve una cor-
retta comunicazione e un’indi-
cazione chiara, da parte del go-
verno e delle forze politiche, di
tutela delle esigenze della co-
munità, che prevalga sui dirit-
ti dei singoli».

C’è chi non si mette in qua-
rantena pur avendo avuto
contatti con soggetti positi-
vi, chi non fa i nomi degli ami-
ci per non rovinar loro le fe-
rie…

«Questi sono comportamenti
criminali, è gente che va de-
nunciata perché mette in peri-
colo gli altri e non rispetta la comunità».

Cesp Veneto

Pubblicato da: Cesp Veneto

Centro studi per la Scuola Pubblica

Via Monsignor Fortin 44 – Padova

Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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