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I dirigenti scolastici non possono sospendere i docenti, è questo il principio confermato definitivamente dalla Cassazione

da | 15 Lug 2021 | Autodifesa

​ 14 luglio: la Cassazione sancisce che i Presidi-sceriffo non possono utilizzare il ricatto disciplinare per punire e tacitare l’opposizione alla scuola azienda ​ la scuola è democratica: nessun potere disciplinare di sospensione ai dirigenti-manager.

I dirigenti scolastici non possono sospendere i docenti, è questo il principio confermato definitivamente dalla Cassazione con sentenza n. 20059/21 del 14 luglio 2021 che ha respinto il ricorso del MIUR e anche condannato l’amministrazione scolastica alle spese legali di 3200€ . La pronuncia della Corte di Cassazione conferma definitivamente l’orientamento assunto dalla giurisprudenza di merito: i dirigenti non hanno alcun titolo a sospendere i docenti, perché la loro competenza si esaurisce nella possibilità di irrogare sanzioni che non vadano oltre l’avvertimento scritto e la censura. Tutto è partito dalla sospensione di 10 giorni irrogata dal dirigente scolastico dell’ITT di Terni, Cinzia Fabrizi al prof. Franco Coppoli, referente provinciale dei COBAS DELLA SCUOLA. La sospensione è stata annullata per incompetenza prima dal Tribunale di Terni, successivamente la Corte di Appello di Perugia (avvocati G. Caponi/V. Fratini) e ora, definitivamente, la Corte di Cassazione (avvocato A. Ariotto) hanno respinto i ricorsi del MIUR, condannato anche al pagamento delle spese legali. Questa sentenza toglie definitivamente l’arma ricattatoria dell’uso intimidatorio dei procedimenti disciplinari da parte di quei tanti dirigenti scolastici che hanno usato in questi anni i dispositivi disciplinari per cercare di intimidire o tacitare quei docenti che rappresentano e praticano una scuola come comunità educante orizzontale e democratica, figlia della Costituzione antifascista, che ha al centro la formazione critica e libera dei soggetti e dei cittadini e contrastano il modello scolastico neoliberista basato sulle vuote competenze, sui quiz INVALSI e sulla gerarchia e obbedienza dei docenti al preside-padrone, che si è cercato di imporre anche con il bastone disciplinare e la carota dei bonus premiali. E’ questo un modello di scuola che tanti docenti e i COBAS DELLA SCUOLA avversano, che ha al centro la didattica per competenze, cioè l’addestramento per le imprese della futura manodopera, una visione del sistema educativo costruito sul modello aziendale e sul new public managment cioè sulla gerarchia e l’obbedienza a modelli vuoti e deleteri proposti dalle controriforme bipartisan degli ultimi 20 anni, da quella Luigi Berlinguer alla nefasta buona scuola di Renzi, per terminare con la scuola tecnocratica e vuota del ministro Bianchi che cerca di utilizzare politicamente la crisi sanitaria per imporre riforme che cercano di rendere strutturale l’emergenziale quanto dannosa didattica a distanza/ibrida investendo sulle piattaforme e la didattica digitali invece di valorizzare la relazione educativa, dare un taglio alle classi pollaio e investire su assunzioni di docenti e ATA e sulla ristrutturazione e la messa in sicurezza dei locali scolastici. Franco Coppoli, COBAS SCUOLA TERNI. in allegato il dispositivo della sentenza di Cassazione

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Pubblicato da: Cesp Veneto

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