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La scuola vista dai Marziani

da | 23 Apr 2021 | Materiali

Proponiamo questo stralcio dal Corriere del Veneto perchè ci sembra riassuma, sinteticamente e con amara ironia, quanto andiamo dicendo, scrivendo e manifestando da oltre un anno. Ora ci viene detto che nel Recovery ci saranno circa 30 MLD per l’istruzione: bene era ora. Anche se dovrebbero essere spesi nell’arco di ben 6 anni, 5 all’anno diventano pochi. E non possiamo esimerci dal ricordare che da quando della scuola si è fatto mercato, per restare a noi vicini, dalla Gelmini in poi, ne sono stati tagliati molti di più G.Z.

La scuola vista dai Marziani

di Stefano Allievi* dal corriereveneto.it

Che le condizioni per rientrare in sicurezza per tutti non c’erano un anno fa (e infatti si è chiuso), non cisono state negli ultimi mesi (e infatti si è aperto a metà), non ci sono oggi e non ci saranno entro fine anno (infatti si continuerà ad aprire con la metà più uno –invece del50%,il 60%– pura cosmesi…), ma soprattutto non ci saranno nemmeno l ’anno prossimo. Mi metto nei panni di quell’improbabile osservatore marziano, di quell’inesistente antropologo del Pacifico, o di quell’incauto ma curioso genitore indigeno: tanto contano uguale. E ne deduco che non è cambiato niente. Che non si era pronti prima, non lo si è ora, e non lo si sarà nemmeno domani. Ora usciamo dal rango delle ipotesi, dei «facciamo finta che…». Tutti gli indicatori ci dicono che, nonostante la vaccinazione universale in arrivo (e,ancora, aspettiamo di vederla…), non è finita,e non sarà inita con questo anno scolastico. Che se anche sarà finita con i ceppi attuali del virus, ci saranno le varianti. Che se sarà finita con le varianti, ci saranno altri virus. Che se sarà finita con tutti i virus per i paesi che hanno avuto modo di somministrare i vaccini, finché non sarà vaccinato tutto il mondo avremo a che fare con nuovi allarmi, nuovi focolai, recrudescenze di infezione. Che, insomma, Covid19 sarà sostituito prima o poi da Covid21, o 22,o chissà… Perché le ragioni affinché si producano nuovi virus sono tutte lì, come erano lì, disponibilie visibili, quelle che prevedevano l’arrivo di questo: il libro di David Quammen, Spillover, che anticipava con esattezza impressionante come e dove sarebbe esploso il virus, era uscito inedizione inglese già nel2012. Ecco, di fronte a tutto questo, ci viene da commentare solo e semplicemente che non è successo (o meglio, non è stato fatto) niente o quasi,o comunque non abbastanza. Il sistema dei trasporti, pur se potenziato, resta inadeguato. La maggior parte delle scuole non ha installato, aggiornato o potenziato i sistemi di areazione (che sono decisivi, se si vuole immaginare una scuola in presenza persino nei mesi invernali). La dimensione delle aule, non parliamo del numero delle scuole, è rimasta la medesima. La numerosità degli studenti per aula pure. Il numero didocenti, per ora, anche:e se anche aumentasse, a parità di altre condizioni, non sarebbe rilevante. Infine, la didattica è sempre la stessa: la formazione somministrata ai docenti per affrontare nuove forme di insegnamento (a distanza, duale, asincrona, comunque la si voglia chiamare, o «invertita» secondo ilmodello delle flipped classrooms) è stata praticamente inesistente. Chi si è formato, e molti l’hanno fatto, si è formato da solo. Sappiamo che parlare è facile, e siamo tutti buoni, fare è difficile. Per questo ci siamo limitati a fare finta che. Come hanno fatto troppi decisori pubblici, di differenti livelli e amministrazioni: facendo finta che non fosse successo niente.

*Stefano Allievi, docente di sociologia UniPD, editorialista Corriere Veneto

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Pubblicato da: Cesp Veneto

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Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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